Morte è imitare se stessi
13 9 2020
Morte è imitare se stessi

Javier Cercas esplora la realtà varia del romanzo.

«È l’aspettativa il male più grande che possa affliggere un lettore», afferma Javier Cercas. «E in particolare l’aspettativa che debba sempre succedere qualcosa in più. Abbiamo spesso l’impressione che nei libri non succeda niente perché non cerchiamo abbastanza. Nei libri, se cerchiamo bene, succede tutto».

Intervistato da Marco Malvaldi, Cercas è chiamato a definire la figura del lettore e quella dello scrittore, esplorando quel limbo comune alla lettura e alla scrittura attraverso cui queste due realtà possono comunicare. Così prosegue: «Il lettore è una persona capace di dire ‘no’, e per prima cosa dice ‘no’ alla propria vita. Perché al lettore la propria vita non basta. Ma il lettore non è colui che vive nella finzione: è colui che, come Don Chisciotte e Madame Bovary, vuole fare della finzione realtà. Ma le persone che dicono ‘no’ sono pericolose. Ebbene, se siamo tutti qui, siamo tutti un po’ pericolosi».

Ma lettura e scrittura sono due realtà in perenne comunicazione, e così il lettore e lo scrittore. «Quindi anche lo scrittore», prosegue Cercas, «deve dire ‘no’ a qualcosa. Ma non solo alla propria vita: lo scrittore dice ‘no’ a se stesso. Deve essere capace di reinventarsi, deve accettare una vita di perenne flusso. Non invecchia nel corpo, ma invecchia in ciò che scrive; è sempre lo stesso, eppure è sempre diverso. E quello scrittore che finisce per imitare i propri libri non è più uno scrittore. È morto». La letteratura è dunque l’unico strumento che permette allo scrittore di farsi conoscere dal lettore. Riprendendo le parole di Marcel Proust, Cercas conclude: «Il mio vero ‘io’ è quello che vive nei miei libri. L’altro, quello che state vedendo qui, è solo un impostore».

Leggere è il modo più intenso di vivere, perché nella lettura si vive sospesi nel vuoto. E la lettura non è altro se non il tentativo di colmare l’inesauribile distanza tra ciò che ci si aspetta e ciò che accade, tra ciò che è e ciò che non è. Ma forse questa distanza non deve essere colmata. Il romanzo è una domanda senza risposta: trovare una risposta significa trovare la morte.

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