Nessuna lingua, nessun paese
6 9 2024
Nessuna lingua, nessun paese

L'universo letterario delle Isole di Nicolás Jaar

Nicolás Jaar ha visto Torino per la prima volta nel 2014, mentre era in tour con altri musicisti. Il Po lo ha incantato al punto che nel 2018 ha deciso di trasferircisi ed è lì, racconta, durante le giornate passate a sul lungofiume, che ha scritto Isole (Timeo, 2024). Musicista e compositore nato a New York e cresciuto in Cile, Jaar ha origini difficili da definire; lui stesso dice di non appartenere completamente a nessun luogo e in particolare di non sentirsi «poi così tanto latinoamericano». Dopo aver vissuto in Italia fino al 2021, l’artista si è trasferito a Londra, e nonostante lo spagnolo sia la sua lingua madre e parli un inglese quasi perfetto, durante il dialogo con Giorgia Tolfo decide di parlare in italiano: «Preferisco sbagliare in italiano ed essere vulnerabile» dice, «essere vulnerabili è reale, e io voglio essere reale con voi».

I quattro racconti brevi che compongono Isole, scritti originariamente in inglese, sono il frutto di lunghe giornate passate ai Murazzi cercando di costruire un universo narrativo in cui ci fossero muri da abbattere e confini da valicare, che rispecchiassero il reale ma in una dimensione onirica. Forse in virtù delle sue molte radici, Jaar sostiene di avere usato, per i suoi mondi letterari, nomi e ambientazioni che non fossero riconducibili a nessun paese preciso, anche se continuano a dirgli che il suo libro è “molto latinoamericano”. Nicolás Jaar ammette di non sentire la sua scrittura influenzata da nessuna corrente letteraria particolare, (sicuramente non da quella - stereotipata - del realismo magico), né da Jorge Luis Borges, con cui pure esistono delle somiglianze ,soprattutto nel tentativo di creare, con la scrittura, forme e mondi che superino i confini dello spazio e del tempo.

C’è però un autore, dice, a cui deve una grande ispirazione. È l’argentino Atahualpa Yupanqui, figura importantissima nella cultura popolare argentina - come Jaar, Yupanqui era sia musicista che scrittore - la cui storia, intrecciata con la lotta politica argentina durante la dittatura, ispirò anche un brano di Paolo Conte, contenuto nell’album Paris Milonga. Le poesie di Yupanqui sono un inno poetico alla libertà e alla resistenza, «è importante continuare a resistere con la letterature e con l’arte» dice Jaar, «anche se le cose non sembrano cambiare mai davvero».

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Alle domande di Tolfo riguardo al legame tra musica e letteratura, le risposte di Jaar sono brevi e chiarissime: non c’è una connessione diretta, ma come artista trova interessante far confluire la musica e la scrittura dando vita a un mondo letterario e creando la musica per quel mondo. L’importante, sostiene, quando vuoi creare qualcosa, è non esserne totalmente cosciente: solo così puoi creare lo spazio per giocare.

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