Noi siamo ciascuno una storia
8 9 2018
Noi siamo ciascuno una storia

Raccontare per far restare: il gesto d'amore di Maurizio Maggiani

Lo scrittore Maurizio Maggiani accoglie cantando il pubblico che accorre numerosissimo a Palazzo San Sebastiano. Intona, e qualcuno lo segue, Un’ora fa di Fausto Leali. Torniamo alla sua gioventù, agli anni Sessanta, quando andava in un bar vicino ai giardini pubblici per metterla al juke box. Si era perdutamente innamorato di una ragazza. Lei stava seduta su una panchina a leggere, e non alzava mai lo sguardo mentre lui le passava davanti. L’idea alla base del romanzo L’Amore, di cui oggi parla al pubblico, è nata dal desiderio che il ricordo si faccia memoria. «Non so se è più importante ricordare o pensare di ricordare. La memoria è una cosa plastica, creativa e creatrice», afferma.

Maggiani parla sempre in prima persona, ci parla di sé partendo da lontano, dai ricordi della sua infanzia, del mondo contadino in cui è nato, di un paese fatto di terra asciutta, dove la guerra era finita da soli sei anni. Era un’epoca di ricostruzioni faticose, di miseria e ignoranza, di una lingua dove non esisteva la parola "amore": esisteva soltanto la frase "'i se vol ben". L’unica parola che portava con sé tutti i significati di dolcezza, di amorevolezza, di affetto, era la parola "gno". Maurizio Maggiani è nato lì, in quella lingua, in una famiglia che non usava la parola "amore". Nelle sere d’estate, dopo aver giocavo nei campi, quando l’imbrunire per un bambino significa lo spavento, la voce di nonna Anita lo riportava a casa: "gno, vieni a casa". Quando è morta la matriarca, la figura di riferimento, sono venuti a mancare anche la casa antica, il richiamo, la protezione. Da quel momento Maggiani ha iniziato a vivere la sua vita da uomo, la vita del suo amore. Ma cosa significa la parola "amore"? Per l'autore le storie d’amore erano quelle del cinema degli anni Cinquanta, con Anna Magnani, perché fino ad allora non conobbe altre storie che quelle dei tanti "'i se vol ben".

(caricamento...)

Amore è tutto ciò di cui si può parlare con candore, senza malizia, senza la presenza mortifera della malafede. L'autore canta poi De André e dà al pubblico la ricetta dei ravioli liguri, riportando ancora una volta il pubblico nella sua campagna, nella casa della sua grande famiglia, la domenica a mezzogiorno. Sul focolare bolle l’acqua dentro la marmitta dove cuociono i ravioli. Di fianco, in un altro tegame, bolle il sugo. La matriarca scola i ravioli, li mette in una fiamminga, ci mette sopra il sugo e li serve in tavola. Questo, per Maurizio Maggiani, è il primo ricordo di un gesto dell’amare. Il nutrimento. Perché l’amore ha costante bisogno di portare qualcosa che manca. L’amare è un gesto privo di interesse. L’amare è un esercizio civile. È la leggerezza, la comprensione, qualcosa di "altro da te", un sentimento di pietà che può diventare "avvenire".

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