Non dite volgarità!
12 9 2015
Non dite volgarità!

Dal latino al volgare, mille anni per capire come è cambiata la lingua dove il sì suona.

Se lo chiedessimo a Matteo Motolese, italianista che da anni si dedica allo studio di testi letterari autografi, non esiterebbe a dirci che la nostra lingua l’hanno fatta gli scrittori. Paolo Cammarosano, che si definisce uno storico medievale, ci ricorda, però, che le testimonianze scritte che vengono dal Medioevo vanno ben oltre il solo campo letterario, coprendo ogni aspetto della vita quotidiana.

Dialogando con entrambi proviamo a ricostruire quello che è accaduto tra il settembre 476 d.C. e l’ottobre 1492 d.C., un periodo cruciale per la genesi dell’italiano così come lo conosciamo. Per procedere, un po’ di ordine va fatto: mentre il latino restava la lingua ufficiale delle alte sfere, soprattutto religiose, il resto del mondo laico cominciava a praticare una lingua più volatile e non codificata: il volgare. Il Placito di Capua (cronaca processuale databile tra il 960 e il 963 d.C.) rappresenta un po’ l’atto di nascita di questa lingua nuova. Per la prima volta chi scrive abbandona volontariamente il latino per riportarci dei contenuti in volgare: le testimonianze di chi a quel processo ha preso parte (e non sempre si tratta di frasi lusinghiere).

Ma ben presto il volgare smette di essere la lingua della dealfabetizzazione: Boccaccio, Petrarca, ci consegnano, in volgare, i primi capolavori della letteratura italiana e poter guardare oggi le pagine autografe dei loro lavori ci insegna molto su quale fosse la loro percezione della lingua che maneggiavano. Dalle pagine del Decameron scopriamo che Boccaccio aveva un’altissima considerazione delle sue novelle tanto da scegliere per esse l’impaginazione destinata ai testi universitari, che non disdegnava ornare i suoi testi con disegni, che era un pessimo copista e che ogni tanto usava le 'kappa'.

Con Leon Battista Alberti, poi, abbiamo forse il primo tentativo di creare una grammatica del volgare, esperimento riuscito se consideriamo che testi successivi, come la terza edizione del Libro del Cortegiano di Baldassar Castiglione, subirono un massiccio intervento di correzione e adattamento prima della pubblicazione.

Potremmo continuare a spulciare tra i manoscritti dei nostri autori ancora per molto ma, ciò che conta, è che in mille anni il volgare ha conquistato la dignità di lingua ufficiale e una forma grafica definita e riconosciuta ovunque (la minuscola carolina): mica poco per una lingua nata per insultare.



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