La sfida del voler vivere nel rumore del neoliberismo
Santiago López Petit, filosofo e attivista catalano, ha presentato il suo ultimo libro, Figli della notte. La sfida del voler vivere, nel primo giorno di Festivaletteratura. Il punto di partenza dell'intervento filosofico-politico di López Petit è la malattia della normalità – «la fatica del voler vivere» – che lo prende, in tutta la sua umanissima urgenza, al punto di fargli dire: «Ho deciso di scrivere questo libro su ciò che accade nella mia testa. Sul dolore che in essa vi abita e che non mi lascia vivere.»
Questo
gesto impudico
del mettersi a nudo – come lo definisce il filosofo Gianluca Solla nella sua introduzione – è
un gesto piccolissimo e insieme radicale: è da questa introspezione
di natura tutta filosofica sul mal-stare che si schiude la prassi
(filosofica e politica) di un ripensamento drastico di se stesso e,
quindi, di tutto. Il coraggio emotivo del primo gesto – riconoscere
la malattia e darla, quasi pornograficamente, agli occhi dei lettori
– si riflette nel coraggio intellettuale ed etico di proporre un
pensiero filosofico che si regge sulla perdita dell'equilibrio, cioè
sullo sbilanciamento come forma possibile di resistenza al rumore
permeante del neoliberismo. Figli
della notte
è davvero, come ha sintetizzato Solla, «un'avventura
intellettuale perché
un'avventura
di vita».
L'impresa
intellettuale di López
Petit è capire come questo malessere globalizzato – questa fatica
collettiva e personalissima che è la «notte»
della quale siamo figli – possa
essere trasformata
in una «notte
della resistenza». Il punto di partenza di questo atto resistenziale
è per López Petit, sia biograficamente sia eticamente, l'ammissione
della propria «notte»
interiore, del proprio mal-essere, e l'orgoglio della propria
condizione. La fatica del voler vivere non è più una
condizione elitista da poètes
maudits
ma una circostanza condivisa: «tutti abbiamo problemi con la vita e
sono problemi politici», dice López
Petit. E
in
questa
coscienza dell'anomalia come condizione condivisa, che
López
Petit vuole
de-medicalizzare e politicizzare, in questo atto rivoluzionario di
«alzarsi
in piedi tra la vita e la morte», sta tutta la dimensione politica
della filosofia
della «notte»
di López
Petit.
Nella
coscienza (e nell'orgoglio) dell'anomalia c'è una sfida al rumore
del neoliberismo e del contemporaneo, quel
sistema egemone
che seda ogni violenza resistente e opprime con la forza
dell'anonimato. E forse la sfida non è altro che l'unica vera
via
possibile, perché – come scrive El Pressentiment,
il foglio surrealista del collettivo catalano Espai
en blanc
– «No
tengo fuerzas para rendirme», non ho le forze di arrendermi.