Per viaggiare non serve un aereo. Tra Dante, cibo, Romania e fumetto.
8 9 2021
Per viaggiare non serve un aereo. Tra Dante, cibo, Romania e fumetto.

Il Festival da remoto - Giorno 1

Festivaletteratura raccoglie la sfida e continua a orientarsi verso un racconto sempre più diretto e coinvolgente anche per chi lo vive da lontano. Di seguito il resoconto del primo giorno, raccontato da una volontaria in diretta da Venezia.


Quando mi sveglio ho sempre bisogno di qualche minuto per capire chi sono, dove sono, che giorno è. Oggi no: appena suona la sveglia mi ricordo che mancano pochissime ore all’inizio della 25° edizione del Festivaletteratura. Le modalità saranno diverse da quelle storicamente offerte dalla kermesse: anche quest'anno ci sarà la possibilità di seguire numerosissimi eventi in diretta streaming, una scelta che facilita e avvicina chi non può essere fisicamente a Mantova. Sarà una prima volta per me, non vi ho mai partecipato, e lo farò da Venezia. Non ascoltare dal vivo gli interventi degli ospiti e non chiacchierare di persona con gli altri volontari mi rattrista, ma sono grata di poter esserci comunque da remoto. Non vedo l’ora di scoprire ciò che mi aspetta! Ho già scaricato sul cellulare la app “Radio Festivaletteratura”, così sono pronta per iniziare questa giornata letteraria ascoltando il giornale radio: dura non più di due minuti ed è il modo perfetto per essere aggiornati. Alle 10 mi sintonizzo e do ufficialmente inizio alla mia esperienza al Festival.

Finisce il giornale e sto per spegnere la radio, ma l’inizio di un nuovo programma mi trattiene: è la prima puntata della rubrica Panorama internazionale e l’ospite di oggi è la scrittrice rumena Doina Ruști. Si parla di editoria, scrittori, lettori. Da manifestazioni letterarie in Romania allo stipendio degli scrittori (nemmeno in Romania è così semplice vivere di scrittura, a quanto pare…), è interessante ascoltare il mondo dei libri raccontato da una persona che vi ha costruito la propria vita attorno.

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Mi stupisce sentirla affermare di essersi ormai abituata a leggere su formato elettronico e di fare quasi difficoltà a tenere in mano un libro cartaceo, secondo lei destinato a scomparire in brevissimo tempo. Per fortuna l’intervistatrice, Simonetta Bitasi, la pensa come me: il cartaceo offre un’esperienza impossibile da riprodurre in digitale, per questo potrà essere affiancato ma mai del tutto rimpiazzato. Sorrido ripensando al mio esame di maturità, in cui il presidente di commissione aveva sostenuto l’imminente scomparsa del libro fisico e il professore di filosofia aveva ribattuto che ogni cosa è destinata all’oblio e il cartaceo vedrà la sua fine solo quando la vedrà il mondo.

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Mi prendo una pausa. Esco in giardino e finisco di leggere L’arte di essere fragili di Alessandro d’Avenia. A mezzogiorno rientro e mentre preparo il pranzo riaccendo la radio: è appena iniziata la prima puntata di un programma dedicato totalmente al fumetto. Si tratta di un mondo che conosco poco ma che mi affascina moltissimo (insomma: si raccontano storie tramite immagini!). La prima ospite è l’illustratrice Lorena Canottiere, che spiega come le opere di Anna Brandoli l’abbiano ispirata nell’ideazione di personaggi profondi e sfaccettati, con alle spalle un’ingombrante storia personale e di comunità.

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Alle 14.00 mi aspetta il secondo giornale radio, parecchio diverso dal primo: contiene due rubriche, la Posta del cuore e Al mio maestro. Per la prima gli organizzatori hanno chiesto ai volontari di rivolgere delle domande a dei personaggi, reali o fittizi, che ammirano particolarmente. Oggi ne viene letta una rivolta al calciatore Franco Baresi. Sembra parlare di sport, ma più probabilmente è una metafora della vita: saper dominare la partita, saper giocare accanto ai migliori, saper sia vincere che cadere e rialzarsi sono concetti che vanno evidentemente al di là della singola competizione o gara. La seconda rubrica celebra i 700 anni dalla morte di Dante ricordando la guida per eccellenza, il mantovano Virgilio, che lo ha condotto tra i gironi dell’Inferno e fino alle soglie del Paradiso. Chi sono i nostri maestri? A chi ci rivolgiamo quando abbiamo bisogno di una guida? Le risposte possono essere infinite, soprattutto se includono persone della nostra quotidianità, celebrità o personaggi immaginari.

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Come dicevo, sto seguendo il Festival da remoto. Mi sarebbe piaciuto moltissimo andare di persona a Mantova e approfittare di ogni pausa tra un incontro e l’altro per esplorare tutti gli angoli della città. Una delle cose a cui abbiamo dovuto rinunciare nell’ultimo anno e mezzo, infatti, sono sicuramente i viaggi. Non posso quindi perdere il prossimo programma radiofonico, Le parole del cibo, in cui l’autrice Martina Liverani presenta il suo Atlante di geogastronomia. Si tratta di un racconto di incontri e viaggi che hanno visto protagonista la scrittrice nel corso dei vent'anni in cui ha lavorato in ambito gastronomico. L’originalità di questo volume sta nel fatto che il cibo non viene mostrato nel suo aspetto nutritivo o produttivo, bensì in quello collettivo e sentimentale. Già la suddivisione dei capitoli aiuta a comprenderne la prospettiva: per quanto le differenze siano di necessario valore, l’obiettivo è sottolineare le affinità tra culture. Ne è un esempio il pane, vissuto come alimento base in tutte le società del mondo. Non per niente la parola “compagno” deriva dal latino “cum panis” e significa quindi “coloro con cui si mangia il pane”. Proprio il cibo appare così come strumento di contatto e condivisione sociale, ruolo che non ha perso nemmeno durante la pandemia: gli scaffali erano sprovvisti di farina perché tutti si improvvisavano pizzaioli e poi condividevano online gli scatti dei loro – più o meno riusciti – esperimenti, e le videochiamate erano diventate il luogo di incontro per gli aperitivi.

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Alle 17.15 mi aspetta l’ultimo programma che ascolterò oggi, il Dante Jukebox. Titolo particolare, non può che accendere la mia curiosità da ex studentessa di liceo classico. A tenere l’incontro è Simone Marchesi, professore universitario e dantista. La prima terzina ad essere commentata è ambientata nel girone infernale dei sodomiti, durante un dialogo tra Dante e il suo maestro Brunetto Latini, entrambi stupiti di rincontrarsi in quel luogo. Particolarmente interessante è il lessico di Brunetto Latini; troviamo infatti moltissime parole legate al mondo naturale, cosa che forse non ci aspetteremmo da una persona che si trova nel girone dei violenti contro natura: è chiaro che l’autore desidera far riflettere su questo aspetto. La seconda terzina proposta è tratta dal quinto canto dell’Inferno, dedicato ai lussuriosi e in particolare ai celebri amanti Paolo e Francesca. Marchesi riflette sul famosissimo verso «amor ch’a nullo ha amato amar perdona», ossia: chi è amato non può fare a meno di ricambiare quell’amore. È una delle frasi più conosciute e riprese dell’intero poema, eppure è molto meno romantica di quanto possa sembrare a prima vista: a ben pensare è il principio base dello stalking! Forse Dante ha fatto pronunciare questa frase a Francesca per criticarla? Fosse questo il caso è stato senza dubbio frainteso. Anche la terza terzina analizzata è tratta dallo stesso canto, ed è l'altrettanto celebre «galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse». La sequenza che la contiene appare come una guida che Dante scrive per tutti i lettori: nessuno deve cercare tra i suoi versi una giustificazione per comportamenti scorretti. Dante, nella Divina Commedia, rifiuta questa responsabilità.

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