Quand'è che cominciano le storie?
20 11 2015
Quand'è che cominciano le storie?

Michela Murgia racconta la genesi di "Chirù"

All'apertura del tesseramento Filofestival, lo scorso giovedì sera, abbiamo avuto la fortuna di poter ascoltare nuovamente a Mantova Michela Murgia, intervistata per l'occasione da Simonetta Bitasi. L'incontro con la scrittrice – il primo di una serie di appuntamenti che da qui a settembre prepareranno la strada alla XX edizione di Festivaletteratura – segue a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione di Chirù, opera che segna l'attesissimo ritorno della Murgia al romanzo dopo lo straordinario successo di Accabadora.

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Con Chirù l'autrice firma un'opera letteraria intrigante, per certi versi pionieristica, un esperimento di narrazione crossmediale il cui protagonista, un giovane musicista cagliaritano, nasce virtualmente sui social media sei mesi prima dell'uscita del romanzo, senza alcuna strategia di marketing a monte («questo gioco di iniziare a raccontare la storia prima che la storia cominci nel libro – afferma l'autrice – è stato scambiato dagli osservatori più cinici come un'operazione editoriale della Einaudi, quando in realtà in Einaudi non hanno ancora capito che cosa ho fatto!»).

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L'idea è partita da Se una notte d'inverno un viaggiatore e da una domanda che anima le pagine del testo di Calvino: come stabilire il momento esatto in cui comincia una storia? «Noi – sottolinea la Murgia – ci chiediamo sempre dove finiscano i personaggi dopo l'ultima pagina del libro. Calvino invece si diceva: da dove vengono i personaggi che finiscono dentro il libro?». La creazione del profilo Facebook di Chirù Casti, in cui il giovane condivide post, emozioni, parti integranti del sé con più di seimila lettori prima e dopo la comparsa del libro, oltre che una tentativo di simbiosi col pensiero e il linguaggio di un diciottenne è stato lo spostamento di un punto di vista narrativo: se al centro del romanzo vero e proprio vi è infatti la storia dell'amicizia tra un violinista e un’attrice, dove Chirù è narrato dalla trentottenne Eleonora con tutte le implicazioni che questo comporta in termini generazionali, relazionali e seduttivi, nell'account Facebook è egli stesso voce narrante, è egli stesso a fornire «l’interpretazione della propria storia che decide di rendere pubblica».

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L'approccio alla vicenda romanzesca muta quindi a seconda del medium di cui il lettore si serve per conoscere il personaggio: «se non hai seguito Chirù su Facebook c’è una donna che tu conosci che incontra un giovane e misterioso estraneo; se lo hai seguito c’è un giovane uomo di cui sei amico che incontra una misteriosa estranea. Il punto di vista cambia completamente e un giorno sarei davvero curiosa di intervistare due lettori: uno che ha conosciuto Chirù alla prima pagina e uno che lo ha conosciuto al primo post». Si tratta, a ben vedere, di una forma di racconto non estranea al percorso espressivo della Murgia, che concepì il suo libro d’esordio, Il mondo deve sapere, come un blog in cui raccontare la propria esperienza lavorativa all’interno di un call center, interagendo con i lettori in modo non dissimile da quanto fatto in Chirù. «Secondo me – conclude la scrittrice sarda – questo tipo di narrazione porta al futuro… I ragazzi nati nel 2000, quando scriveranno, scriveranno così, anzi: scriveranno con strumenti ancora più sofisticati. A noi spetta il compito di fare da apripista, di dimostrare che ciò si può fare e che funziona».

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