Ricordi da una scatola
11 9 2021
Ricordi da una scatola

Carlo Verdone e il suo ultimo libro, "La carezza della memoria"

Anche a distanza Carlo Verdone riesce a far emozionare il pubblico di Piazza Castello con alcune letture tratte dal suo libro “La Carezza della memoria”. La caduta di una scatola di cianfrusaglie ed il ritrovamento di oggetti carichi di memorie ha portato Verdone a sviluppare un’idea che giaceva abbandonata in un cassetto e a raccontare le storie dei bei tempi passati.

Interloquendo con Paola Saluzzi, l’autore narra della sua effimera storia d’amore con una prostituta romana, “Maria F.”, venticinquenne di borgata dalla vita già molto complessa. Lei vide nel giovane Carlo una finestra verso un mondo vicino eppure lontano, dalla quale sbirciare con i suoi occhi di bambina leggermente a mandorla la meraviglia di un’esistenza diversa, anche se per pochi pomeriggi. Una storia cinematografica, lei aggrappata a lui mentre sfrecciano su una Lambretta: «vedrò se farci un film» commenta sorridendo Verdone.

Trova spazio anche il racconto di uno spettacolo del circo, grande passione del padre, durante il quale Carlo riuscì a far ridere i suoi figli per la prima volta grazie ad un involontario siparietto comico con un’elefantessa addestrata che, dopo un gesto del domatore, rese omaggio all’attore romano con uno sputo in faccia, tra le risate sia dei figli che del padre.

La varietà del libro, quindi anche il suo realismo, si vede dall’alternarsi di racconti più leggeri e storie struggenti, come quello di un’anziana fan del regista, malata terminale, nella quale Verdone trova un’amica che lo ringrazia. Lo ringrazia perché la sua arte e il suo lavoro le hanno fatto dimenticare per qualche ora la sua condizione e lui si trova a ringraziarla perché insieme hanno parlato come due amici che devono fare amicizia in fretta, poiché il tempo a disposizione sta per scadere.

L’anziana signora rivela poi a Carlo una serie di carteggi, nei quali si dispiega una lunga storia d’amore con un importante uomo di spettacolo, sposato, per il quale lei seppe mettersi da parte, anteponendo alla passione il desiderio di vederlo felice e apprezzato dalla gente, in un tempo in cui il divorzio ancora faceva storcere il naso. Gli chiede di portarle un libro, La casa sopra i portici, lei ancora non l'ha letto. Quando lui telefona per darle appuntamento e consegnarle il libro, lei non c'è già più.

E ancora un aneddoto di riso amaro, su un treno Verona-Bologna in fortissimo ritardo. Il racconto di un capotreno colpito da un attacco d’ansia e aiutato dal regista a calmarsi. L’uomo racconta che la moglie lo ha tradito, abbandonandolo poi da solo, e tra le lacrime e i singhiozzi, respirando a fatica, parla della sua storia d’amore, disperandosi per l’epilogo. Verdone alleggerisce la storia parlando con simpatia del tentativo dell’uomo di fargli chiamare la moglie per chiederle di tornare insieme, o spiegando come un semplice tranquillante fosse stato preso dall’uomo come un farmaco miracoloso e risolutivo, e permette al pubblico di sorridere ma anche, con la maestria che gli è propria, di riflettere sulla depressione e la necessità di cercare aiuto.

La lettura di un appunto del '91 del padre, contenente una breve riflessione sulla magnanimità, conclude l’evento, lasciando nei cuori di tutti quella sensazione che proviamo quando, osservando un oggetto riposto tempo addietro in un angolo buio e poi dimenticato, un ricordo piacevole ad esso collegato riaffiora alla mente, arricciando le nostre labbra in un nostalgico sorriso.

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