Salvare vite a qualsiasi costo
11 9 2021
Salvare vite a qualsiasi costo

Cecilia Strada, Christian Elia: La nave ResQ People e i salvataggi nel Mediterraneo

«La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge»

Così recitano il secondo e il terzo comma dell’articolo 10 della Costituzione italiana, così progredito e tuttavia così spesso misconosciuto nel tempo presente. È con queste parole che l’ex magistrato Gherardo Colombo, nella sua veste di presidente onorario della ONG ResQ – People Saving People, introduce l’incontro che lo vede dialogare con Cecilia Strada e con l’esperto reporter Christian Elia.

Strada, già presidente di Emergency, membro dell’equipaggio della nave ResQ People impegnata lo scorso agosto in salvataggi nel Mar Mediterraneo, ha storie da raccontare. Le storie delle 166 persone restituite a nuova vita dalle attività della nave e del suo equipaggio durante lo scorso mese. Le storie delle persone “soccorse” in mare dalla guardia costiera libica, con metodi violenti frequentemente documentati e filmati invano dalle navi delle ONG, e destinate a subire nuove violenze nei campi di detenzione.

E ancora, le storie delle 20 persone dell’equipaggio a bordo di ResQ People, provenienti da sei diversi Paesi e capaci di rispondere a chi chiede conto dell’Europa che alza il ponte levatoio e si rinserra nella fortezza: «Sì, ma l’Europa siamo anche noi, che invece pratichiamo i diritti». E infine, le storie di coloro che, anche con il crowdfunding, contribuiscono a mantenere in mare la nave della ONG.

Né d’altra parte Strada e Colombo si tirano indietro rispetto a considerazioni politiche più ampie, commentando ad esempio l’atroce torsione del discorso pubblico che ha condotto le ONG ad essere dipinte come pirati, come complici degli scafisti, come «taxi del Mediterraneo». E la vergogna del rifinanziamento della Guardia costiera libica, votato più volte dal Parlamento di un Paese che pure ha avuto tempo e modo di conoscerne i metodi, l’inaffidabilità, le contiguità con i trafficanti.

Ancora: la fascinazione di una parte della politica e dell’opinione pubblica per il “modello australiano” di immigrazione, quando l’Australia ammassa sine die nella piccola e desolata isola di Nauru (e presso Papua Nuova Guinea) coloro che si presentano alle sue coste. Le persone in mare devono essere salvate. Dal dialogo tra Elia, Colombo e Strada emerge chiara la consapevolezza che il cammino verso una società più giusta e diritta è uno sforzo collettivo che ciascuno compie con i propri mezzi: chi cercando di modificare le leggi e di difenderne l’osservanza in linea con i diritti costituzionali, chi impegnandosi in prima persona per strappare al mare vite umane, possibilità, sogni, strade ancora da percorrere.

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