Sapone tutti gusti, più uno
10 9 2021
Sapone tutti gusti, più uno

Giuseppe Mazza: La millenaria storia del sapone, grande coprotagonista della storia umana

Definizione: beni economici, in genere prodotti dalla mano e dalla mente umana, oggetto di contrattazione e di scambio. Cosa sono? Sono le protagoniste delle due serate a cura di Giuseppe Mazza svoltesi nella rotonda di San Lorenzo: le merci. Le merci non sono oggetti inanimati, ma portatori di significati molto profondi che raccontano aspetti all’apparenza secondari sulla società contemporanea e del passato. L’idea dell’immobilità degli oggetti è uno dei primi temi che viene sfatata da Giuseppe Mazza, che sceglie anche una emblematica citazione di Proust per spiegare meglio il concetto:

«Forse l'immobilità delle cose intorno a noi è loro imposta dalla nostra certezza che sono esse e non altre, dall'immobilità del nostro pensiero nei loro confronti.»

Il secondo di questi incontri, di cui il primo dedicato al cellophane, ha portato all’attenzione del pubblico, sia seduto davanti alla lavagna che a quello uditore per le vie di Mantova, su una merce tanto antica quanto contemporanea, il sapone.

Il sapone era una merce scontata nella quotidianità pre-Covid e ha totalmente cambiato significato nell’ultimo anno e mezzo. Lavarsi le mani non è stato più un semplice richiamo di un genitore a un figlio prima di sedersi a tavola, ma si è trasformato in un’azione carica di responsabilità verso la propria salute e verso quella degli altri. Il sapone, così come il lavarsi le mani, è diventato salvifico, capace di allontanare un virus letale. Questo gesto, o meglio questa serie di azioni con cui si lavano via batteri usando il sapone, è un atto antichissimo.

L’autore del sapone è anonimo, come tante invenzioni della storia, ma non da meno si può affermare la sua valenza collettiva e l’importanza plurime che ha giocato nei rapporti millenari tra popoli. Tra le più antiche testimonianze vi sono gli utilizzi delle liscivie alcaline dalla cenere di legno, usate per la saponificazione di sego, scarti animali, oli vegetali. Una pratica empirica tracciabile nella zona del Tigri ed Eufrate durante le civiltà babilonesi ed assire. Oppure, dalla zona dell’attuale Siria, secoli più tardi, verrà esportato il famoso sapone di Aleppo, tanto amato dai Romani.

Ma il sapone, grande viaggiatore dell’antichità, diventerà un vero fenomeno globale secoli più tardi, come per tante altre merci, grazie all’avvento della produzione industriale. Nel 1884 vi è il lancio del primo sapone da bucato, il Sunlight Soap, prodotto da una azienda di Liverpool che, per sopperire alle crescenti richieste della popolazione, costruisce una città vicina alla metropoli inglese per ospitare gli operai della fabbrica, ormai numerosissimi.

L’affermazione sul mercato del sapone industriale è scandita da un evento eccezionale: la sua prima pubblicità. Il Sunlight Soap è il soggetto di un breve filmato dei fratelli Lumière che l’anno precedente avevano portato per la prima volta nella storia il cinema. Questa breve ripresa di trenta secondi racchiude tutti gli elementi che verranno viste negli spot di pubblicità in tutto il secolo successivo: massaie che lavano, i sorrisi ed il divertimento di chi partecipa, un bambino che gioca, ed ovviamente il sapone in grandi scatole in primo piano.

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Il Sunlight Soap è anche protagonista di una pubblicità della Prima guerra mondiale in cui un soldato inglese combatte in trincea appoggiato a casse del sapone. Insomma, il sapone trova spazio ovunque, anche in quei luoghi tra la vita e la morte, come oggi del resto.

Si potrebbe dire che il sapone è una merce estremamente fluida che riesce a adattarsi ai cambiamenti della società e a permeare nelle vite in ogni momento storico. Forse tra gli esempi più emblematici vi sono le soap operas, storie televisive seriali pubblicizzate da detersivi e saponi di aziende che si rivolgevano al pubblico femminile quale destinatario principale della serie.

Ma che cos’è il sapone? Un semplice oggetto inanimato che diventa importante nella rappresentazione artistica (come il Brillo di Warol)? Oppure un simbolo di salvezza? Sicuramente questa merce ha la capacità di attendere, di progredire di pari passo con le esigenze delle persone, di diventare ad esempio oggetto di toiletteria per donne di alta classe, o il miglior detersivo “che lava in profondità”. Il sapone cambia forma nel tempo, da solido si trasforma in liquido, soddisfacendo anche l’esigenza contemporanea della liscezza degli oggetti che ci circondano, riuscendo ancora una volta a penetrare in nuovi canoni estetici. Il sapone è silenzioso, ma rimane la più schietta delle merci perché è capace, forse più di qualsiasi altro oggetto figlio dell’Antropocene, di richiamare il genere umano alle sue esigenze primordiali, ovvero all’attenzione verso il corpo che, anche se è proiettato come una saetta nel futuro, rimane sempre e solo un corpo.

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