Selfismo letterario
8 9 2022
Selfismo letterario

Giacomo Papi dialoga con Vincenzo Latronico sulle nuove tendenze letterarie

Qual è la posizione della critica letteraria in Italia? Come mai la critica letteraria ha smesso di criticare? Le stroncature sono sempre meno frequenti, il discorso attorno ai libri tende a diventare celebrativo, utilizzando toni della promozione pubblicitaria. Tuttavia, il discorso critico attorno a un’opera dovrebbe essere teso a sottolinearne le zone d’ombra per arricchirne la prospettiva ed evidenziare ciò che è prezioso. Nel primo dei quattro incontri dedicati allo stato della critica letteraria lo scrittore Vincenzo Latronico dialoga con Giacomo Papi sul rapporto tra la figura pubblica dello scrittore e la sua produzione letteraria.

Nell’antologia di testi Italica Papi mira a costruire un canone possibile che ricapitoli l'ultimo secolo della storia italiana attraverso trenta racconti, il cui punto di partenza sono state le riviste settimanali degli anni ’20, straordinariamente diffuse.

«La letteratura serviva per migliorare la propria condizione, era uno strumento fondamentale della lettura della rappresentazione della realtà. È interessante vedere le oscillazioni della letteratura e della critica per capire i cambiamenti della società».

La forma del racconto non è più in voga, al suo posto Giacomo Papi individua una nuova tendenza letteraria canonizzabile sotto il nome di "selfismo", secondo cui a predominare è una condizione in cui l’io è l’unico filtro per vedere la realtà e rappresentarla: la letterarietà è attribuita quasi in modo preponderante alla lettura del sé. Secondo il critico gli scrittori costruiscono in primo atto una propria immagine, un proprio pubblico e, successivamente, un libro sulla propria figura. Troviamo quindi autori che pongono la propria individualità al centro dell'autofiction e un pubblico che identifica l’autore empirico con l’autore modello. Persino la critica talvolta elargisce giudizi ottusi confondendo le due dimensioni, compiendo un’operazione di stroncatura sul personaggio, citando il caso di Emmanuel Carrère.

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Se l’opera deve essere letta in funzione dell’autore il rischio è quello che la letteratura diventi una dimensione spettacolare più simile ad una rivista scandalistica: questa considerazione di Vincenzo Latronico lo spinge a incalzare Papi domandandogli quando l’autofiction divenga alibi, una mera operazione di marketing per suscitare interesse.

Giacomo Papi replica che se pensiamo che l’opera abbia un valore testimoniale dovremmo tagliare millenni di storia letteraria, poiché la letteratura è sempre una messa in scena. Al contrario, tali riflessioni non hanno necessariamente una connotazione negativa, sono solo l’espressione dei cambiamenti che stanno avvenendo nella società e che la letteratura riflette.

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