Selva virgiliana
9 9 2021
Selva virgiliana

Ibridazioni poetiche nell'atto teatrale

Disposti a file all’ombra della statua troneggiante di Virgilio, quarantadue ragazze e ragazzi di licei e istituti mantovani (Belfiore, Virgilio e D’Arco/D’Este) giocano con il poema dantesco rivivendolo e reinterpretandolo. Come puntualizza nella sua breve introduzione la regista Laura Redaelli, non si tratta di uno spettacolo ma di un momento di condivisione, la restituzione artistica di un workshop durato due giorni. Redaelli, del Teatro delle Albe, sottolinea l’approccio della non-scuola messo a punto dalla compagnia ravennate, ovvero una modalità di lavoro per cui i classici vengono rimasticati dai ragazzi e accompagnati dalle loro intuizioni e produzioni.

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Dopo lo squillo di una tromba, gli studenti recitano i primi versi dell’Inferno alternando interventi singoli e corali, femminili e maschili. La solennità è presto smorzata dai bisbigli dei performer e dal “ripassino” su Dante che viene proposto. Il poeta, solo nella selva oscura, incontra tre belve: la lupa, la lonza, il leone. Per ogni fiera il coro adatta l’allegoria al contesto attuale dilettandosi in canzoni e gesti teatrali. Ma c’è chi non è d’accordo con questa visione stantia del panorama infernale e pensa, piuttosto, che si debba pensare ad un inferno moderno, un inferno abitato da opinionisti, mafiosi, stalker, pedofili, maltrattatori di animali, ognuno dei quali meritevole di castighi altrettanto punitivi.

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Che sia un groviglio trecentesco di peccati o un assortimento odierno di criminali, l’inferno può essere attraversato solo grazie all’aiuto di una buona guida, di un Virgilio. Ad uno a uno, i ragazzi esplicitano chi sono per loro queste figure: c’è chi nomina persone, chi nomina luoghi.

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A riprova dell’eterogeneità dell’atto poetico, le terzine dantesche si ibridano con le liriche di poeti come Walt Whitman e Vladimir Majakovskij. Di quest’ultimo i ragazzi recitano:

Ascoltate!

Se accendono le stelle

significa che qualcuno ne ha bisogno

significa che qualcuno vuole che ci siano

significa che qualcuno chiama perle

questi piccoli sputi

La poesia viene successivamente ripresa in rumeno, portoghese, dialetto mantovano e linguaggio dei segni. Un singolo la recita, il gruppo la ripete. Così, fino alla fine dell’evento, con quel ricominciare tutto da capo che lascia il discorso teatrale sospeso. I ragazzi raccolgono un fiore a testa da consegnare ai passanti e iniziano il loro percorso attraverso il centro della città, fermandosi in Piazza Leon Battista Alberti per la ripetizione dell’atto e la conclusione del momento corale.

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Le voci rimbalzano contro gli edifici, ora attutite dal suono delle campane, ora accompagnate dagli interventi musicali di tromba e batteria. L’ultima sezione prevede il coinvolgimento del pubblico, invitato a ripetere le frasi dei performer. L’azione corale cancella così la distinzione fra attore e spettatore inglobando un unisono di voci, suoni, silenzi.

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