Siamo macchine per il passato
7 9 2024
Siamo macchine per il passato

Federica Manzon intervista Geordi Gospodinov per Festivaletteratura

Il romanzo non è morto. Basta leggere le opere di Georgi Gospodinov. Gospodinov nasce e si forma come poeta, ma poi si muove attraverso i generi: sceneggiatura teatrale, graphic novel e narrativa, come raccontato nel dialogo con Federica Manzon.

I suoi romanzi li spiega bene il suo alter-ego Gaustìn: «Ci interessano poco i generi puri, perché il romanzo non è ariano».

Secondo Manzon tutti i suoi scritti sono un continuo cammino alla ricerca di sé, alla ricerca di un’identità in un tempo in continua trasformazione. Come comprendere chi siamo? Gospodinov suggerisce di guardarci indietro, verso il passato.

«Da dove nasce la tua ossessione per il passato?». A questa domanda Gospodinov risponde citando nuovamente Gaustìn: «Siamo macchine per il passato. Produciamo continuamente passato».

Come scrittore Gospodinov trova il passato molto più interessante del presente: è abitato da volti, ha odori, suoni e storie, è ciò che ci ha fatto nascere. Il futuro invece è una stanza vuota, un continente straniero.

Cronorifugio (Voland, 2021) è un libro sulla memoria. Non si può riscrivere la propria storia, non si può cancellare la sofferenza vissuta sulla propria pelle, il dolore. La forza della letteratura sta tutta qui.

Il suo interesse per le biografie è leitmotiv che ritorna nella sua produzione letteraria: «La storia personale è il modo di distinguere cosa è propaganda e cosa è realtà». I suoi libri sono caratterizzati da uno spezzare e interrogare continuamente il passato, sono romanzi dove si viaggia, si attraversano confini e si risale a ritroso nel tempo. Per Gospodinov il senso segreto delle cose sta nell’immagine di un bambino seduto sui gradini di una casa, si annida nell’infanzia. Ci tiene a rimarcarlo durante l'incontro, perché sa che la figura del bambino è lasciata ai margini.

«In ogni epoca c’è un bambino abbandonato che non smette di chiamare la madre, nella mia famiglia questo minotauro è stato mio nonno» dice lo scrittore. Gospodinov racconta che suo nonno venne dimenticato nei pressi di un mulino dalla madre, che stava riportando a casa sette degli otto figli. Solo dopo molto tempo se ne rese conto e tornò a riprenderlo. Quando entriamo in empatia col bambino abbandonato, dice Gospodinov, capiamo che il minotauro non è il mostro rappresentato nella mitologia, ma è un bambino abbandonato da Minosse che attende la propria madre. La mitologia e la quotidianità sono la stessa storia.

L'immaginario mitico e la superstizione non si ritrovano solo nella prosa di Gospodinov, ma anche in quella di Mircea Cărtărescu e di Olga Tokarczuk: tre autori che, come nota Federica Manzon, maneggiano il tempo e le storie in maniera estremamente creativa e innovativa. Secondo l'autore bulgaro, questo particolare gioco con il tempo e la geografia nasce dal modo di vivere l'infanzia in est Europa. Ricorda di come gli anziani mischiassero gli aneddoti quotidiani a un registro aulico, di come il salto dall'aneddotica all'immaginario fosse quasi impercettibile.

Un altro leitmotiv dei suoi libri è la compenetrazione tra la vita individuale e la dimensione sociale e politica. «Il mio primo funerale è stato di quello di Leonid Brežnev. Ero a scuola, ci hanno portato un televisore enorme in classe e abbiamo dovuto seguire un funerale di tre ore. Infinito. [...] Il primo corpo che ho visto è stato quello di Georgi Dimitrov nel mausoleo di Sofia».

Gospodinov confessa che proprio per questa ragione la stesura del suo ultimo libro Cronorifugio è stata particolarmente ostica: ha voluto evidenziare che il passato può avere un risvolto pericoloso e assumere fattezze mostruose. Può essere strumentalizzato dalla politica e diventare una macchina della propaganda, come, secondo lui, vediamo chiaramente tra i politici populisti di tutto il mondo. Non è casuale: lo scrittore invita a cercare di comprenderne le ragioni e non sottovalutarne il pericolo. Per Gospodinov il passato va continuamente raccontato, per evitare di creare una voragine, di perdere la memoria e riscrivere la storia.

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