Storie di violente storie
10 9 2022
Storie di violente storie

Sarah Savioli presenta un viaggio nelle letterature gialle del mondo

«Nei gialli non ci si dimentica mai degli ultimi»

Con questa affermazione Sarah Savioli, autrice de Gli insospettabili e madre del primo caso di Anna Melissari, conclude un’affascinante lettura ed analisi di gialli da tutto il mondo, scavando in profondità nei personaggi, nelle vicende ma soprattutto negli autori di questi romanzi.

Il viaggio inizia in Giappone, dove Savioli presenta la storia di Natsuo Kirino. Autrice giapponese, sceglie di utilizzare uno pseudonimo (il suo vero nome è Mariko Hashioka, ndr) dopo le difficoltà che incontra nel Giappone patriarcale del dopoguerra: venne affermato in merito suo che «le donne dovrebbero scrivere solo romanzi d’amore»; con i suoi gialli dimostra fieramente il contrario, donando ai lettori di tutto il mondo uno sguardo vero, Un Giappone lontano dai fiori di ciliegio, in cui esistono le classi inferiori, ed esiste la perdita di identità; Mariko Hashioka, ci dice l'autrice, voleva interloquire col mondo, rappresentando una visione verace del Giappone contemporaneo.

Lo pseudonimo è comune alla storia di Mohammed Moulessehoul, conosciuto dal grande pubblico col nome della moglie, Yasmina Khadra. Dopo gli anni passati come generale d’esercito algerino, e dopo le svariate atrocità a cui ha assistito, decide di raccontare il buio che lo circondava; i suoi superiori condannano la deriva letteraria di un uomo di guerra, e Mohammed è quasi costretto ad abbandonare la scrittura. La moglie, tuttavia, intuisce il ruolo importantissimo che i libri hanno assunto nella vita del marito: decide di dargli il proprio nome, Yasmina Khadra, per poter permettergli di continuare. Morituri è uno dei tanti e notevoli frutti della penna dell’autore algerino.

Dall’Algeria ci si sposta in Argentina, dove Savioli sceglie di raccontare le eroiche vicende di Rodolfo Walsh. Vive i violenti anni del Peronismo, da una mite carriera di correzioni di bozze passa ai gialli, raccontando un barbaro episodio di repressione da parte delle forze armate in Operación Masacre (1957). La sua carriera attraversa un’escalation, fino a renderlo un super ricercato a causa dei suoi lavori di denuncia sociale e di intelligence, dai contatti con la Cuba castrista fino alla lettera al generale Videla e alle forze armate. Riesce a nascondersi dalla polizia fino a quando, nel 1977, viene catturato e brutalmente ucciso, lasciando al mondo le prime non-fiction letterarie.

Si conclude quello che Sarah Savioli definisce «un passaggio di torcia tra persone, miti, che trovano il coraggio di raccontare le realtà grazie alla violenza» con l’autrice statunitense Patricia Highsmith, nota per Il talento di Mr. Ripley e altri capolavori della giallistica internazionale. La scrittrice viene definita come l’anti esempio dell’americano tipico degli anni '50: una giovane irruenta, che conosceva benissimo il “buio”. Nei suoi gialli il protagonista è l’assassino, in vicende che rappresentano un disagio mentale dovuto ad una società che non ha mai davvero compreso l'autrice, una società che non è mai riuscita ad accettare l’alternativo carattere di lei.

Si arriva, infine, alla scrittura di Antonio Manzini a rappresentare l’Europa. Manzini narra le crepe di una Italia dove le ombre sono ignorate, racconta il buio sociale intorno a noi attraverso le posture dei suoi personaggi, rappresentando lo spazio e il sentire degli individui. In questo linguaggio alternativo, l’autore italiano, come d’altronde tutti quelli sopracitati, trova la capacità del noir di arrivare direttamente alle piaghe del tempo passando per la conseguenza più animalesca di queste, ovvero la violenza.

Festivaletteratura