The reading brain
8 9 2019
The reading brain

La lettura incrocia la neuroscienza

Imprescindibile resta al Festival una riflessione sulla lettura e sui lettori. Tanti i temi toccati: dai cambiamenti dello statuto della lettura alle conseguenze sulle nostre pratiche di apprendimento portate dalla rivoluzione digitale in corso; dalla nascita in età moderna della mitologia del lettore a una riflessione sugli usi e gli abusi delle parole.


Il cervello è nato per leggere? Secondo Maryanne Wolf (Lettore, vieni a casa), neuroscienziata cognitivista statunitense, il cervello è nato per fare altro, come vedere e sentire. È un grande strumento che si inizia a usare da bambini e che si evolve in base alle esperienze della vita. Joseph Epstein aveva già teorizzato che l’uomo è la somma di ciò che legge ma, in realtà, si può dire che l’uomo è il modo in cui legge. Ognuno sceglie come plasmare il proprio cervello tenendo presente, fermo restando che ogni lettore l’ha diverso: leggere e parlare in italiano ne allena una determinata sezione così come il cinese ne allena una diversa.

Secondo Alessandro Zaccuri (Come non letto), questa plasticità del cervello ha una ricaduta anche all’esterno del lettore, vale a dire nella materialità dei libri. Nel libro di Alberto Manguel, Vivere con i libri, si parla di un momento tragico, quello in cui i libri vanno tolti dalla libreria e messi negli scatoloni. Nonostante questo, una biblioteca può rimanere ancora viva se la passione per la lettura è abbastanza profonda.

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Manguel dissente parzialmente da Maryanne Wolf, sostenendo che il cervello è nato per leggere. L’essere umano è l’unico che può sperimentare un’esperienza ancor prima di viverla, grazie all’immaginazione. L’uomo ha bisogno di storie e, per questo, il cervello diventa uno strumento di sopravvivenza. Poi ci sono altri elementi in grado di integrare l’esperienza di un lettore. Uno di questi è il background culturale che definisce il mondo stesso in cui il lettore interpreta il mondo. A tal proposito, Maryanne Wolf parla di "deep reading", ossia un raffinato sistema di talenti attraverso i quali raggiungere la dimensione contemplativa della lettura. Uno di questi è l’analogia - «We are analogy-makers!» - che sta nel collegare ciò che si conosce con ciò che si è imparato leggendo.

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Su tutto ciò influisce anche il «medium» attraverso cui leggere. Secondo Manguel, le colpe dei lettori non devono ricadere sugli strumenti che utilizzano: leggere un tweet o leggere sulla carta stampata è una scelta libera e tale deve restare. In un contesto culturale in cui la valorizzazione del proprio tempo è essenziale, scrivere con carta e penna impone di rallentare e lasciare spazio a quella che dovrebbe essere ancora la bussola di chi legge e di chi scrive: l’immaginazione.

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 53 “Non so saziarmi di libri” - Evento 90 “Anthology!2019 - Amore” - Evento 107 “Numero 173484” - Evento 126 “Bibliodix” - Evento 181 “Come diventiamo lettori” - Evento 200 “Le parole per dirlo” .

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