Tra obbedienza e ribellione: la scelta di diventare adulti
11 9 2015
Tra obbedienza e ribellione: la scelta di diventare adulti

Una lezione di Umberto Curi

L'intervento del Professor Umberto Curi è partito dalla storia tragica di Edipo, visto come paradigma del processo che affranca il giovane dalla potestà paterna attraverso il parricidio (patraloia). Si sofferma sull'arrivo di Edipo al crocicchio, che rappresenta metaforicamente il momento della scelta a cui l'eroe greco non può sottrarsi, egli decide di non tornare a Corinto, ma di proseguire per Tebe giungendo così allo scontro con il padre Laio, l'agone tra padre e figlio giunge fino all'estremo del parricidio e attraverso questo Edipo diventa adulto e padrone di sé.

Individua poi altri celebri esempi di disobbedienza come quello nel Sofista di Platone in cui i due giovani Teteto e lo straniero nel loro dialogo filosofico arrivano fino al muro dell'ipse dixit del 'padre' Parmenide, i due giovani posti davanti a questa aporia (letteralmente "strada cieca") devono scegliere se abbattere questo muro (il fatto che il non essere non è pensabile) e compiere così un parricidio metaforico, oppure rimanere nella minorità.

Con questa carrellata di vicende il filosofo vuole presentare la via tracciata dalla tradizione greco-latina per cui l'emancipazione si raggiunge attraverso la disobbedienza e la ribellione all'autorità paterna: il giovane alle porte dell'età adulta con un atto di ubris giunge allo scontro con il padre e al parricidio, solo così porta a compimento la sua emancipazione affrancandosi da quella autorità che lo teneva in uno stato di minorità.

Egli individua anche una seconda via: quella della tradizione ebraico-cristiana per la quale l'emancipazione si raggiunge attraverso la piena obbedienza ed adesione alla volontà dell'autorità; il giovane dunque diventa adulto attraverso la kenosis ("svuotamento di sé") grazie alla quale la parola di Dio, o in generale dell'autorità, può penetrare e arricchire il giovane fino ad emanciparlo e portandolo, prendendo in prestito le parole di Kant, a "volere ciò che deve". Così giunge alla pienezza della sua esistenza Gesù che nel giardino dei Gezemani rivolgendosi al padre dice "sia fatta la sua volontà", così fa anche Abramo, che obbedisce abbandonando la razionalità e abbracciando la 'assurda' volontà di Dio che gli chiede di sacrificare il figlio.

Le due vie sono completamente antitetiche. La prima vuole che il giovane definisca se stesso attraverso l'antitesi con il padre padrone, mentre la seconda lo porta a definirsi attraverso la completa adesione all'autorità paterna. Proprio questa discrasia fa sì che il processo del 'divenire adulti' sia così difficile ed ambiguo. Un intervento fa poi emergere un ulteriore elemento di complessità cioè il convergere e confondersi di disobbedienza ed obbedienza. Ciò si può vedere in figure come Antigone, campionessa di ribellione, che disobbedendo al padre Creonte obbedisce alla legge divina; al contrario in San Francesco l'obbedienza a Dio coincide con la disobbedienza nei confronti del padre naturale.

Non esiste una terza via? Il filosofo ne trova una, anche se probabilmente parziale e deteriore, cioè la scelta del Bartleby di Melville che a chi gli chiede di lasciare il suo lavoro di copista, alienante e statico, risponde "preferirei di no" accettandocosì la minorità e rifiutando di diventare adulto.

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