Un saggista che raccontava storie
6 9 2019
Un saggista che raccontava storie

Pilar del Río ricorda il marito José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura 1998

«Sì, io ero fra il pubblico nel 1998: mi incuriosiva il fatto che ci fosse un autore portoghese a Mantova, e da quel momento ho adorato i libri di José Saramago» risponde una signora alla domanda di Pilar del Río, se fra il pubblico di oggi ci sia qualche spettatore di allora. Pilar del Río, infatti, partecipò alla seconda edizione di Festivaletteratura, ventuno anni fa, insieme a suo marito, il defunto scrittore José Saramago.

(caricamento...)

Appena una decina di giorni dopo, fra l’altro, la coppia avrebbe festeggiato un grande successo: il conferimento del Premio Nobel per la Letteratura 1998 a José Saramago, prima volta per un autore portoghese.

(caricamento...)

Una notizia che, tutto sommato, l’autore liquidò con una certa freddezza, annotandola sbrigativamente sotto la data dell’8 ottobre nel suo diario, Il diario dell’anno del Nobel (Feltrinelli, 2019). Quest’opera, che sembrava perduta, costituisce il sesto e ultimo dei quaderni composti sull’isola di Lanzarote, è riemerso recentemente da un vecchio computer ed è stato fatto pubblicare da Pilar, alla quale è dedicato.

(caricamento...)

La vedova di Saramago ricorda le origini umili del marito, che «non era destinato a diventare uno scrittore», eppure lo divenne eccome, a forza di letture in biblioteca. Lui, però, sosteneva di essere diventato autore solo a sessant’anni, con la pubblicazione di Memoriale del Convento (Feltrinelli, 2010). Senza dubbio, un passaggio fondamentale fu l’acquisizione del suo particolare stile di esposizione - o meglio: di ascolto - della volontà dei personaggi: in una percezione polifonica della realtà, l’autore lascia che i suoi personaggi si palesino da sé, presta attenzione, sa intonare fra di loro le voci che si sovrappongono nel discorso indiretto libero.

(caricamento...)

Un’altra nota che merita attenzione nel processo creativo di Saramago è il fatto che tutti i suoi libri nascono da ipotesi, anche assurde, che danno origine a titoli, e poi a romanzi interi: così, la domanda «e se fossimo tutti ciechi?» sta alla base dell’ispirazione per Cecità (Feltrinelli, 2013), oppure «e se Gesù Cristo non fosse Dio, bensì un profeta?» è il punto di partenza per Il Vangelo secondo Gesù Cristo (Feltrinelli, 2014). Proprio per questo suo interrogarsi sugli aspetti della vita che lo preoccupavano, il Premio Nobel portoghese si sentiva forse più saggista che romanziere, e dichiarava «a me piace raccontare le storie, ma le storie non mi bastano».



Festivaletteratura