Un viaggio a 16 bit
7 9 2024
Un viaggio a 16 bit

Dario Moroldo ci accompagna in una selezione musicale che spazia dalle OST anni Settanta alle più recenti influenze elettroniche

La piazza è ancora tranquilla, una calma che sembra sospesa tra passato e presente. Le luci soffuse si riflettono sulle pietre antiche, mentre il vento accarezza gli spettatori che si muovono lentamente, ancora inconsapevoli del viaggio che stanno per intraprendere. Si percepisce un’attesa, il preludio di una nuova avventura, un'iniziazione a un mondo che ricorda le prime schermate di un gioco a 16-bit.

Dario Moroldo sale in console, concentrato, con gesti precisi e misurati. I primi suoni si insinuano nello spazio, delicati, quasi impercettibili, come un codice che comincia a decifrare la realtà circostante. È l’avvio di un sistema, un flusso di bit che si carica lentamente, sistemando ogni pixel al suo posto.

Mentre lo spazio si organizza, i suoni prendono forma. I passi sui ciottoli si mescolano ai primi toni elettronici. Gli sguardi sono ancora distratti, ma qualcosa inizia a muoversi. La realtà sembra pixelata, fatta di bit e suoni che si sovrappongono, evocando un mondo lontano, ma stranamente familiare.

I bit avventurosi e nostalgici di Legend of Zelda riportano alla memoria ricordi lontani, accarezzando chiunque abbia mai tenuto in mano un controller. Moroldo, con una concentrazione quasi astratta, gioca con i classici di Koji Kondo e Super Mario, alternandoli a suoni più morbidi e sofisticati, ispirati alla scena city pop giapponese degli anni Ottanta.

Mentre la playlist scivola con delicatezza tra le mani di Moroldo, il pubblico si avvicina sempre più. Le melodie sono come fili invisibili che li tirano più vicini. La musica si espande nella piazza, delicata eppure avvolgente, come una leggera foschia che si infila tra i vicoli. L’atmosfera si trasforma: diventa più densa e le note seguono il flusso crescente dei corpi che, passo dopo passo, si avvicinano.

I suoni non esplodono mai davvero. Rimangono controllati, fluidi. Moroldo guida questo viaggio senza fretta, stratificando elementi sonori che rievocano ricordi, lasciando che la gente entri nel flusso lentamente, come se stesse avanzando di livello, un checkpoint alla volta.

La musica, sempre più intensa, si impossessa della piazza. I movimenti della folla sono ora sincronizzati con il ritmo, mentre le luci blu continuano a pulsare tra i corpi. I suoni si espandono, avvolgono ogni angolo, mentre la consolle di Moroldo diventa il centro di questo universo a 16-bit. La fine è vicina, ma nessuno sembra accorgersene.

Quando l'ultimo bit si spegne, rimane un chiacchiericcio in sottofondo, lieve, appena percettibile. Il pubblico inizia a muoversi, ma nessuno ha fretta di andare via.

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