Un viaggio insieme
13 9 2020
Un viaggio insieme

Rocco Schiavone, Antonio Manzini e Lella Costa

«Se qualcuno era qui ieri sera, sapete perché anche stamattina c’è Ulisse». Così inizia Lella Costa il suo incontro con Antonio Manzini in Piazza Castello. Parlando d’altro, duettando con un volontario del Festival come la sera precedente. E avanti con un dialogo fitto fitto con Manzini. Dialogo sempre surreale, divertente, bellissimo. Con squarci di profondità geniale.

La letteratura teatrale è difficile, ma in aiuto ci viene il regista che mette in scena tutto. Altrimenti il lettore sarebbe davvero perso, lasciato troppo libero di immaginare. Cosa significa infatti "entra nella foresta il duca di Gloucester"? Quale foresta? Come si fa ad entrare in una foresta? Come è fatto il duca? È come vedere lo spettacolo di Franca Valeri interpretato da Lella Costa. Tutto il testo diventa lei, si trasforma in lei. Il testo teatrale infatti non basta mai a se stesso e va messo in scena proprio per questo.

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Così accade anche per Rocco Schiavone. Non ha un momento preciso la sua nascita, Manzini aveva in mente qualcuno e poi man mano si è modificato, è cambiato. Un flusso di idee, di coscienza, sempre in evoluzione, l’ultimo testo sul poliziotto che ancora deve essere ordinato perché forse l’evoluzione della storia porta ad elementi più importanti che magari potrebbero essere presentati prima. Oppure no. E poi comunque uno dei protagonisti muore.

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Anche le fiabe sono terribili da raccontare se vogliamo ben vedere. E i Fratelli Grimm dovrebbero essere messi insieme ai grandi criminali dell’umanità. Citazioni, aneddoti, rimandi, ritorni, giochi di parole tra Lella Costa e Antonio Manzini continuano a divertire il pubblico. Rocco Schiavone rimarrà ad Aosta, soffrirà il freddo e non si comprerà mai delle scarpe. Il suo disagio per il freddo continuerà. Arrivano racconti anche di Manzini come attore per “Vento di Ponente”. Mai più. Le tre cose infatti più noiose per l’autore sono il set, un ricovero al “Cardarelli” e la messa. Dove si spera sempre che succeda qualcosa di nuovo, e invece niente, non uscirà mai il duca di Gloucester.

In un certo senso Schiavone è Manzini? No, assolutamente. La cosa più bella che hanno regalato i lettori a Manzini è la possibilità che lo scrittore viva dei suoi libri. Per questo la cosa più importante per l’autore è l’apporto del lettore al libro. Se descrivo troppo, se mi dilungo, costringo il lettore a seguire la mia strada. In un certo senso il libro sbatterà fuori dalle sue pagine il lettore. Lo scrittore invece deve fare in modo che il lettore faccia parte del libro, deve immaginare, deve intraprendere un viaggio. Insieme. Un viaggio da fare insieme allo scrittore. E finisce così l’incontro, o forse no, tanto «Lei ha parlato di una cosa e io di un’altra». Davvero il viaggio non finisce così, continua e «Ci vediamo l’anno prossimo».

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