​Uno scrittore per caso
11 9 2015
​Uno scrittore per caso

Il giallo tra libro e canzone

Se il titolo della conversazione Uno scrittore per caso può riferirsi solamente alle circostanze poco usuali e fortuite per cui Maurizio De Giovanni ha raggiunto il grande pubblico - la vittoria di un concorso a cui era stato iscritto per scherzo da alcuni colleghi nel 2005 - basta ascoltarlo pochi minuti o leggere qualche pagina delle sue pubblicazioni (tra romanzi, racconti e altro sono più di trenta), per rendersi conto che, nella sua scrittura, di spazio per il caso ce n’è veramente poco.

Capace di raccogliere e riproporre miriadi di dati storici, frutto di ricerche accuratissime, De Giovanni ricostruisce la sua Napoli - quella di oggi come quella degli anni ’30 del commissario Ricciardi - in ogni più minuto dettaglio. Ed è proprio questa ricerca sulla storia e la letteratura della sua città, a metà strada tra l’indagine filologica e l’aneddotica popolare, a lasciare il segno. Emerge l’amore per la canzone napoletana, di cui De Giovanni è un cultore, tanto da omaggiare Roberto Murolo e Pino Daniele nel corso della chiacchierata con Luca Crovi, riscuotendo l’applauso del pubblico. Sulla falsariga di un altro grande autore partenopeo, Libero Bovio, per il quale il compito della canzone è contenere una storia nella sua sinteticità, De Giovanni delinea la sua missione: snocciolare storie da pochi versi. Lo ha fatto in In fondo al tuo cuore. Inferno per il commissario Ricciardi, ispirato a Passione di Bovio, e si propone di farlo nei prossimi due romanzi. Anche la prosa richiede ritmo e musicalità, ricercata tramite la lettura ad alta voce, con cui cattura l’attenzione del pubblico di Palazzo San Sebastiano. De Giovanni vuole essere un cantore della sua città e se proprio dobbiamo trovargli un difetto, per sua stessa ammissione, è quello di farlo senza una chitarra.

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