Uno sguardo sul mondo
2 9 2016
Uno sguardo sul mondo

Viaggiare con la mente per capire ciò che accade intorno (e lontano) a noi

Uno sguardo sul mondo. Da molteplici punti di vista. Questo potrebbe essere il filo sottile che lega alcuni eventi di Festivaletteratura. Che spazia sempre da est a ovest, da sud a nord, in un continuo viaggio alla scoperta di quello che ci circonda. Ma anche per scoprire da dove veniamo e dove siamo diretti (forse). Sono ormai anni che la parabola della vita vista come viaggio (con gli autori Paolo Rumiz e Beppe Severgnini su tutti) è uno dei motivi conduttori delle edizioni del Festival. Città, luoghi, orizzonti, civiltà, persone. Lontani, vicini, sconosciuti, quotidiani. Tutto questo e molto di più in questi eventi che poi ognuno potrà legare come vuole e dai quali prendere magari ispirazione per un proprio viaggio personale.

Perché quindi non cominciare proprio con il mare, elemento del viaggio per eccellenza. “Il nostro mare” con Franco Cardini ci fa ricordare purtroppo le tragedie che avvengono quotidianamente nel Mediterraneo. Il “mare nostrum” dei romani che ha visto attraverso i millenni albe e tramonti di ogni civiltà europea. Proprio navigando nel Mediterraneo si raggiunge Istanbul, al centro del racconto di Corrado Augias. Costantinopoli, le cui rovine sono parte della sua fisionomia. Storie di uomini e donne che l’hanno fondata, vissuta e trasformata, cambiandone il destino. Storia soprattutto di un innamoramento improvviso e di una progressiva inesausta scoperta. E da Istanbul ad Alessandria d’Egitto in un attimo. A margine della Biblioteca di testi curata con Elisabetta Bartuli, la città egiziana va in scena come un mosaico di suoni, profumi e avventure. Luca Scarlini narra una città millenaria e i suoi miti culturali con Elia Schilton, attore di spicco del teatro italiano, che in quella città è nato.

Viaggiamo nello spazio e nel tempo e vediamo cosa potrebbe accadere e gli scenari che potrebbe aprire il recente voto sulla Brexit nel Regno Unito. Perché uno stato che in tempi recenti ha avuto un impero a livello globale dovrebbe avere tanta paura della cooperazione? Howard Jacobson e Jeanette Winterson parleranno delle nuove guerre culturali e analizzeranno l’identità degli isolani ai margini nordoccidentali del continente. E se la Jugoslavia avesse vinto ai rigori contro l’Argentina durante i campionati del mondo di Italia 90? Da lì a pochi mesi, invece, uno stato ormai morente imploderà, facendo deflagrare uno dei conflitti più cruenti che l’Europa abbia mai conosciuto. Ci parleranno di questi strani intrecci tra calcio e drammatica storia recente Adriano Sofri e Gigi Riva. Se si parla di Jugoslavia o di Gran Bretagna o di Europa, parliamo anche di cittadinanza. E soprattutto dei sempre più frequenti tentativi di rovesciare drammaticamente questo concetto.

Christiane Taubira (ex ministro di giustizia francese, contraria alla riforma costituzionale in materia di sicurezza) si chiede “che sarebbe del mondo se tutti gli Stati del mondo potessero espellere i cittadini considerati indesiderabili?”. Insieme a lei Stefano Rodotà, altro difensore dei diritti individuale contro la loro continua messa in discussione di fronte ai mutamenti in corso nella società. E come cambia la società e i suoi concetti e principi, cambia anche la guerra. Quotidianamente vediamo come procede la guerra dell’IS e contro l’IS, totalmente diversa da come erano combattute un tempo. Antony Beevor, storico militare, incontra il pubblico di Festivaletteratura per approfondire il complesso legame tra cambiamenti demografici e sociologici e mutamenti strategici negli apparati militari e di intelligence.

Come sarà quindi il nostro futuro, o almeno una parte di esso? Alec Ross, già consulente di Obama e di Hillary Clinton, aiuta governi e aziende a districarsi negli sviluppi della comunicazione digitale e delle nuove tecnologie e, con Il nostro futuro, traccia un quadro - lungi dal voler essere fantascientifico - delle strategie da adottare per non farsi cogliere impreparati dalla prossima ondata di progresso che colpirà le nostre vite. Ma se vogliamo sapere dove stiamo andando, dobbiamo conoscere (e bene) da dove veniamo. Occasione unica l’incontro con Guido Crainz e Benedetta Tobagi. Unica perché ripercorreremo settant’anni della nostra storia repubblicana. Storia che purtroppo già da tempo abbiamo dimenticato. Il mutamento antropologico (che Pasolini già aveva pienamente anticipato) ha definitivamente cambiato modelli ed equilibri di potere. Attraverso l’analisi di elementi pop come film, quotidiani ed eventi sportivi, Crainz e Tobagi si interrogheranno sui processi di trasformazione che hanno investito l’Italia e gli italiani negli ultimi settant’anni e che ci hanno portati ad essere come siamo.

Una parte importante in questo studio della nostra storia sarà anche quella che riguarda le parole della politica. Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica, ci dice che le parole con le quali raccontiamo la politica contano e chi non conosce il linguaggio della politica, poco capisce. Chi lo manipola deve essere smentito con parole chiare, inconfutabili (e quanto ce ne sarebbe bisogno in questi tempi). Perché sempre sapere ascoltare e parlare di politica significa essere buoni cittadini. Se parliamo di politica quindi, che dire delle donne che si accingono a governare una buona parte del mondo. Hillary Clinton possibile futuro Presidente degli Stati Uniti, Theresa May primo ministro inglese, Angela Merkel cancelliere tedesco. Senza contare le donne al comando in Polonia, Croazia, Norvegia, Cile e altri. Ma non è stato sempre così perché le donne sono sempre state al centro del più antico pregiudizio, che ha radici nella filosofia greca, nella chiesa dei Padri, nei rivoluzionari o illuministi. Si confrontano su questo tema Paolo Ercolani, che traccia una cronistoria della misoginia, e Giuliana Sgrena, che concentra il suo sguardo sull’atteggiamento delle tre grandi religioni monoteiste.

Buon viaggio.

Festivaletteratura