Venere aperta
11 9 2021
Venere aperta

Claudia Cieri Via dipana intrecci d'armonia e bellezza


L’esposizione Venere divina. Armonia sulla terra si inserisce all’interno di una riflessione sul femminile presentata a Palazzo Te attorno al mito, che segue altri due importanti esposizioni: Tiziano/Gerhard Richter. Il Cielo sulla terra (2018) e Giulio Romano: Arte e Desiderio (2019).

Le magnifiche sale di Palazzo Te diventano quindi spazio di scoperta e meraviglia di una della figure mitologiche più seguite. Il progetto è composto da tre momenti differenti nell’arco della durata di nove mesi. Dal 12 settembre al 12 dicembre va in scena l’ultimo atto di questo ciclo: Venere. Natura Ombra Bellezza che indaga le origini del mito e la sua creazione.

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La ricerca, voluta da Stefano Baia Curioni, Direttore Fondazione Palazzo Te, e condotta da Claudia Cieri Via, professore ordinario di Storia e Critica d’Arte e di iconografia e Iconologia in Sapienza, si è sviluppata nel corso del 2021 con differenti sviluppi tematici, tutti legati alle rappresentazioni presenti nelle meravigliose sale del palazzo. In fondo il labirinto di architetture e pitture chiede di essere ammirato e al tempo stesso, analizzato, studiato e compreso. La riscoperta della figura di Venere infatti si manifesta sala per sala, trasformandosi in relazione ad ogni spazio e sua funzione.

La volontà di focalizzare la ricerca su una delle divinità più importanti e significative tra le generazioni divine sta nel suo valore simbolico legato alla rigenerazione e alla rinascita. I materiali iconografici raccolti, tuttavia, non si limitano alle mura e ai giardini di Palazzo Te, ma si articolano in numerosi e interessanti collegamenti con centinaia di opere sparse in tutta Europa. Le rappresentazioni della Venere di Palazzo Te sono infatti divenute nel corso del tempo modelli e riferimenti per moltissimi artisti che nel corso del Cinquecento e del Seicento hanno osservato quegli affreschi.

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Non si tratta, come spesso accade, di rappresentazioni semanticamente lineari, ma di immagini in continuo stato di contraddizione e contrasto. Venere Velata, Venere Pudica e Venere Vincitrice sono solo tre delle declinazioni che la vedono protagonista nell’apparato iconografico di Palazzo Te, alle quali seguono, non per importanza, varie e curiose rappresentazioni delle favole mitologiche. Proprio per questa presenza così significativa Palazzo Te, nel corso del tempo, è stato definito Sacrario di Venere. La sua collocazione immersa nel verde richiamava le importanti suggestioni che costellano questa figura mitologica: Eros, Bellezza e Natura. A Mantova rimane una delle figure ancestrali, forse proprio casa di questo vivo e continuo connubio di natura e bellezza.

Durante la presentazione del progetto di ricerca Claudia Cieri Via racconta gli incredibili intrecci che hanno sede nel Palazzo e che vedono Giulio Romano e la sua bottega protagonisti del racconto. «Arrivato a Roma, dopo l’esperienza nella bottega di Raffaello, dove si era contraddistinto come uno dei migliori allievi, porta con sé le sue sculture acquistate a Roma e le sue come modello per le rappresentazioni del palazzo». Quei modelli, diventate figure, si trasformano nel corso del tempo a partire dagli allievi della sua bottega e agli artisti lui contemporanei, per arrivare alle rappresentazioni più vicine a noi.

Luca Scarlini accompagna questo viaggio a partire proprio dalla bottega di Giulio Romano per arrivare alle rappresentazioni contemporanee e alle influenze più varie e curiose. Una figura mitologica da sempre riformulata e ricostruita. Suggestioni poetiche, teatrali e musicali che partono dalla Venere di Clemente Susini alla Specola di Firenze fino a Venus in Furs dei The Velvet Underground. Un viaggio millenario, senza fine ed un invito a ripercorrerlo.

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Un racconto che continua a proporre suggestioni, riflessioni e bellezza.

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