Verde come i soldi, verde come la biodiversità
13 9 2020
Verde come i soldi, verde come la biodiversità

Cosa l'agricoltura dovrebbe imparare dall' economia (e cosa evitare)

It’s all about the green, cantano a Brodway. È tutta una questione di soldi. Questa massima, utilizzata anche nel campo dell’agricoltura, ha portato negli ultimi 30-40 anni alla creazione di monoculture e alla perdita di biodiversità, con conseguenze disastrose in termini di inquinamento e perdita di resilienza del terreno. A contrastare questo trend un movimento dal basso, fatto di agricoltori e scienziati, che cercano di valorizzare il green giusto, quello delle sementi non standardizzate e geneticamente diverse l’una dall’altra. Che potrebbero essere la chiave risolutiva per mitigare il fenomeno del cambiamento climatico. A parlarci del giusto rapporto economia- biodiversità verde Salvatore Ceccarelli, Stefania Grando e Pasquale Polito, relatori dell’evento Buono come il pane.

Non ma tutta l’economia è demonizzare, anzi: una cosa che l’agricoltura dovrebbe far sua è la teoria del portafoglio. Che suona più o meno così: per essere finanziariamente stabili bisogna adottare un portafoglio diversificato. Il perché è abbastanza semplice: qualora un investimento in un particolare settore si rivelasse fallimentare, ci sono tutti gli altri che tamponano la perdita. Portate ora questa visione a un campo di mais colpito da un parassita. Se il campo è una monocultura (e quel particolare tipo di semento non è resistente al parassita), l’intero campo sarà da buttare. Se invece la coltivazione è mista, fatta con sementi diversi, il contadino raccoglierà di meno, ma sicuramente di più rispetto alla monocultura.

Abbandonare l’idea della purezza, afferma Polito, è importante anche per altri due motivi: perché diversificando si riduce (in alcuni casi, si elimina definitivamente) l’utilizzo di prodotti chimici, ma anche perché la biodiversità, dal campo, arriva fino al macrobiota intestinale sotto forma di cibo, mantenendolo sano. E un macrobiota sano, ricorda la dottoressa Grando, fa bene al sistema immunitario.

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Leggendo tutti questi lati positivi delle coltivazioni miste, verrebbe da chiedersi perché non ce ne sono di più e come mai i progetti di ricerca partecipata condotti dai ricercatori Ceccarelli e Grandi non abbiano avuto grandi successi a livelli politici. Anche qui c’entrano soldi. Aiutare i contadini ad utilizzare queste sementi significa liberarli dall’asservimento che hanno nei confronti di compagnie di sementi come la Monsanto; gli darebbe troppo potere. Potere che i governi, legati a doppio filo con queste industrie, non sono possono lasciargli.

Nonostante il mancato appoggio da parte della politica, sono sempre più le realtà che mixano tipi di coltivazioni, il cui sostegno è quasi più importante di qualsiasi voto: per Polito infatti si vota col portafoglio, scegliendo ogni realtà come il suo Forno Brisa. Che porta biodiversità sulla tavola, ma soprattutto cancella la favola del cibo a basso costo.

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La passata di pomodoro che costa 0,30 cent al supermercato è il classico esempio della distanza tra il prezzo creato del mercato e quello reale, calcolato dalla FAO come tre volte il numero presente nel cartellino, spiega il dottor Ceccarelli. Se non lo paghi tu, lo pagherà qualcun altro per te chiarisce infatti Polito, che proprio per questo fa pagare 1 pagnotta di pane 6 euro. Pagnotta però che dura come minimo 9 giorni, è sostenibile e porta biodiversità ai microrganismi del nostro intestini. Una scelta etica, che riduce gli sprechi e aiuta il portafoglio. La soluzione alternativa al mercato alimentare tradizione c’è, e sceglierla è un segnale del tipo di che mondo vogliamo: un pianeta più sostenibile (e più verde).

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