Vite segrete, taciute e manipolate
8 9 2018
Vite segrete, taciute e manipolate

Flanagan affronta il tema delle fake news e dell'era social

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Nell'incontro "Lo scrittore fantasma" Richard Flanagan, più che al libro di Roth, sembra rimandare a quello di Robert Harris da cui Polanski trasse l'omonimo film. Tornato a Mantova con il nuovo romanzo Prima persona, Flanagan si è ispirato ad un fatto reale, accaduto a lui stesso. Quasi 30 anni fa il re australiano delle truffe, John Friedrich, era alla vigilia del processo che lo avrebbe condannato sicuramente. Una casa editrice decise di commissionare la sua autobiografia ad un ghostwriter (Flanagan, appunto) con sei settimane di tempo per scriverla. Ma l’uomo non rivelerà molto di sé al proprio biografo, finendo col togliersi la vita qualche giorno dopo. L’allora esordiente Flanagan si ritrovò a scrivere, in un romanzo (per definizione realtà inventata) la storia di un uomo di cui sapeva poco e nulla, arrivando a delineare il ritratto di un personaggio forse mai esistito.

Dove sta il confine, oggi, tra vita pubblica e privata? Ed è possibile avere una vita segreta? L’autore australiano cita Mark Zuckerberg, che in un noto intervento spiegò come il concetto di privacy, oggi, non sia più accettabile, perché si può parlare solo di profili online: «Ma è importante continuare a mantenere la propria vita privata, perchè solo così possiamo maturare la nostra umanità». Inevitabile allora per Flanagan affrontare poi l’argomento identità nei romanzi: negli Stati Uniti, non a caso, si sta diffondendo sempre più la lettura del genere memoir. Perché un libro si avvicina, paradossalmente, alla verità molto di più di quanto non faccia la vita reale, le cui informazioni sono manipolate. Ancora fake news, ancora riferimenti a Trump.

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