Voci italiane migranti
10 9 2022
Voci italiane migranti

Khouma, Mujcic, Efionayi: una molteplicità tutta da scoprire

Quattro le voci degli autori protagonisti, voci che superficialmente saremmo portati a riunire sotto alla stessa definizione di "voci migranti italiane", ma che se ascoltate con attenzione ci rendiamo conto non essere così simili tra loro. È infatti da qui che Georgiana Ursache, moderatrice del dibattito nonché scrittrice italiana migrante lei stessa, invita i suoi tre ospiti, Pap Khouma, Elvira Mujcic e Sabrina Efionayi, a riflettere e raccontarsi.

Incasellare: forse questo è un processo inevitabile per ognuno di noi in quanto essere umano per poter meglio comprendere chi e che cosa ci sta intorno. Ma spesso è proprio nel nostro assiduo tentativo di trovare una definizione a tutto e tutti che perdiamo quelle molteplicità e mutevolezze che invece sono proprie di noi in quanto uomini. Per questo possiamo sì riconoscere sotto quella stessa definizione di letteratura migrante italiana le opere dei nostri quattro autori, se ciò ci può aiutare a collocarle e capirle più a fondo, ma non limitiamole a questo perché, come i loro stessi scrittori hanno avuto modo di dimostrarci, le storie sono tante e diverse. Storie che non vogliono essere raccontate, storie personali in cui molti alla fine si rispecchiano, storie per cui si fatica a trovare le parole, storie che sono solo storie e non la propria.

Per i quattro autori la scrittura è divenuta ben presto un ponte: che fosse per rimanere legati a quella ragazzina di 14 anni nel suo paese natio, o che fosse per aprire un dialogo in una società che conosceva solo il monologo, o piuttosto che fosse per non dimenticare le proprie origini, sempre è stata un’occasione per far coesistere le tante storie che vivono in loro. Ma allo stesso tempo la scrittura ha significato potersi reinventare e raccontare storie di fantasia, non per forza la propria: a volte semplicemente perché è cosi che va loro. A volte perché la propria, di storia, è troppo difficile da raccontare e si preferisce lasciare un po’ di sé in ogni personaggio che si crea. A volte per mancanza di parole, perché non sempre in una lingua ci sono tutte le parole per esprimere sentimenti che proviamo in un’altra.

Lingua, l’italiano per i nostri quattro autori, che è ben più di un semplice strumento per esprimersi, bensì una scelta. Una scelta d’amore, come per Pap Khouma, che ha scelto l’italiano per amore e lo ama perché lo ha scelto; una scelta di salvezza, come nel caso di Elvira Mujcic, che ha visto inizialmente nell’italiano un passaporto per la sua nuova vita; una scelta che hanno fatto altri per noi, come è successo a Sabrina Efionayi, che per tutta una vita ha sentito il peso di una scelta non sua, e come in fin dei conti accade a ognuno di noi nel momento in cui nasciamo e cresciamo in una determinata famiglia, in un determinato Paese.

Allora accogliamo le loro voci, a prescindere dalla lingua che hanno scelto di parlare, a prescindere dalla storia che hanno deciso di raccontare e semplicemente ringraziamo dello spazio in più con cui i loro libri espandono la nostra letteratura.

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