Francesco Faccin: Progetti per una convivenza pacifica con la Natura
Francesco Faccin è un designer che non pronuncia mai la parola "design". È stato anche un botanico e un liutaio, ora insegna a Milano e a Pamplona e ha appena scritto un nuovo libro che si intitola Zattere. Allegorie di progetto (Corraini, 2024).
La zattera come elemento essenziale, come simbolo di «attaccamento alla vita oltre ogni ragionevole tentativo», come modo più pragmatico di risolvere un problema con ciò che rientra nel proprio raggio d'azione, senza astrazioni o congetture. La zattera anche come un modo di distaccarsi da quel tipo di design che è «imposizione violenta dell'ego del progettista» per abbracciarne uno che sia davvero al servizio delle persone, che rispetti l'ambiente e che scoraggi il consumismo esagerato che ormai ci caratterizza.
Il rispetto dell'ambiente però non significa, nell'ottica di Faccin, prendersene cura. Il concetto di "cura" presuppone che una delle due parti abbia disperato bisogno di ricevere qualcosa dall'altra. Non è così. Il resto della Natura esiste nonostante noi, non grazie a noi, noi siamo parte della Natura e dobbiamo convivere con tutti i suoi elementi. Non siamo, come spesso si dice, parassiti della Terra (la prima zattera, uno «scoglio spaziale») ma semplicemente una parte dei suoi abitanti che devono cercare di convivere in pace con tutti gli altri. «Non siamo iniziatori di processi di distruzione o risanamento, ma solo acceleratori».
Si conoscono sempre meno gli oggetti di uso quotidiano e il loro funzionamento. Questo ci porta a gettarli via non appena smettono di funzionare, senza mai nemmeno provare a smontarli e ripararli. Bisognerebbe ritrovare un «piacere della frugalità» anche se è difficile educare l'enorme massa dei consumatori ad una maggiore consapevolezza. È più facile formare nuovi progettisti che lavorino non solo in base al proprio gusto e alla propria voglia di esprimersi, ma in base ad una precisa idea etica e politica. Secondo Faccin la questione fondamentale è proprio creare un'identità tra ideologia e realtà: se davvero si crede di dover prevenire un eccessivo consumo e ci si vede proporre da un'azienda una lampada la cui batteria è destinata ad essere inservibile entro poco più di 5 anni, si dice "no" e si cerca un'alternativa.
L'invito a chi vuole entrare nel mondo della progettualità è di sporcarsi le mani, testare i progetti, correre rischi, viaggiare e vedere le cose con i propri occhi; non illudersi che una visita virtuale possa essere sufficiente. Soprattutto uscire il più possibile dal seminato, reinventarsi, prendere strade diverse dal previsto, esistere fuori dalla iper-normatività del mondo in cui viviamo.