Zuffa tra gatti
9 9 2018
Zuffa tra gatti

Eduardo Mendoza presenta "Città sospesa" con Giancarlo De Cataldo

Intorno alle patrie, alle identità, alle lingue che a fatica si riconducono dentro i confini ridisegnati per tutto il Novecento si annodano molte delle potenti narrazioni degli scrittori europei ospiti quest'anno a Festivaletteratura.


Un catalano che scrive in castigliano e passa gran parte del suo tempo a Londra: Eduardo Mendoza afferma, nella gremita Basilica Palatina di Santa Barbara («Non avevo mai parlato in una chiesa»), che c’è sempre un distacco tra chi guarda e la vita vera. Un distacco che, se da un lato rende imparziali e aiuta a capire meglio le cose, dall’altro rischia di spogliarle della loro complessità.

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«Volevo dire una cosa molto semplice», dice a proposito del suo ultimo romanzo tradotto in italiano, Città sospesa – ma è una cosa nient'affatto semplice, cioè che i romanzi sulla guerra civile spagnola sono sempre basati sulla conoscenza e su una netta distinzione tra buoni e cattivi che fa sì che il lettore si schieri facilmente dalla parte dei buoni. Ma la verità è che, al tempo, la situazione non era per nulla chiara. Mendoza ricorda i propri viaggi in Jugoslavia e in Siria prima delle rispettive guerre: allora, vedendo quei luoghi splendidi, quella gente serena, mai avrebbe immaginato la tragedia. «Prima che le cose succedano non sono ancora successe». È nell’incertezza che si pone il problema della responsabilità morale.

Città sospesa è ambientato a Madrid nella primavera del 1936: una Madrid sull’orlo della guerra civile, sospesa, appunto, tra repubblicani e falangisti. Una Madrid e un momento storico che Mendoza racconta adottando il punto di vista appena spiegato: distaccato, ma contemporaneo ai fatti. Il protagonista è un critico d’arte inglese, il classico tipo colto e giramondo che si ritrova sempre nelle situazioni più improbabili. Anthony Whitelands non capisce nulla di ciò che gli sta per scoppiare intorno. La sola cosa che gli interessa è il motivo per cui è venuto, che lo trascinerà suo malgrado al centro di disordini e cospirazioni: verificare l’autenticità di un presunto Velázquez appartenente a un amico di José Antonio Primo de Rivera, figlio del generale Miguel nonché fondatore della Falange.

Primo de Rivera – nota Giancarlo De Cataldo – viene descritto con toni, se non affettuosi, certamente rispettosi. Mendoza è rimasto colpito da come quest’uomo simpatico, belloccio, amato da tutti (quasi un Cristo, morto giustiziato a 33 anni) sia poi stato dimenticato. Le sue colpe sono state la scarsa intelligenza e l’ingenuità: l’aver fatto entrare nella Falange personalità violente.

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È Franco a essere descritto come il vero “cattivo”, eppure lui non è stato ancora dimenticato, e lo dimostrano da un lato il revival franchista, dall’altro il continuare a vederlo come la sola causa dei mali di Spagna: è infatti una delle micce che accendono l’indipendentismo catalano, come Mendoza spiega nel pamphlet Che cosa succede in Catalogna.

C’è, tra gli spagnoli, un altro luogo comune che Mendoza vuole smentire – a una domanda di De Cataldo sull’enigmatico cameo della spia russa non sa rispondere perché “non ricorda”, questo invece lo ricorda benissimo: non è vero che la Spagna pre-guerra civile era arretrata. Madrid, al contrario, era una delle città più vive d’Europa e accanto alla possibilità della guerra vivevano quelle della pace e della ricchezza.

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E Velázquez? 24 suoi dipinti sono andati perduti, quindi il dubbio circa l’autenticità di una sua opera è verosimile. Porta inoltre il protagonista Anthony dentro il Prado, spazio ideale di riflessione sul vero, sul falso, sull’arte e dove si incontra anche Goya, nel cui simbolismo entrambe le fazioni del conflitto sono riuscite a identificarsi. Tra i dipinti di Goya c'è Riña de gatos («zuffa tra gatti»), a cui si deve il titolo originale del romanzo. Gatos sono anche detti, in gergo, i madrileni. Ma questo, dice Mendoza, è solo un caso.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 28 “Scrivi come se nessuno ti vedesse” - Evento 29 “Autoritratto di un giannizzero” - 47 “Accadde a Sarajevo” - Evento 101 “Metafisica del lontano nord” - Evento 114 “Nipoti della storia” - Evento 115 “Nelle fini piume delle nuvole” - Evento 146 “Un pregiudizio mai sopito” - Evento 155 “Guardare al passato per raccontare la Russia di oggi” - Evento 187 “Il mondo si incontra a Bruxelles” - Evento 196 “Il sessantotto che non abbiamo capito”

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