Grenze
David Wagner
s., dal tedesco
Festivaletteratura confine

So deutsch es klingen mag – das Wort Grenze ist eines der wenigen Lehnwörter aus dem Slawischen, die ins Deutsche eingewandert sind (poln. granica oder tschech. hranice). Ein anderes slawisches Lehnwort lautet Gurke (von poln. ogorek).

Im 20. Jahrhundert war Grenze, das Wort, das von der anderen Seite der Sprachgrenze stammt, ein wichtiges Wort. In Europa ging es oft um und über Grenzen. Bis 1989 gab es sogar eine innerdeutsche Grenze. Heute hat die Europäische Union innerhalb des Schengen-Raums keine Grenzen mehr wie ich sie als Kind noch kannte: Es gibt keine Grenzübergänge, keine Grenzpolizisten und keine Grenzkontrollen mehr. Über das Verschwinden dieser Grenzen freue ich mich immer wieder.

In Kontinentaleuropa könnte ich heute weit wandern, bis ich an eine Grenze komme. Irgendwann aber, ich müßte mich nur weit genug bewegen, würde ich an die Außengrenze der Festung Europa stoßen. An die Grenze, die aus der anderen Richtung fast unüberwindbar ist: Sechs Meter hohe Zäune stehen um die spanischen Enklaven in Marokko, Gräben und NATO-Draht trennen Griechenland von der Türkei, vor Lampedusa liegt das nasse Meer. Europa hat noch Grenzen.

Per quanto possa suonare tedesca – la parola Grenze è uno dei pochi termini mutuati dalla lingua slava che sono confluiti nella lingua tedesca (granica in polacco o hranice in ceco). Un’altra parola presa in prestito dallo slavo è Gurke ('cetriolo', dal polacco ogorek).

Nel XX secolo Grenze, la parola che proviene dall’altro versante del confine linguistico, era un termine importante. In Europa si discuteva spesso di confini e dell’attraversamento degli stessi. Fino al 1989 esisteva addirittura un confine interno tedesco. Oggi l’Unione europea dello spazio di Schengen non ha più i confini così come li conoscevo io da bambino: l’attraversamento delle frontiere, la polizia di frontiera e i controlli alle frontiere non esistono più. La scomparsa di questi confini è per me fonte continua di gioia.

Nell’Europa continentale di oggi potrei camminare ininterrottamente fino ad arrivare a una frontiera. Tuttavia prima o poi, basterebbe che camminassi sufficientemente a lungo, giungerei alla frontiera esterna della fortezza Europa. Giungerei a quel confine che dall’altro versante è quasi insuperabile: le enclavi spagnole in Marocco sono circondate da recinzioni alte sei metri, la Grecia è separata dalla Turchia da fossati e filo spinato della NATO, di fronte a Lampedusa si estende il liquido mare. L’Europa ha ancora confini.



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