Buenos Aires, una città in libri
8 9 2017
Buenos Aires, una città in libri

Il capoluogo dell’Argentina è la culla di due capisaldi della letteratura mondiale: Borges e Cortázar

Un salottino letterario tra amici quello che avviene durante queste giornate alla Tenda dei Libri in piazza Sordello nell’ambito degli incontri dedicati a Buenos Aires. Quattro i nostri interlocutori e consiglieri: lo scrittore argentino Adrian Bravi e Cecilia Graña, professoressa di lingue e letterature ispanoamericane all’Università di Verona, si intervallano con Hector Febles, cubano esiliato «la mia patria non era Cuba ma la mia casa» e insegnante di letteratura spagnola all’Università di Roma, ed Emanuele Leonardi, palermitano trapiantato nelle nebbie padane e insegnante di letteratura ispanoamericana all’Università di Milano. Diversi gli autori presenti nella bibliografia (che è scaricabile qui) affrontati a ruota libera, due su tutti Jorge Luis Borges e Julio Cortázar. Come ci illustrano i nostri autori, filosofia, letteratura e scienza convergono magicamente in entrambi gli scrittori ma con esiti differenti.

Borges è ritenuto non a torto uno dei più importanti e influenti scrittori del XX secolo ed è conosciuto sia per i suoi racconti fantastici, ove le tematiche del doppio, del sogno, del labirinto, degli scacchi e delle tigri si intrecciano e si rincorrono, sia per la sua ampia produzione poetica. Un aneddoto che ci è stato raccontato durante questa chiacchierata vede Borges e la sorella Nora passeggiare all’interno del Giardino Zoologico di Buenos Aires quando un raro esemplare di tigre albina si palesa davanti ai loro occhi. «Questa è fatta per l’amore», dice Borges. Successivamente scriverà: «Andava e veniva, delicato e fatale, carico di infinita energia».

Sono cieco e ignorante, ma intuisco che sono molte le strade.
Jorge Luis Borges (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986)

Julio Cortázar è uno dei maestri del racconto del ’900 e come Borges ha solcato il genere del fantastico, deviando quasi ai racconti del mistero. Leonardi ci ha presentato il libro Storie di cronopios e di famas e ci ha recitato qualche paragrafo del capitolo Manuale di istruzioni. Dalle parole di Cortázar si evince l’importanza di un necessario strappo della vita quotidiana, strappo che può diventare un varco verso lo straordinario, il disallineamento e il disordine. Non a caso infatti i suoi racconti spesso non seguono una linearità temporale e le logiche che valgono per altri testi qui sono capovolte. Così come Borges, anche Cortázar ha cavalcato con successo il genere della poesia, ne riportiamo un bell’esempio qui sotto.

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che alleggerisce il "tutto completo" delle sotterranee,
nei libri prestati e nell'arrivederci a domani.
Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
né ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti, di una blusa.
Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all'angolo della strada mi fermerò,
a quell'angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
né la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te.

Julio Cortázar (Bruxelles, 26 agosto 1914 – Parigi, 12 febbraio 1984)

(caricamento...)

Il terzo e necessario personaggio non può che essere la città di Buenos Aires con i suoi caratteristici quartieri: Palermo la ricca, con i suoi viali alberati e le sue abitazioni eleganti popolate dalla classe media argentina, contrasta con La Boca, quartiere popolare che alla fine dell’800 accolse moltissimi emigranti genovesi che proprio qui fondarono la squadra di calcio Boca Juniors.

«Agreste lettore, se tra le tue virtù vantassi quella del volatile, sono certo che il tuo petto, soggiogato dalla meccanica dell’orgoglio, si sarebbe gonfiato dinanzi alla visione. Navi nere e roboanti, ancorate nel porto di Santa Maria di Buenos Aires, riversavano sui moli la messe industriale di due emisferi.»

Leopoldo Marechal, Adán Buenosayres, Valecchi, 2011

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