Consigli per abitare nel posto sbagliato
6 9 2018
Consigli per abitare nel posto sbagliato

Il galateo simbolico di Irene Brin

Il Festival rende omaggio ai classici della letteratura italiana e straniera, dedicando omaggi, rivisitazioni inedite, giochi teatrali, conferenze-spettacolo a figure autorevoli della letteratura e ad autori forsi meno noti, ma non meno preziosi.


«La fustigatrice dei costumi, la più insolente, la più brillante delle giornaliste italiane». Così l'Almanacco della donna italiana, nel 1943, definisce Irene Brin: fin dal suo nom de plume – scelto nel '37 da Leo Longanesi – si intuisce la brillantezza e la rapidità della scrittura di Maria Vittoria Rossi, i cui scritti sono recentemente stati raccolti per Atlantide da Flavia Piccinni nel volume Il mondo. Scritti 1920-1965.

Giornalista per le riviste più importanti dell'epoca, mercante d'arte e cercatrice di talenti insieme al marito Gaspero, Irene Brin ha avuto una vita ricca, segnata dal lavoro frenetico e scandita dalla scrittura. Vittoria Caterina Caratozzolo, Claudia Palma ed Elvira Seminara ne parlano riducendo al minimo le proprie parole per lasciare spazio a quelle di questa figura poliedrica e brillante, capace di unire l'eleganza classica e lo stile organico della lingua (che Sciascia definì come modello per la letteratura italiana) all'intraprendenza moderna di chi riesce a individuare il cambiamento e farne parte. Una voce, la sua, che emerge in quella parte di Novecento sospesa tra il conflitto appena concluso e il boom economico che stava per arrivare: l'epoca dell'invenzione della lavatrice, assunta come elemento materiale e simbolico dell'emancipazione femminile e della rincorsa verso il futuro, ma anche un periodo transitorio e sfuggente; tutti caratteri che si riflettono nella personalità di Irene Brin, elegantissima ma segnata dal senso di precarietà tipico di chi si sente «nel posto sbagliato, o in tutti i posti possibili».

Nell'Italia che si stava delineando in quegli anni, si cerca stabilità negli oggetti che iniziano a popolare il quotidiano: come si usa l'ascensore? Come si risponde al telefono? Ed ecco che la materia diventa simbolo: nel formulare precetti e consigli come modo per stare al mondo e razionalizzare il cambiamento, Irene Brin costruisce con il suo Galateo una topografia degli spazi che oggi possiamo apprezzare anche per il loro valore storico, come sa bene Claudia Palma che si è occupata di ordinare i suoi testi per l'archivio che prende il nome della giornalista, di suo marito Gaspero Del Corso e della galleria L'Obelisco che fondarono insieme.

La storia letteraria invece, sottolinea Seminara, non ha ancora preso le misure con la figura controversa di questa donna a cui è capitato di vivere – e soprattutto di scrivere – in un'epoca di svalutazione del lavoro femminile che l'ha stigmatizzata come cronista mondana. Il mondo della moda, invece, è stato proprio il punto dal quale Irene Brin è riuscita a brillare grazie alla sua ironia, all'efficacia visiva della sua scrittura e alla capacità di cogliere «l'abito in situazione», come fa notare Vittoria Caratozzolo, ma è riuscita anche a riflettere la luce cangiante di un'epoca complessa in cui il mondo femminile iniziava a ruotare armonicamente da solo.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 38 "Non si amano soltanto le memorie felici" - Evento 41 "Scrivo quel che vedo: un ritratto in piedi di Irmgard Keun" - Evento 104 "Overload" - Evento 121 "Le storie di Ulf" - Evento 141 "Sola per sempre sarò, per la mia strada".

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