Dal nostro inviato... a tavola!
23 3 2020
Dal nostro inviato... a tavola!

Gianni Mura (1945-2020) e Marco Malvaldi al Festival nel 2015: uno spassoso tour de force tra le gioie e i terrori della cucina

Sono molti i ricordi di Gianni Mura che affollano le prime pagine di riviste e quotidiani italiani (tra i tanti, quelli bellissimi di Christian Elia su Q CodeMagazine, o di Emanuela Audisio e Stefano Bartezzaghi sulle colonne di Repubblica, che per decenni è stato il "suo" giornale) e ciascuno testimonia quanto il giornalista milanese abbia fatto breccia nel cuore di miriadi di lettori. Chi ha amato la sua penna, le sue acrobazie linguistiche a bordo campo, troverà forse familiare, coerente al suo stile e alla sua vitalità anche questo piccolo omaggio, legato a un altro suo grande amore, insieme allo sport, che era quello verso la buona cucina.

De Gustibus era il titolo dell'evento che lo ebbe protagonista al Festival nel 2015, accompagnato da un altro grande mattatore della parola, il giallista pisano Marco Malvaldi. Potremmo ricordare altre occasioni in cui Mura ci deliziò della sua simpatia a Mantova (per esempio la scintilla del 2008 insieme a Fabio Stassi sui suoi esordi come «ragazzo di bottega» inviato al Giro d'Italia, che potete riascoltare qui), eppure il nostro pensiero è corso per primo a quel divertentissimo dialogo sul mangiar bene, inteso soprattutto come gioia di vita e come modo di valorizzare il proprio tempo libero.

Siamo quindi felici di riproporvi uno spassoso tour de force tra ristoranti, esperienze culinarie, piccoli dettagli che mandano in malora una serata o la elevano alle altezze del massimo piacere, che molto dice di Gianni Mura, della sua lingua, del suo generoso talento. Basterebbero soltanto le considerazioni a ruota libera sul menù, sul modo di confezionarlo e proporlo, una selva di consigli per evitare di corredarlo di fotografie, di dare nomi troppo vaghi alle pietanze («fettuccine a modo mio»), di affidarsi a verbalismi inutili («il risottino coi suoi funghetti del nostro orto»), dubbie aggettivazioni («zuppa tiepida») e denominazioni suggestive che scivolano facilmente nel ridicolo!

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