Fantasmi di piombo
10 9 2021
Fantasmi di piombo

Giuseppe Culicchia e Giorgio Bazzega: Storie di riconciliazione

Giuseppe Culicchia era appena undicenne quando il cugino brigatista Walter Alasia venne freddato in uno scontro armato. Era una gelida mattina del 1976, rimasero uccisi anche il vicequestore Vittorio Padovani e Sergio Bazzega, maresciallo dell’Antiterrorismo. Sono storie che rimangono incagliate nella memoria. Come afferma Slavoi Žižek: «L’opposto di esistenza non è inesistenza ma insistenza: quel che non lasciamo esistere continua a insistere, a lottare per emergere all’esistenza».

La vicenda ha per anni infestato Culicchia, dandogli la necessità di narrare di Walter e della tragica notte in cui è stato brutalmente ucciso, svelando ciò che la narrazione mediatica ha celato: la dimensione umana di suo cugino. Il tempo di vivere con te è un intenso memoir che dà corpo a fantasmi personali e rimossi collettivi, sintomi di un conflitto tuttora aperto con gli anni di piombo. L’immaginario collettivo degli anni Settanta è ancora imbrigliato nelle mistificazioni, in una narrazione che appiattisce tutto sulla definizione di terroristi come mostri senz’anima e colloca al polo opposto le vittime da commiserare.

Walter Alasia è stato doppiamente condannato: la prima volta il 15 dicembre del 1976, quando cadde morto nello stesso cortile di casa a Sesto San Giovanni e una seconda volta dalla storia. Manca, ancora oggi, una sintassi che possa spiegare le stragi di Stato - espressione che Pasolini condannava essere un luogo comune – che sia in grado di innescare il difficile processo di ricostruzione della memoria del passato. Il dolore di chi sbaglia non ha diritto di cittadinanza. Si deve dar conto invece che i terroristi erano persone, non mostri, che hanno preso scelte di vita diverse, figlie di un tempo ed uno spazio determinato. L’intento di Culicchia con Il tempo di vivere con te è quello di sottrarre il monopolio del dolore alla parte socialmente accettata: per giungere ad un processo di riconciliazione si deve passare attraverso l’ascolto di tutte le fazioni prese in causa.

Lo sa bene Giorgio Bazzega, figlio del maresciallo rimasto vittima dello scontro armato con Walter Alasia. In un commovente dialogo con Culicchia, Bazzega racconta di come la sua esistenza sia stata per lungo tempo infestata dal dilaniante dolore per la perdita del padre e da un odio per i carnefici. Solo attraverso un lungo percorso di giustizia riparativa è riuscito a mutare prospettiva. Il tempo di vivere con te è stato per Giorgio Bazzega il modo di dare senso all’intrico dei fatti, di chiudere il cerchio. Tra le pagine ha conosciuto l’uomo e non l’immagine cristallizzata che ne è stata data dalla stampa. Walter era un ragazzo allegro, amante del basket. Raccontava un sacco di frottole. Tifava Inter. Culicchia, attraverso i ricordi d’infanzia, ne restituisce un’immagine a tre dimensioni al di là dell’inferriata mediatica che lo ha sempre relegato come uno dei tanti giovani brigatisti nemici dello Stato.

Bazzega trova finalmente un essere umano tra le pagine e ricorda quanto sia importante cercare di comprendere perché si compiono determinate scelte. Come scriveva Pasolini in una lettera aperta a Calvino, il nemico non è un essere fatale e predestinato al Male: i fascisti non sono nati per esserlo. «È una atroce forma di disperazione e nevrosi che spinge un giovane a una simile scelta; e forse sarebbe bastata una sola piccola diversa esperienza nella sua vita, un solo semplice incontro, perché il suo destino fosse diverso.»

Culicchia ricorda che l’umano è capace di essere disumano. Non esiste una memoria condivisa secondo Culicchia e Bazzega, ma il loro contatto rammenta l’importanza di raccontare e condividere la vita per suturare le ferite e poter giungere alla costruzione di una più completa Storia condivisa.

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