Il carcere a porte aperte
5 9 2019
Il carcere a porte aperte

L'evento-concerto di Malvaldi alla Casa Circondariale di Mantova: «dobbiamo abbattere i pregiudizi verso i detenuti: una seconda condanna»

La nutrita squadra dei narratori italiani comprende nuove voci e frequentatori assidui di Festivaletteratura: i loro racconti ci toccano come individui e collettività.


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Take this hammer fu registrata da Lead Belly per la prima volta in un carcere. Con questo brano il contrabbasso di Pietro Leveratto, accompagnato da chitarra e batteria, accoglie i lettori del Festival, che si uniscono ad alcuni detenuti in platea nell’inedita location della Casa Circondariale di Mantova.

Tra i probabilmente simili corridoi del carcere di Pisa, non più di anno fa, lo scrittore Marco Malvaldi, apprezzatissimo ideatore dei delitti del BarLume, incontrava ad un corso di scrittura creativa il detenuto Glay Ghammouri. Così, da una corrispondenza tra i due nasce Vento in Scatola (Sellerio, 2019), una “commedia da camera”, in cui camera è la cella di un carcere, con le sue abitudini, tradizioni e quotidiane ingiustizie.

Quella che Malvaldi porta al Festival non è però un’ordinaria presentazione del suo nuovo libro. Il rigido luogo di detenzione si trasforma, per un’ora, in una sala concerti. «Il disturbo più diffuso in carcere – spiega l’autore – non è la depressione ma, molto più banalmente, la miopia. Per la maggior parte del tempo chi è in carcere guarda oggetti molto vicini – di solito, i muri – e solo quando va all’aria ha la possibilità di mettere a fuoco oggetti un po’ più lontani». Quindi, il senso più importante diventa l’udito.

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«Gonna be down here for the rest of my life» recita Parchman Farm Blues. «Glay mi ha detto – ha continuato Malvaldi – che i giorni in carcere scorrono veloci, ma le ore non passano mai». Ecco perché in carcere, o almeno in quelli più virtuosi, ci si può dedicare ad attività lavorative che richiedono pazienza maniacale: la materia prima, il tempo, non manca mai.

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«Chi sta fuori ed entra in carcere spesso dimentica che i detenuti hanno già subito una sentenza. I pregiudizi contro di loro sono una seconda condanna. L’insegnamento fondamentale che si può trarre dai carcerati è il rispetto delle persone». Insomma, il messaggio di Malvaldi vuole essere un’apertura fisica ma soprattutto metaforica delle porte del carcere: non un luogo da temere ma un luogo dove farsi delle domande e darsi delle risposte. Senza pregiudizi e soprattutto senza (ulteriori) giudizi.

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Per scoprirne di più sul concetto di libertà, questa è l'intervista che Malvaldi ha rilasciato a un volontario della redazione di Festivaletteratura:

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 6 “Enrico detto Erri” - Evento 23 “I personaggi della Buona Novella” - Evento 34 “Fede” - Evento 40 “L'umanità come il vento, non si chiude in una scatola” - Accenti giovedì 5 ore 17:00 “Lo scrittore vacante” - Giovedì 5 ore 19:00 “Per un museo della lingua italiana: la moda” - Evento 59 “La difficile arte della commedia” - Evento 82 “Uno tanti insieme diversi” - Evento 97 “Tramandare la storia può salvare il mondo” - Evento 102 “L’amore è per sempre” - Evento 117 “Mi chiamo Alex Zanardi e sono un pilota” - Evento 123 “Voci dal Novecento” - Evento 130 “Identità e memoria” - Evento 147 “La mia terra canta” - Evento 184 “Una lingua per ogni emozione” - Evento 185 “Ci sarebbe poco da ridere” - Accenti domenica 8 ore 15.00 “Le montagne di Fosco” - Evento 214 “In viaggio” - Evento 225 “Mi piace la parola libertà”.

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