Oltrepassare sempre, delirare etimologicamente
5 9 2019
Oltrepassare sempre, delirare etimologicamente

Massimo Cacciari racconta l’Umanesimo nella crisi della natura umana e del proprio universo

Per superare il senso di disorientamento che pervade le società contemporanee e tornare a mettere il futuro al centro del nostro orizzonte servono nuove etiche e nuovi strumenti di pensiero capaci di scardinare logiche e sistemi di potere accettati come incontrovertibili. In questo senso filosofi, economisti e intellettuali di varia formazione indicheranno al Festival alcuni possibili percorsi, seppur parziali, per rimettere mano a paradigmi e categorie interpretative che ormai risultano inadeguati. Un ampio ventaglio di riflessioni verrà ad aprirsi sulla guerra, attraverso una serie di incontri che toccheranno il confronto interreligioso, il ruolo della scuola e della comunicazione nel formare le coscienze, il racconto dei conflitti per le più giovani generazioni.


Uomo al centro del mondo, ricerca dell’armonia stabile, dignitas fondata e tutelata, ritorno all’ordine pulchrum delle parti: questa è l’idea contrabbandata di Umanesimo contro cui Cacciari si schiera nel suo libro La mente inquieta, edito da Einaudi.

«Grande miracolo è l’uomo!»: così esordisce Pico Della Mirandola nel suo De dignitate hominis. Perché l’uomo è effettivamente qualcosa di miracoloso, qualcosa di straordinario, ma nel senso etimologico del termine: extra-ordinario. L’uomo è non-ordinabile, non è definibile: è camaleontico. In questo si differenzia l’uomo dall’animale: non sottostà ad alcuna rigida classificazione, non ripete i propri comportamenti, non ha un linguaggio ordinato e immutato. Eccede da tutti i punti di vista i modi in cui gli animali vivono.

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L’homo incurabilis non sta. È figura di esodo, avventura, scoperta ed esilio. Come può quindi incarnare il centro di rotazione di un sistema universale? L’uomo, secondo l’opinione di Garin (che «legge come si deve» Pico e Alberti) non è al centro di nulla: al centro possiamo di sfuggita intravedere il suo sguardo, che è però uno sguardo mai definitivo, che non si sofferma.

È sbagliato quindi auspicare ad un Nuovo Umanesimo che ristabilisca ordine e armonia, perché semplicemente questa presunta geometrica sicurezza non sussiste. La natura umana, che si trascende e si oltrepassa di continuo, non riconosce e non rispetta colonne d’Ercole. Si spinge a “volare sopra l’angelo” (anch’esso essere statico e definito, al pari dell’animale) e sfiora la divinitas. Ma il giorno seguente la sua condizione potrebbe essere sostituita da quella “della più infima bestia”. Alla fine di ogni giorno, della nostra natura è fatta tabula rasa: ogni giorno dobbiamo ri-deciderci.

“Quis es homo?” Chi sei uomo? È una domanda intrinsecamente diversa dal categorico e medievale “Quid est homo?”, che mira ad una archiviazione umana una tantum. Invece, noi siamo la potenza degli opposti. La risposta che decideremo di dare a questa domanda sarà ogni giorno diversa. Perché il nostro linguaggio (filologicamente e filosoficamente definente del nostro essere) è cangiante con noi e perché la buia e densa fascia di follìe e umori astrali di aristotelica memoria resta sopra le nostre teste, a metà tra il nostro mondo sublunare e il luminoso olimpo divino, inclinandoci (ma non determinandoci!).

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In effetti il libero arbitrio ci resta, seppur non risparmiandoci un destino agonico. All’esistenza della libertà non è fornita dagli Umanisti una prova logica. Valla ci dice che se non ci crediamo liberi di rinnovarci ogni giorno, allora la nostra esistenza perde di significato, dimostrando così null’altro se non la finitezza grammaticale con cui si può ragionare di libertà.

Per concludere, Cacciari ricorda che l’Umanesimo è una stagione di crisi, termine che etimologicamente rimanda ai concetti di scelta, analisi e conseguente rinnovamento. Crisi che si declina essenzialmente lungo due direttrici: quella religiosa (che ne sarà della Cristianità, formidabile elemento fondante dell’Europa, se non compirà un celere ritorno all’altissima paupertas francescana?) e quella politica (che ne sarà dell’Italia, non intenzionata a riconoscere la necessità di una potenza egemonica, se non metterà in discussione il suo modello politico mentre nel resto dell’Europa va affermandosi il modello di stato nazionale?). Gli strumenti con cui l’Umanesimo affronta questa crisi sono gli stessi che Cacciari vorrebbe che l’umanità della nostra epoca facesse propri. La crisi va affrontata in termini di linguaggio. Deve essere inizialmente dipinta: Leonardo eleva il potere della pittura sopra quello della scrittura. Dipingere significa raccontare le cose come stanno, nel dramma del riconoscimento di ciò che non funziona. E poi vanno proposte riforme attuabili, radicate nella più onesta e cruda fattibilità.

Gli intenti riformisti dell’Umanesimo naufragarono, trascinando con sé l’Italia, che forse tutt’ora risente di questo fallimento. Non è un caso che Cacciari abbia deciso di pubblicare La mente inquieta proprio in questo momento storico di crisi conclamata. In che modo la stiamo vivendo? Con quali parole la stiamo raccontando? Che ragionamento di riforma stiamo proponendo? L’Umanesimo giunse alla sua fine senza contraddire la rappresentazione della crisi che aveva prodotto e la natura umana che aveva riconosciuto. “Naufragium feci, bene navigavi”. Potremmo dire lo stesso, noi oggi?


Se volete approfondire potete ascoltare l'intervista che ha rilasciato alla redazione di Festivaletteratura

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 13 “Umanesimo inquieto” - Evento 24 “Un nuovo racconto della guerra” - Evento 25 “E alla fine un mondo lunare” - Evento 33 “Raccontare il mondo” - Evento 73 “Per un nuovo pensiero africano” - Evento 89 “12 dicembre 1969” - Evento 142 “Dedicato ad Ágnes Heller” - Evento 145 “L’economia del valore” - Contaminazioni ore 18.00 sabato 7 “L’inflazione della verità scientifica” - Evento 175 “Il mondo è giovane ancora” - Evento 190 “Tutte le guerre del mondo” - Evento 204 “Affermare l’umanità” - Accento ore 14.00 domenica 8 “Le sante ossa” - Evento 209 “La democrazia esclusiva e i suoi sovvertimenti” - Evento 215 “Le regole e la coscienza”.

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