Un'Europa davvero democratica
8 9 2018
Un'Europa davvero democratica

I retroscena della crisi greca e il futuro dell'Eurozona

La disaffezione verso le forme tradizionali della rappresentanza politica, la rabbia nei confronti delle élites che attraversano oggi gran parte delle comunità occidentali sono sentimenti che trovano alimento nelle trasformazioni profonde che attraversano l'organizzazione dei sistemi economici e la natura stessa delle democrazie.


È da pochi giorni uscito Adulti nella Stanza, che è stato definito dal Guardian come uno dei migliori memoir politici di sempre, e Yanis Varoufakis lo presenta a Festivaletteratura raccontando i retroscena del suo intenso periodo come Ministro delle Finanze del primo governo Tsipras, durante la crisi greca.

(caricamento...)

Varoufakis è disponibile e sorridente e, anche se a conclusione della vicenda greca è stato rimosso dall’incarico di Ministro, venendo relegato a un ruolo politico marginale, ha il piglio di chi svela i retroscena degli eventi passati non per un senso di rivalsa, ma per smascherare ciò che non funziona nell’Unione Europea. Unione Europea che, comunque, rimane per Varoufakis un progetto da riformare, ma certo non da abbandonare: il fatto che oggi sia attivo a promuovere Diem25, che vuol essere un partito di sinistra paneuropeo conferma questa visione, più volte ribadita nell’incontro.

Uno dei primi aneddoti affrontati riguarda un incontro con Christine Lagarde, direttore del Fondo Monetario Internazionale. Varoufakis racconta come, dopo due ore passate in riunioni con vari assistenti, quando i due finalmente rimangono soli nella stanza, Lagarde gli dice che ciò che stavano chiedendo alla Grecia era utopico, e che le proposte di Varoufakis erano invece quelle giuste. Ma che, cionondimeno, le Istituzioni come il FMI avevano usato un tale capitale politico, per fare queste richieste di riforme, che non si poteva tornare indietro. E che la carriera politica di Varoufakis sarebbe dipesa dall’accettare le condizioni poste alla Grecia. Ma, dice Varoufakis, Lagarde non aveva capito quanto poco importasse a lui della propria carriera, rispetto a cosa fosse giusto fare per il popolo greco.

Varoufakis riconosce poi a Wolfgang Schäuble di aver sempre parlato in maniera chiara, ribadendo più volte come gli accordi presi dai precedenti governi greci non potessero esser modificati dal nuovo e che, fra il mancato rispetto delle regole dell’Unione e la sospensione della democrazia, il modo in cui l’Eurozona è costruita privilegia la seconda opzione. E’ per questo che, dice Varoufakis, lui vuole riformare l’Unione Europea democratizzandola, non certo distruggendola.

(caricamento...)

Un altro aneddoto che racconta Varoufakis sa davvero di occasione mancata e riguarda la lotta all’evasione fiscale. Dice l’ex ministro delle Finanze che, nei mesi precedenti alla sua dimissione, aveva creato una task force al Ministero che, incrociando redditi e dati bancari, aveva trovato circa 485.000 greci che, negli anni precedenti, non avevano dichiarato redditi per almeno 100.000 euro ciascuno. Il piano era fare una grande conferenza stampa a fine luglio 2015 per dire a queste persone che il governo greco non cercava vendetta, ma che sarebbe stato predisposto un sito presso cui indicare, nel giro di due settimane, la cifra che ciascun evasore aveva dimenticato di dichiarare. E che poi il governo avrebbe preteso il pagamento del 15% di quanto dovuto originariamente, per non perseguire gli evasori. L’idea era quella di rivolgersi al popolo greco con un nuovo patto sociale: «Noi abbassiamo le tasse, ma voi le pagate tutte». Purtroppo, il giorno dopo la dimissione di Varoufakis, il responsabile di questa task force lo ha chiamato in lacrime, dicendo che stavano sciogliendo il gruppo. Perché, dice l’ex ministro «gli oligarchi greci sono i migliori amici della troika».

L’Europa torna più volte fra i temi trattati: per Varoufakis l’ipotesi di una Grexit era un piano B, pronto in caso di emergenza, ma che lui non voleva mettere in pratica. Un piano per essere pronti al peggio, come i piani che ogni esercito nazionale ha in caso di attacco straniero: non significa volere la guerra, ma essere pronti nel caso ci si ritrovi nel mezzo. E questa è la grande differenza con Salvini che, dice Varoufakis, racconta il suo piano A, e cioè l’uscita dall’Europa, come se fosse un piano B. Al contrario, Varoufakis è fortemente europeista: Diem25, il movimento politico cui ha dato vita, e che si presenterà alle prossime elezioni europee, avrà infatti candidati tedeschi in Italia, Italiani in Grecia, Greci in Portogallo e così via. Perché l’Europa va democratizzata, non distrutta.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 26 “Classi dirigenti e classi subalterne in Italia” - Evento 89 “Il reddito di base” - Evento 126 “I nuovi sfruttati” - Evento 150 “La gente e il decoro” - Evento 202 “Un’economia senza peccati”.

Festivaletteratura