Bruciando le frontiere
8 9 2017
Bruciando le frontiere

Raccontare la migrazione in immagini

In un’epoca in cui il compito di testimoniare la contemporaneità viene sempre più demandato all'immagine, tre fotogiornalisti tra i più apprezzati sulla scena internazionale illustreranno la profondità di campo sottesa al loro lavoro, che dilata l’istantaneità del singolo scatto in un racconto universale: Buhran Ozbilici, Giulio Piscitelli e Monika Bulaj. A loro si unisce un artista della fotografia come Ferdinando Scianna, che svilupperà attraverso immagini e parole un confronto tra condizione umana e animale.


«Lavoro per l'interesse di capire e poi spero che ci sia un pubblico interessato a quello che sto producendo».

Dal deserto libico alle barche che arrivano a Lampedusa, da Calais ai CIE: dal 2011 Giulio Piscitelli segue le rotte dei migranti, accompagnandoli nei loro viaggi e raccontando tramite immagini le loro storie. I vari progetti sono confluiti in Harraga. In viaggio bruciando le frontiere, un libro che raccoglie cinque anni di lavoro sulla migrazione, accompagnati dalle mappe di Philippe Rekacewicz e da alcuni frammenti del diario che il fotografo ha tenuto durante i suoi reportage.

L'esigenza di fotografare i migranti nasce nel 2011, per dar voce a una realtà sempre più importante con la quale Piscitelli si confrontava ogni giorno nel suo lavoro come fotogiornalista. Decide così di raccontare l'altro lato della questione Lampedusa e grazie all'aiuto di un amico tunisino riesce a imbarcarsi in una delle barche che trasportano i migranti verso l'Italia. Trenta ore di viaggio in un peschereccio senza GPS in cui entra acqua, precedute da giorni e giorni di attesa e false partenze, vissuti insieme ai migranti che attendevano pazientemente quella che speravano fosse l'ultima tappa del loro viaggio verso l'Europa. Un progetto in cui il fotografo non ha mai nascosto la propria identità di giornalista interessato solo a raccontare (e non a denunciare), ma in cui ha condiviso le paure dei migranti: l'ansia di non sapere quando si parte, quando si arriverà a destinazione, di ritrovarsi nel cuore della notte in mezzo al buio completo su un peschereccio in cui entra acqua, di non essere certi di riuscire ad arrivare vivi.

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Dopo quell'esperienza Piscitelli ha avuto la possibilità di fotografare molti altri aspetti del fenomeno migratorio. Il viaggio nel deserto della diaspora eritrea che gli ha permesso di documentare ciò che accade prima di raggiungere i luoghi dell'imbarco. La risposta dell'Europa ai migranti che tentano di entrare e in particolare la frontiera di Melilla, enclave spagnola in Marocco da cui è separata da un muro lungo 12 km e alto 9-10 metri, creato con la chiara volontà di non lasciare passare nessuno e che le persone tentano comunque di attraversare, perché è l'unica speranza. I CIE italiani. Il campo di Calais, dove una situazione che doveva essere transitoria si era trasformata in normalità, documentata dalla presenza di varie strutture economiche. La violenza xenofoba in Grecia. La comunità africana che vive a Castel Volturno, dove si rifugiano le persone che non sono riuscite a ottenere i documenti per poter vivere legalmente in Italia.

Ogni foto è una storia e ogni foto è solo un piccolo tassello di un fenomeno molto più ampio: insieme Harraga costruisce un puzzle, certamente non esaustivo, per tentare di capire una componente importante della nostra contemporaneità, al di là di brevi news e narrazioni piatte. Un progetto in cui il libro ha messo un punto, ma in continuo aggiornamento.


Se volete approfondire ulteriormente potete ascoltare l'intervista concessa a Festivaletteratura

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone gli eventi: 121 UOMINI, BESTIE, ANIMALI - 167 DOVE GLI DEI SI PARLANO - 227 LA VERITÀ DELLE IMMAGINI.

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