Lezioni d’esilio
10 9 2017
Lezioni d’esilio

Il dialogo tra Velibor Čolić e Melania Mazzucco sul destino di un esule

Nelle piazze del Festival si raccolgono le storie di chi ha perduto la propria terra. Chi ha dovuto allontanarsi dai terreni di conflitto o da un regime oppressivo, trova qui uno spazio per raccontare la propria condizione. Come Kim Thùy, Madeleine Thien, Tash Aw, José Eduardo Agualusa, Eka Kurniawan, Faraj Bayrakdar, Harry Parker: sono queste alcune delle voci internazionali del Festival.


Il bosniaco Velibor Čolić era un giornalista e uno scrittore quando è scoppiata la guerra civile in Jugoslavia ed è stato forzato ad arruolarsi nell'esercito. Poi si è ritrovato in Francia come rifugiato politico, dove ha dovuto ricominciare da capo la sua vita come scrittore. A Festivaletteratura ha presentato il suo ultimo libro Manuale d’esilio in trentacinque lezioni insieme a Melania Mazzucco, il cui romanzo Io sono con te. Storia di Brigitte riguarda l’esperienza di un esule.

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Il rifugiato, dice Melania Mazzucco, non possiede nulla però ha la propria storia da raccontare e ogni storia è personale ma anche universale. Per Čolić il tema dell’esilio è fondamentale: «Io scriverò sempre dell’esilio e della guerra perché la letteratura non può essere migliore del mondo». L’esilio tratta piuttosto dello stato d’anima: un esule è una persona che si è persa tra i confini che in realtà non esistono.

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Čolić racconta la sua storia con umorismo e con ironia, riflette sull’esperienza tragica dell’esilio e in particolare sui rapporti complicati con la nuova lingua. Il libro comincia con le parole: «Ho ventotto anni e arrivo a Rennes con un bagaglio di sole tre parole francesi: Jean, Paul e Sartre». Quando nel 2014 l’Académie Française gli ha concesso il premio della lingua e letteratura francese, lui ricordava il corso di francese per gli adulti dove tutta la settimana i rifugiati dovevano imparare la stessa frase («dove è la posta?»). La domanda sorge spontanea: come è riuscito a sopravvivere? «Grazie alla letteratura» che è diventata la sua vera compagna in esilio. Un rifugiato bosniaco che aveva fame e freddo si consolava con il pensiero che anche molti grandi scrittori del passato si trovavano in difficoltà. Venticinque anni fa era un rifugiato con l'ambizione e sognava la letteratura che è stata alla fine la sua via d’uscita.




Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone gli eventi 13 LA LIBERTÀ CHE È IN NOI PIÙ FORTE - 36 OLTRE IL CONFINE LA PIOGGIA NON CAMBIA -129 NOMADISMO LETTERARIO - 137 NIENT’ALTRO CHE PROIETTILI E DOLORE - 141 IL MIO PASSATO, UNA SCHEGGIA SOTTO PELLE - 187 STORIE VIETNAMITE - 225 SE LO INCONTRI GRAN PAURA FA

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