Sogni impossibili
14 9 2015
Sogni impossibili

Racconti bulgari al femminile

Un libro potente, doloroso, con un'ironia affilata, scevro di pietismo. Un romanzo che ha il coraggio di presentarci un paese che, forse, è emblema di un sistema ecomico-sociale”. Così Lella Costa introduce Sinfonia, l'ultima opera dell'autrice bulgara Zdravka Evtimova. Il libro è una storia a quattro voci, tutte donne, ognuna delle quali ha il proprio capitolo. Donne diverse, tormentate, in alcuni casi ricche e in altri povere, talvolta sofferenti, talvolta coraggiose e talvolta cattive, ma sempre donne che non si adeguano agli stereotipi. Queste protagoniste, racconta l'autrice, sono l'insieme di diverse anime di un paese in cui “ogni strada è una storia e anche la persona meno interessante che incontri è un romanzo”.

Uno dei temi portanti dell'opera è la miseria e la fame che ne deriva. Riuscire a mangiare per molti personaggi è un'ossessione, il loro primo pensiero quando si alzano al mattino e quando vanno a letto la sera. In una nazione che sembra aver intrapreso la via dello sviluppo economico, tanto da entrare nell'Unione Europea, quanto è ancora diffusa la povertà? Sicuramente ci sono stati dei miglioramenti e molte persone stanno lottando per far sì che la fame appartenga al passato, racconta l'autrice, tuttavia la strada è ancora lunga. I bulgari però non si arrendono. “Come i fiori che mettono radici nella roccia e poi traggono da essa acqua e nutrimento, così sono i bulgari”.

Le quattro protagoniste hanno e hanno avuto esistenze difficili e talvolta compiono azioni malvagie o apparentemente incomprensibili, eppure i confini fra bene e male sono labili e dietro a ogni scelta ci sono motivazioni complesse. Lo sguardo di Zdravka non condanna, né approva, ma fornisce al lettore gli strumenti per giudicare autonomamente le scelte di queste donne e, soprattutto, di comprenderne il perché.

La passione per la scrittura appartiene alla famiglia di Zdravka da diverse generazioni: la nonna, che a malapena sapeva leggere e scrivere, era solita inventare storie, il padre, elettricista, scriveva per sopravvivere. In un paese che ancora fa i conti con il retaggio sovietico e gli effetti della pesantissima crisi degli anni Novanta, “si scrive per allontanare lo spettro del dolore”.

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