Manzini e Giallini raccontano il nuovo Rocco Schiavone
Uno spazio riservato agli appassionati di giallo, protagonisti gli autori internazionali e italiani di questo genere.
«Dateme chiacchiera sinnò m'addormo» chiedeva Nino Manfredi in una scena di Audace colpo dei soliti ignoti e di chiacchiere se ne sono fatte tante grazie a Luigi Caracciolo, Antonio Manzini e Marco Giallini. L'attore romano - cappello calcato sulla fronte a coprire i capelli inbionditi per esigenze di scena, sigaretta fra le dita e carisma da vendere - ha scherzato senza sosta con Antonio Manzini rendendo vita difficile al mediatore dell'incontro Luigi Caracciolo: «Sapevo che sarebbe stato complicato. Non pensavo così tanto» ha esordito il sostituto Commissario di Mantova quando è riuscito a prendere parola.
Fra
una battuta e l'altra il creatore del vicequestore Schiavone ha
spiegato le ragioni per cui l'ultimo romanzo della serie gli
sia costato tanta fatica: «Rocco
sta diventando un personaggio sempre più complesso. Non è più
semplicemente
l'uomo
burbero
dal
passato burrascoso trasferitosi ad Aosta. Sta cercando di evolversi,
di smettere di essere una contraddizione in termini.»
Pulvis et umbra
è
l'ultima
pubblicazione
della
fortunata serie iniziata nel 2013 con Pista
Nera, il
cui adattatamento
televisivo
è andato in onda
nel 2016 su
Rai Uno
registrando
ascolti record. Una
storia di ombre: ombre sul caso e
ombre
su Schiavone che per la prima volta dopo tanto tempo si ritrova in
situazioni scomode, pericolose. Un
noir come non se ne vedevano da tempo.
Aosta ancora una volta si dimostra il setting perfetto per questo tipo di racconto. Un luogo che Manzini ama particolarmente: «Se siete mai stati in Valle d'Aosta allora saprete che arrivandovi la prima costruzione che si incontra è il Forte di Bard. Una rocca che incute timore e che rispecchia il buio della valle, eppure per trovare luoghi meravigliosi basta guardare poco più in alto al Gran Paradiso. Schiavone e la Valle d'Aosta si somigliano molto: entrambi hanno un'apparenza ben diversa dalla loro essenza.» L'autore ha poi elogiato l'interpretazione di Giallini che ha spiegato perchè abbia accettato la parte: «Avevo un papà sedicente e ignorante che però amava e conosceva perfettamente il cinema italiano e francese dagli anni '50 in poi. In particolar modo i gialli: Maigret, Melville. Per questo motivo ho profonda gratitudine nei confronti di Antonio: mi ha dato l'occasione di fare una cosa che avrei sempre voluto fare.»
La serietà però è durata poco, giusto il tempo di un secondo caffè ed i due hanno ripreso, con toni sarcastici e divertiti, a snocciolare episodi inediti e battute dissacranti: «Un giorno sono entrato in una libreria di Monte Sacro, a Roma, ed ho visto un cartonato di Antonio in una posa plastica. Mi ci sono fatto due foto, gliele ho mandate e poi me lo sono portato a casa» ha raccontato sorridendo l'attore romano.
Una
conversazione a routa libera in cui il loro temperamento camaleontico
ed esuberante ha trascinato il pubblico in un vortice di risate da
spettacolo ionesco.
Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone gli eventi 42 CAPITAL THRILLER - 60 NAPULE È MILLE PAURE - 109 ROMA-AOSTA SOLO ANDATA - 138 LE INDAGINI NON FINISCONO MAI - 154 LA GIALLISTA CHE VENNE DAL CALDO - 217 VENT’ANNI DI LIBRI E CHIACCHIERE INSIEME