A Christa Wolf
10 9 2015
A Christa Wolf

Una dedica di Anna Chiarloni, Anita Raja, Jana Simon, Anna Bonaiuto, Gerhard Wolf e Annarosa Buttarelli

"Che cosa resta", il titolo di un breve romanzo pubblicato da Christa Wolf a pochi mesi dalla caduta del muro di Berlino, è anche la domanda implicita da cui è mosso l'incontro di Festivaletteratura, coordinato da Annarosa Buttarelli, dedicato alla memoria della scrittrice tedesca icona della DDR: che cosa resta di Christa Wolf?

Hanno cercato di rispondere a questa domanda le voci di Anna Chiarloni, germanista, di Jana Simon, giornalista e nipote della scrittrice, di Anna Bonaiuto, che per l'occasione di Wolf ha letto alcuni brani, e le lettere inviate da Anita Raja, sua amica e traduttrice italiana, e dal marito Gerhard Wolf, purtroppo assenti all'incontro per motivi di salute.

Il ritratto delineato per il pubblico del teatro Bibiena è stato quello di una pensatrice libera, capace di mettere in discussione ogni verità costituita, senza tabù, che prima in Cassandra e poi, anni dopo, in Medea. Voci (entrambi editi in Italia da E/O), è stata in grado di ribaltare persino il mito greco, servendosi della sua forza per scrivere nuove storie e trasformare le eroine del mito in due donne dalla voce forte e viva, contemporanea.

Ma anche il ritratto di una donna la cui vicenda biografica si intreccia alla storia tutt'altro che univoca del Novecento e, infine, quello di una nonna - non certo del genere che aspetta i nipoti coi biscotti appena sfornati!, come ha detto sorridendo la nipote, Jana Simon - che considerava quella dei giovani tedeschi della Germania unificata una generazione "apolitica, e per questo noiosa", e che li esortava al coraggio con le stesse parole del poeta tedesco Paul Fleming (1609-1640) che ha voluto scegliere come epitaffio: "Resta comunque impavido, credi: nulla è mai perso!".

Festivaletteratura