A Marilyn Monroe, per la miglior interpretazione di Marilyn Monroe
10 9 2023
A Marilyn Monroe, per la miglior interpretazione di Marilyn Monroe

Filippo Timi in un racconto di bellezza e amore

Si abbassano le luci, quattro uomini sul palco. Uno senza giaccia. Filippo Timi è Marilyn. Lorenzo Parrotto, Matteo Prosperi e Gianluca Vesce i suoi compagni di questo racconto. Un racconto fatto di bellezza sprecata e di amore. Di tristezza. Di solitudine. Un racconto a capitoli per scandire la vita della donna più bella del mondo. E di come venne usata dagli uomini di potere proprio per questo. A cominciare dal Presidente degli Stati Uniti. «Tu appartieni a me» le dice. «Io posso entrare ovunque, sono il Presidente». Lei gli chiede solo di guardarla come se fosse Norma. Ma alla fine rimangono due corpi incastrati nel desiderio l’uno dell’altro. In un pomeriggio a Los Angeles. Lui non avrebbe mai lasciato la moglie, l’America non l’avrebbe permesso. «Vestiti che dobbiamo partire». Lei chiede «Per dove». «È un segreto». I segreti rimarranno una costante nella vita della diva. Come quello di essere sopravvissuta ad una madre schizofrenica. E questo addirittura è un segreto di Stato. Le piaceva che il Presidente la facesse partecipe di un segreto. Dovrebbe finire un film, sono in ritardo di mesi con le riprese, ma quando il Presidente chiama non si può dire di no. Appare Pola, la prima figura che cerca di metterla in guardia, di aiutarla. Che forse è sempre se stessa, una dei suoi molti personaggi, una delle sue maschere. L’aereo del Presidente atterra in una base segreta nel deserto e Marilyn viene a conoscenza di altri segreti. E diventa infermiera al capezzale di un essere alieno ferito. Assurdamente, anche lui cerca di salvarla. «Attenta Marilyn, scappa. Tu sei un esperimento. Che tanto verrà ammazzato anche lui. La vita è una faccenda ruvida, pericolosa. La tua morbidezza invece fa a tutti lo stesso effetto. Marilyn, stai convincendo te stessa credendo che il vostro sia un grande amore». Queste parole solo lei può sentirle. E la creatura muore. Torna con il Presidente senza dire una parola e a casa, per addormentarsi, prende un sonnifero. Pola la sveglia, Marilyn deve finire il suo film. Pola era l’unica ad avere le chiavi di casa e la amava, la proteggeva. Invece Hollywood è vorticosa, impegnativa, difficile. Se non ti vendi, che ci stai a fare a Hollywood. Alla fine della giornata ritorna a casa e trova una busta. È di Jackie. Il terzo personaggio che cerca di aiutarla prima che sia troppo tardi. Le chiede di lasciare perdere, perché comunque lei rimarrà una povera ragazza di provincia in cerca di consensi, un serpente con le curve al posto giusto. Ma anche una grotta piena di pietre, un ventre che non può generare. Marilyn non ascolta e vola a New York per il compleanno del Presidente. Sarà lei ad incendiare New York. Ma alla fine in camera si presenta il fratello Bob. «Non lo fare Norma, un Kennedy è sufficiente». Invece lei rimane nuda davanti a lui e succede quello che deve succedere. Poi dalla borsetta, per dormire, prende tre sonniferi. Tornata ad Hollywood affronta uno degli uomini che l’hanno usata, prende il “toro” per le corna, si licenzia. Lei, l’attrice più inaffidabile che ci sia. Ma che fa guadagnare un sacco di soldi a tutti. Lei vuole festeggiare la ritrovata libertà professionale e chiama il numero segreto. Ma al posto del Presidente arriva ancora il fratello, che viene rifiutato. A questo punto iniziano le minacce, le voci nel buio. «Sei una donna morta». Si spaventa. E le minacce diventano presto realtà. Mentre a forza la riempiono di pastiglie, si chiede che resterà di lei quando non ci sarà più. «Morirò appesa ad un trapezio». E diranno che era un suicidio. Mentre perde conoscenza si immagina alla serata degli Oscar, vestita solo di un lenzuolo. Vince il premio e parla. «So fare quasi tante cose, ma so apprezzare quelle piccole. Sono stata massacrata ed esibita». Qualcuno urla «Sei meravigliosa Marilyn!!». Il corpo quasi senza vita viene prelevato e trasportato da una macchina nera. In viaggio le fanno una lavanda gastrica. E arrivano nel deserto. Qui un’altra macchina la aspetta. E’ Jackie che l’ha salvata. Le ha preparato un borsone con tutto quello che serve per scomparire. «Sei un cavallo empatico Marilyn, come quel cavallo che sapeva fare le operazioni». «Sei preziosa, per quanto squallida. Una puttana santa». Nella borsa un biglietto che ha per destinazione Roma. E una statuetta: a Marilyn Monroe, per la miglior interpretazione di Marilyn Monroe.

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