Antonio Prete e la prossimità dei poeti
9 9 2016
Antonio Prete e la prossimità dei poeti

Viaggio nell'interiorità dell'uomo attraverso la letteratura

È stato il «desiderio di riflessione su qualcosa di profondamente contemporaneo» a spingere Antonio Prete a scrivere il saggio Il cielo nascosto. Grammatica dell’interiorità – vero e proprio viaggio nella letteratura e nelle arti che, dalle loro origini, scandagliano l’interiorità di un essere umano sempre impegnato nella ricerca autentica attorno a sé. È questo il punto di partenza dell’incontro tra il professore e Massimo Raffaeli, di fronte a un pubblico numeroso e attento nella bella luce del cortile di Palazzo d’Arco. Raffaeli presenta Antonio Prete come uno dei pochi, veri e grandissimi «cosmopoliti» del nostro Paese.

Nella sua ultima opera, Antonio Prete non è un saggista distaccato ed estraneo nei confronti della materia trattata: ricordando Michel de Montaigne, sa inserire con delicatezza riferimenti alla propria biografia, mostrando che è possibile intrecciare il percorso della propria vita con le parole dei poeti che si incontrano. Il prodotto dunque non sarà un monologo, ma un dialogo incessante con la poesia, con l’autore, con il lettore.

Prete sceglie il punto di vista della letteratura e delle arti perché per esse il soggetto non si può rappresentare in modo univoco, ma deve ricercare sempre una «tonalità» dell’io. La stessa parola “interiorità“ apre all’esplorazione, alla polifonia di voci, alla varietà di quei temi che Prete affronta, intrecciando storie e parole di autori di spazi e tempi diversi. Si trovano la cura di sé che nasce con Agostino, il cammino che scandisce il passo fisico e del pensiero, il tempo («grande ossessione della letteratura») che scorre eppure la letteratura riesce a fermare, e ancora la nostalgia, l’ascolto, l’inquietudine e l’allegria. Infine, la lontananza: il professore ha compreso la contemporaneità del suo lavoro constatando che tutti gli strumenti tecnologici moderni «addomesticano» la lontananza, la portano vicino; ma allora cosa accade alla lontananza della letteratura e dell’arte? Ecco la sua risposta: leggendo una poesia di un luogo e di un tempo lontano, «collaborando» con essa, noi superiamo la lontananza e costruiamo una prossimità.


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