Assaggi di Music Hall: venerdì 8
2 9 2017
Assaggi di Music Hall: venerdì 8

Una playlist commentata della seconda serata di Festivaletteratura Music Hall

Pagine, note, beat, incipit, ritornelli, capitoli, cori, riff… Musica e letteratura sono una coppia perfetta: entrambe raccontano le nostre storie; dove finisce una, dove inizia l’altra? Quest’anno ritorna Festivaletteratura Music Hall; da giovedì a sabato il Chiostro del Museo Diocesano aspetta tutti, dai sognatori ai ballerini pronti ad aprire le orecchie e tenere il ritmo con teste, piedi, cuori.

Per ogni serata, una mini playlist. Un piccolo assaggio per farvi appena sentire il sapore di quello che non sarà solo un concerto, ma un’esperienza tutta da godere.


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Il viaggio del Music Hall prosegue con suggestioni e atmosfere, che arrivano da lontano e a volte si intrecciano con il nostro paese: da Londra al Canada, passando per Bologna. Dopo una giornata dedicata soprattutto ai libri, è il momento della musica colta, dove le parole hanno un peso fondamentale, ma solo grazie alle emozioni del suono che le sostiene ci arrivano dritte alla mente e allo stomaco.

La playlist per il nostro venerdì si apre con il progetto emiliano del canadese Jonathan Clancy: dopo oltre 160 date in giro per il mondo, con l’album “Isolation Culture”, decisamente più corale, gli His Clancyness hanno perso l’esclusiva componente individuale e guadagnato l’armonia di una band.

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Non c’è brano più adatto per aprire questa playlist. La musica, come la letteratura, è una delle colonne portanti di quella cultura, che può essere risposta e antidoto all’isolamento della società contemporanea. Ed è proprio quello che facciamo qui al Festival, in fondo: stare vicini, condividendo passione e bellezza. Perché la cultura unisca sempre e mai divida.

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È uno dei singoli tratti dal nuovo lavoro ed è la colonna sonora perfetta, così cinematografica ed introspettiva, per lo skyline di Mantova: quando si arriva, pieni di aspettative, o quando si riparte con quel brivido di dolce nostalgia.

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Per assaggiare gli universi pop da cui gli His Clancyness sono partiti: le percussioni chiedono subito attenzione e, tra il ritmo e la dolcezza si balla un po’, a piccoli passi, muovendo le spalle.

Le “L” di L.A. Salami sono quella del suo nome, Lookman Adekunle, e quella della sua città, Londra. Un cantastorie urbano, dall’altezza proporzionale alla passione e alla semplicità; un tipo poco modaiolo, ironia della sorte scoperto proprio dalle “Burberry Acoustic Sessions”. Per qualcuno sarà l’ennesimo cantore voce e chitarra, un suono comodo per cullare emozioni e sentimenti, ma attenzione, non è il “solito” cantore voce e chitarra: L.A. Salami porta ricercatezza, narrazione tradizionale e temi contemporanei. Cosa significa “post modern blues”? Vuol dire scomporre l’idea di blues, prendendone le parti emozionanti e reinventarle aggiungendo tutti gli stili possibili, senza paura di generi o confini.

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Quando canta, L.A. Salami è un poeta e uno storyteller: lui stesso ha raccontato a Rolling Stone che “Se la gente quando mi ascolta ha la stessa sensazione che ha leggendo un libro, andrà bene così. La musica è come un romanzo, il suo autore ti accompagna da qualche parte”.

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Di quale sfumatura stiamo parlando…Sarà forse il pantone del nostro festival? Il blu dei totem, dei programmi, delle magliette…O sarà forse la sfumatura intensa, che degrada dal folk al soul?

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Vi diciamo noi perché venire a conoscere L.A. Salami: perché lui, con la grammatica, ci danza (Dancing With Bad Grammar); perché questo pezzo è una specie di ponte verso il suono che avrà il nuovo album; perché siamo sicuri che non ve ne pentirete.


Con il sostegno di Intesa Sanpaolo

Festivaletteratura