Blurandevù: vicini, nonostante la distanza
11 9 2020
Blurandevù: vicini, nonostante la distanza

La rassegna di incontri curati dai giovani volontari quest'anno si svolge tra radio e social

Gli incontri di Blurandevù sono da sempre tra gli appuntamenti più speciali di Festivaletteratura. Le interviste curate dai giovani volontari, da anni sostenute da Coop Alleanza 3.0, rappresentano momenti importanti sia per i giovani volontari che per gli autori coinvolti. L'attuale situazione non ha certo fermato l'entusiasmo dei giovani partecipanti che, coordinati da Elisabetta Bucciarelli, Nicola Baroni, Sara Sellini e Alessandra Cussini, hanno lavorato a distanza per preparare le interviste radiofoniche alle tre autrici di quest'anno: Francesca Mannocchi, Marta Barone e Igiaba Scego. Due delle giovani volontarie, raccontano l'esperienza di questa edizione, così diversa dal solito.


COSTRUIRE INSIEME, NONOSTANTE LA DISTANZA

di Mariagiovanna Pederzoli

Quando arriva questo periodo dell’anno, si colora tutto di blu: compri il libro dell’autore che devi intervistare, lo leggi sapendo che lui sarà lì per rispondere alle tue domande, lo ascolti su ogni canale. Quando arriva questo periodo dell’anno, rivivi la magia di Blurandevù: 9 ragazzi, 4 responsabili e 3 autrici uniti dalla curiosità, dal desiderio di condivisione, dall’amore per la lettura, per le parole forti, significative.

Quest'anno tuttavia noi ragazzi di Blurandevù ci siamo dovuti confrontare, a causa dell'emergenza sanitaria, con un metodo di lavoro totalmente nuovo. Se di solito ci incontravamo a Mantova qualche giorno prima che iniziasse il Festival per preparare le interviste, quest’anno ci siamo incontrati online, attraverso chat e videochat. Anche le interviste alle tre autrici – Francesca Mannocchi, Marta Barone e Igiaba Scego –, sono diverse dal solito: non eventi in presenza ma interviste sviluppate sui social e sulla radio del Festival.

Nonostante questo, le parole sono state le vere protagoniste, i nostri pensieri e le nostre riflessioni erano le basi per costruire insieme, nonostante la distanza, un progetto condiviso.Quest'anno Blurandevù ci ha insegnato che essere lontani fisicamente non significa essere distanti con i cuori: le parole dei libri che ci hanno accompagnato in quest'avventura, i pensieri delle autrici che hanno reso questa settimana così ricca, i consigli preziosi dei responsabili che hanno saputo sempre starci vicino e le idee così brillanti dei compagni ci hanno fatti sentire gli uni gli altri più vicini che mai. Quest'anno Blurandevù ci ha insegnato che l'amore per la lettura, il desiderio di scoperta, la volontà di crescita riescono a superare ogni ostacolo. E che nonostante la distanza, insieme si può raggiungere qualsiasi obiettivo. Blurandevù non si ferma mai, e questa ne è stata la prova! Ascoltateci in questi giorni sulla radio del Festival.


DALLE DISCUSSIONI DI GRUPPO, LE MIGLIORI RIFLESSIONI

di Virginia Mellace

Dopo tanto tempo non posso negarlo, dalle discussioni del gruppo di Blurandevù nascono le migliori riflessioni. Quest’anno in particolare, analizzando le nostre autrici, mi si è impiantato nella testa un pensiero rumoroso, che continua a rimbombare giorno dopo giorno, diventando sempre più potente. Sto parlando di quanto sia importante mostrarsi.

Detto così sembra banale, ma tenterò di spiegarmi meglio. Tutto è partito da una chiacchierata via messaggio, quando qualcuno mi ha detto “Virgi, penso questo. Se una creatura ha un problema fisico e riesce a farlo diventare un punto di forza, non dovrebbe infastidirsi a parlarne, anzi! Proprio in questo sta la vera vittoria”.

Mentre lo leggevo mi tremavano le mani, perché mi sono sentita come se mi avessero appena guardato dentro, senza che potessi chiudermi. Viviamo in una società dove molto spesso si fa passare, soprattutto sui social, un’idea canonica di bellezza fasulla, che per essere raggiunta ci porta spesso a camuffarci, a coprire le nostre cicatrici.

Le tre meravigliose donne su cui stiamo lavorando – Francesca Mannocchi, Igiaba Scego e Marta Barone – hanno tutte in comune lo scoprirsi, il mettere nero su bianco ciò che sono realmente, con una schiettezza schiacciante per cui spesso quasi mi sento a disagio, perché mi sembra di entrare in una sfera privata che non mi appartiene, come se mi stessi impicciando un po’ troppo.

Ho scoperto un nuovo tipo di bellezza, quello più intimo, di quando si fa prendere aria alle proprie ferite per farle cicatrizzare, sorridendo davanti allo specchio perché, nonostante i difetti, ci si vede belli. Credo sia fondamentale, soprattutto al giorno d’oggi, diffondere sui social una bellezza più veritiera, dove la pancetta, le cosce tornite, gli occhi strabici e tante altre caratteristiche non siano visti come difetti da nascondere, ma, appunto, come semplici dettagli.

Vorrei che, scattandoci una foto, anziché pensare a come metterci in posa per sembrare più magri, vedessimo un quadro con tutte le sue piccolezze che, nell’insieme, lo rendono riconoscibile dagli altri. Mi piacerebbe che, proprio come stiamo facendo noi di Blurandevù a distanza, tutti ricevessimo qualche complimento in più, che osassimo maggiormente nel mostrarci, nonostante i capelli legati male e il pigiama addosso. Sostanzialmente, mi sto accorgendo quanta bellezza mi circonda e mi riempie, perché a volte basta davvero poco, basta sorriderci a vicenda.

Virginia Mellace

Festivaletteratura