Buone ragioni per cambiare nome a una via
9 9 2021
Buone ragioni per cambiare nome a una via

Somenzi, Craveia: Viaggio odonomastico per le vie e le storie di Mantova

Gli abitanti di via Cani non erano felici di abitare in una via chiamata Cani; avversione condivisa con gli abitanti di Vicolo Regresso, di Vicolo Guasto, di vie intitolate al Sapone, alla Serpe, ai Porci. Quelli di Vicolo Regresso avevano forse meno ragione di tutti di irritarsi: vivevano in un vicolo cieco, «regresso» era semplicemente il movimento compiuto dal viandante una volta resosi conto dell’errore.

Comunque, mal comune non era mezzo gaudio, e gli abitanti di via Cani si lamentarono per cinquant’anni. Le istituzioni esitavano: gli abitanti sembravano molto sicuri che «cani» fosse il nome dell’antica contrada, e dunque riferito all’animale, ma non si poteva escludere che fosse il nome di una qualche casata. In questi casi, bisogna sempre fare molta attenzione con le preposizioni. In effetti, a forza di ricerche, emersero dei de’ Canibus; e nel ’56 la via fu intitolata a un loro esponente, Giovanni de’ Canibus, di professione illustre sconosciuto.

Negli anni ’60 a qualcuno venne in mente che avere in città una via intitolata a un Signor Nessuno (che forse non era neppure mai esistito) potesse non essere la migliore delle idee. Poi però decisero che il nome di via Giovanni de’ Cani era ormai entrato nell’uso. Questo signor de’ Cani ormai esisteva, a modo suo; non si ebbe cuore di ucciderlo, dunque vive tuttora.

Questa storia – divertente, paradossale, e nondimeno vera – è solo un minuscolo assaggio di quello che Paola Somenzi, Danilo Craveia e gli archivisti di Festivaletteratura hanno raccolto e raccontato ai desiderosi, lungo un percorso per la città durato, cronometro alla mano, tre ore e venticinque minuti; e del quale si può avere un’idea visitando l’installazione web.

La storia di via de’ Cani pure una delle storie più amene: una storia che parla di quelle che, in odonomastica, si chiamano «vie contrarie al decoro». Ma le ragioni che portano a scegliere un nome per una via – o, ancora di più, a cambiarlo – sono spesso legate alla Storia: dalla celebrazione postunitaria, ai tentativi di italianizzazione di Trento e Trieste, alle innumerevoli fascistizzazioni e de-fascistizzazioni. Così nel ’43, dopo l’arresto di Mussolini, arrivò una circolare del prefetto: bisognava cambiare tutti i toponimi fascisti, evitando però di rimpiazzarli con nomi immediatamente antifascisti. Ci si mise all’opera; ma era un po’ difficile decidere cosa fare con Corso Vittorio Emanuele: la regola valeva anche per le vie intitolate ai Savoia? E, soprattutto, a quale Vittorio Emanuele era dedicato il Corso?

Gli archivisti hanno guidato il percorso, narrato decine di queste storie, spiegato molto dell’urbanistica mantovana e dei suoi cambiamenti nel tempo. Danilo Craveia è stato chiaro: archivistica non significa inattualità, anzi, poche discipline sono intrinsecamente attuali come l’odonomastica. Ciò si può verificare a partire dall’esperienza di ciascuno, perché i dibattiti sui nomi delle nuove vie non sono mai questioni polverose, bensì coinvolgono sempre alcuni bisogni fondamentali: il bisogno di individuare la propria storia e la propria identità, di scegliere i propri martiri, di non farsi coincidere con le proprie vergogne.

È per questo, dopotutto, che la legge del 1927 che stabilisce la necessità di aspettare dieci anni dopo la morte del dedicatario prima di assegnare il suo nome a una strada è soggetta a deroghe continue. Anzi, prima che la legge fosse introdotta assegnare le vie a persone appena decedute era prassi, tanto che Quintavalle Simonetta se ne lamentava per lettera già nel ’16: scriveva che nessuno è un buon giudice del proprio naso, e che sulla pratica di dare alle vie nomi di personaggi così attuali andasse messo un punto «grande quanto una forma di caciocavallo». La sua arguta lettera è solo uno dei documenti letti durante il percorso, testimonianza del profondo lavoro di ricerca e catalogazione degli archivisti. La loro specificità, ci hanno ricordato, è quella di imparare dal documento; oggi hanno mostrato alcuni dei modi di farlo.

Festivaletteratura