Cibo per la mente
9 9 2016
Cibo per la mente

Nutrimento per il corpo, nutrimento per lo spirito

La ventesima edizione di Festivaletteratura dedica al cibo e alle forme di nutrimento un percorso molto interessante che spazia dalle nuove mode legate al mondo del food ai laboratori per giovani e adulti.

Qui l'incontro Stampatelle con Kuno Prey e Mariagiovanna Di Iorio:

Festivaletteratura per i più piccoli: dieci giovanissimi collaborano con la redazione per offrire un resoconto dettagliato di tutti gli eventi dedicati ai bambini e ai ragazzi.

Ma cosa sono le stampatelle? Questa è la domanda che molti di voi, come i bambini, si potrebbero porre leggendo questo strano nome. La risposta è semplicissima! Le stampatelle sono tagliatelle sulle quali vengono impressi dei messaggi; l’attività svolta dai piccoli pastai è stata proprio questa.

Mariagiovanna e Kuno, gli autori, spiegano che per creare questo ricercatissimo tipo di pasta sono necessarie cinque diverse fasi:

  1. Prima fase: è necessario scegliere la frase da imprimere. In men che non si dica nella sala volavano parole di ogni lingua e genere e la fantasia dei bambini cresceva sempre di più.
  2. Seconda fase: bisogna fare la pasta. I bambini, aiutati dagli autori hanno creato una sfera di farina di semola di grano duro e acqua (per chi volesse provare a casa bisogna fare una montagnetta di farina, con il dito creare un buco al centro dove poi versare l’acqua). Bisogna poi impastare gli ingredienti in modo da far risultare il composto unito, una sfera abbastanza grande da poter creare diverse tagliatelle.
  3. Terza fase: bisogna appiattire la sfera ottenuta in precedenza. Aiutati da Mariagiovanna, mentre Kuno monitorava il lavoro, i bambini hanno utilizzato la pastaiola trasformando la sfera appiattita in fogli sottilissimi.
  4. Quarta fase: vanno impresse le frasi, i messaggi scelti dai ragazzi sono stati inseriti lettera per lettera utilizzando il metodo della stampa a caratteri mobili all’interno di uno specifico mattarello con tre scanalature. Una volta assottigliata la pasta con il mattarello sono state stampate le frasi scelte. Molte dicevano ”Ti voglio bene”, “Ho fame”, “Stampatelle”… Altre invece erano scritte in altre lingue come “I love you” oppure “Hola”.
  5. Quinta e ultima fase: è necessario tagliare la pasta. I piccoli artisti hanno infine, con degli appositi utensili, seghettato a striscioline le frasi in modo da farle diventare vere e proprie tagliatelle. Ognuno ha infatti potuto portarsi a casa le sue creazione già pronte da cuocere e mangiare con tutta la famiglia.

Tutti i partecipanti erano entusiasti del proprio lavoro; ma d'altro canto, chi non vorrebbe mangiare un’ottima stampatella che grida “TI VOGLIO BENE!”

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Donpasta ci racconta dell'importanza delle nostre origini culinarie. La semplicità degli ingredienti crea meraviglie fantascientifiche, pochi elementi utilizzati con parsimonia e audacia non risultano mai banali. «Bisogna rendersi conto di come è evoluta la situazione gastronomica e culinaria, stiamo andando a perdere informazioni importanti.»

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Mentre sotto la tenda dei libri ogni giorno si svolgono tre incontri dedicati alle parole del cibo (alle 12, alle 16, alle 19):

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Donpasta ci parla di Artusi insieme ad Alberto Capatti

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Lo street food cibo di tradizione radicata sul territorio, simbolo di cultura sociale, civica, religiosa, è in questi anni diventato invece un fenomeno turistico. Franco Cardini ci parla invece degli aspetti antropologici e di come possa essere espressione a 360° della società, di come bisognerebbe iniziare a valorizzarlo nella sua accezione culturale.

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Carlo Petrini esplora la gastonomia e come questa debba essere riformata ponendo alla base il rispetto dell'ambiente e della biodiversità

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Carlo Carzan ci propone invece una serie di indovinelli e giochi logici durante Cibo per la mente

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Chi, ieri sera, si fosse trovato a passare per caso da via Arrivabene avrebbe potuto facilmente capire dal profumo delizioso che aleggiava nell'aria che qualcosa stesse, letteralmente, bollendo in pentola. Quello che forse non avrebbe potuto immaginare altrettanto facilmente è che nel bel cortile di Casa Slow fosse in corso un evento un po' speciale di Festivaletteratura, dedicato a tre monumenti della cultura gastronomica dell'Italia settentrionale: il tortello amaro di Castel Goffredo, le raviòle al plin e, immancabili, i tortelli di zucca mantovani.

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A condurlo, il professor Piercarlo Grimaldi, antropologo culturale ed etnologo, oltre che rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo-Bra, mentre in sala il patron della mantovana Locanda delle Grazie, Ferdinando Aldighieri, tirava la sfoglia con maestria degna di un sarto e, in cucina, le sfogline di Castel Goffredo facevano altrettanto e impiattavano le delizie in oggetto. Tra una portata e l'altra, il professor Grimaldi ha raccontato ai presenti la storia di questi piatti, nel corso di quella che ha definito «una ricerca comparativa sulla gastronomia» in cui gli strumenti sono stati coltello e forchetta. Si è soffermato in particolare sulle raviòle dël plin (in piemontese, pizzicotto), specialità della cucina delle Langhe preparata dalle piemontesi con minuzia devota e farciti, oltre che del ripieno (dalla ricetta diversa da famiglia a famiglia, a seconda delle creatività delle cuoche e della loro abilità di creare coi pochi ingredienti della dispensa), di storia e cultura. Come, del resto, tutti i piatti della ricchissima tradizione agroalimentare italiana.


Giancarlo Capatti racconta a Parole del cibo come le parole sono la sostanza dei prodotti tipici e dei ricordi di questi, i linguaggi ne promuovono il consumo.

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