Combattere i batteri per salvare Alberobello
8 9 2019
Combattere i batteri per salvare Alberobello

L'infettivologo Angelo Pan e la microbiologa Maria Paola Landini sull'emergenza sanitaria dei batteri antibiotico resistenti

L'adozione di una scala micro di osservazione sul mondo per ribaltarne in modo salutare l'interpretazione è la proposta avanzata quest'anno da Scienceground. Lo spazio di incontro, dibattito e sperimentazione pensato per raccontare e problematizzare la scienza nella società e il sociale nella scienza a partire dalla letteratura (scientifica e di divulgazione) si trasferirà quest'anno nelle aule e nel chiostro del Liceo "Isabella d'Este" e sarà interamente dedicato ai microbi.


C'è una guerra tuttora in corso che sta interessando il mondo intero. È una guerra che il genere umano non vincerà, ma che può tentare di arginare. È quella contro i batteri antibiotico resistenti e si combatte da oltre 50 anni. Oggi la situazione appare sufficientemente grave da meritare l'attenzione dei grandi media e soprattutto dei grandi centri di ricerca internazionale. Si stima, nelle parole dell'infettivologo Angelo Pan, che ogni anno in Italia circa 7500 persone muoiano a causa di batteri antibiotico resistenti. Più o meno la popolazione di Alberobello. Immaginate che ogni anno l'intera popolazione di Alberobello sparisca. Ad alcuni potrà sembrare un dato irrisorio, eppure la sua costante crescita allarma la comunità scientifica, che stima una crescita esponenziale di queste morti, tali da superare quelle per cancro nel 2050, nel caso in cui le aziende ospedaliere, le case farmaceutiche e gli Istituti di Ricerca non dovessero riorganizzare l'assetto organizzativo e operare un cambiamento drastico sia nella formazione del personale che nella prescrizione farmacologica.

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La celeberrima storia degli antibiotici inizia nel 1942, gli Stati Uniti sono da poco entrati in guerra ed il numero di soldati morti per infezione ha già raggiunto un livello preoccupante a causa delle numerose amputazioni e dello scarso livello di igiene. La soluzione sembra quella di sperimentare un farmaco basato sul fungo scoperto da Alexander Fleming nel 1928: la penicillina. Una volta testata la sua efficacia sui pazienti, gli Stati Uniti iniziarono a importare sul mercato e nel continente europeo enormi quantità di questo farmaco a lungo considerato da molti miracoloso.

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La sua efficacia salvavita è comprovata così come il suo unico grande effetto collaterale. Non tutti i batteri presenti nell'uomo sono sensibili all'antibiotico. Il 99,9% dei batteri che causano disturbi o infezioni vengono distrutti dalle penicilline ed anche dagli antibiotici di nuova generazione, ma una residua parte, circa lo 0.1% è presenta un DNA differente in grado di resistere e ricolonizzare il paziente dando vita ad un'infezione resistente ai trattamenti. Il primo caso di resistenza batterica da antibiotico fu registrato nel 1950 e diede l'avvio ad una massiccia operazione di ricerca di nuove e potenti soluzioni farmacologiche, creando quella che oggi conosciamo come farmacoterapia.

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Ad oggi la diffusione delle resistenze è un dato importante dal momento che i batteri si trasmettono con il semplice contatto delle mani o la vicinanza fisica. In determinati contesti quali i reparti di lunga degenza degli ospedali – pediatria, geriatria, cardiochirurgia e neurochirurgia per citarne alcuni – l'insorgenza di batteri antibiotico resistenti è estremamente elevata sia a causa della fragilità del sistema immunitario del paziente sia a causa dell'alto tasso di trasmissibilità batterica.

Anche in questo caso l'Italia rappresenta uno dei tre paesi europei con maggior tasso di resistenze batteriche con un gradiente che sale scendendo da Nord verso Sud che porta il Sud Italia ad avere resistenze di tre volte superiori a quelle del Nord Italia. Come sottolineato dalla Professoressa Maria Paola Landini, il problema è di stampo medico ma soprattutto culturale e politico. Al netto delle conoscenze oggi a nostra disposizione, è necessario agire in fretta e ridurre il livello di persone totiresistenti – cioè resistenti ad ogni antibiotico esistente – non solo investendo sulla sperimentazione di nuovi farmaci ma anche e soprattutto formando adeguatamente il personale ospedaliero e seppur banalmente rieducando infermieri, medici e la comunità all'igiene generale ed alle sue regole più elementari come quella di lavarsi accuratamente le mani. Si stima che fra il 30 ed il 40% delle infezioni vengono trasmesse da mani poco pulite.

Un altro elemento cruciale per incorniciare meglio la situazione è quello che riguarda la zootecnia. Circa il 70% della quantità totale degli antibiotici prodotti viene utilizzato in contesto veterinario ossia a scopo curativo negli allevamenti intensivi o illegalmente per velocizzare la crescita di polli, maiali e soprattutto conigli. Queste elevate quantità finiscono poi per inquinare le acque dei nostri mari, fiumi e laghi e soprattutto finiscono nel cibo che milioni di persone mangiano ogni giorno. La guerra ai batteri antibiotico resistenti è dunque prima di tutto una questione politica e culturale: esiste una sola salute, un solo ciclo che include animali, uomo, ambienti di cui siamo chiamati a prenderci cura per il nostro futuro e per quello dell'incolpevole Alberobello che ogni anno scompare senza lasciare traccia.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Eventi al Liceo “Isabella d’Este” - Lavagna ore 21.00 mercoledì 4 “Un segnale nel rumore” - Lavagna ore 11.00 sabato 7 “Prevenire le infezioni resistenti agli antibiotici” - Evento 155 “Verso la fine delle medicine?” - Lavagna ore 21.00 sabato 7 “Resistenza agli antibiotici: strutturare la sanità” - Lavagna ore 11.00 domenica 8 “Microbes: good and/or evil” - Evento 219 “Microbi, non spiriti”.

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