Una panoramica sui protagonisti e i temi della prossima edizione
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La ventiseiesima edizione di Festivaletteratura si terrà da mercoledì 7 a domenica 11 settembre 2022. Dopo due anni di contenimenti forzati ma anche di coraggiose invenzioni, il Festival prova a riprendere più spazio in città, in un momento in cui cresce d’intorno il bisogno di letteratura. La letteratura sa leggere il mondo, ne interpreta paure e speranze, vede distintamente ciò a cui ancora non sappiamo dare un nome, ricorda e guarda oltre. Smarriti di fronte alle tessere scomposte di un presente che non riusciamo a interpretare, è alla letteratura che chiediamo di tracciare un disegno, tentare un senso, offrirci nuovi punti di osservazione. Festivaletteratura guarda a storie nazionali e tensioni globali, crisi identitarie e percorsi di emancipazione, diritti di base e paesaggi in trasformazione attraverso romanzi, raccolte poetiche, narrazioni giornalistiche, memoir, carteggi d’autore, albi a fumetti, testi teatrali, che avvertono spesso per primi e con più forte sentire quello che avviene (o sta per avvenire) accanto a noi o poco più lontano. Un’esplorazione quella del Festival che certo non si isola nelle storie, ma che porta a continui e inevitabili sconfinamenti verso le altre arti, le scienze, i nuovi linguaggi espressivi, le più disparate discipline: nascono così i confronti inediti – a volte audaci – tra scrittori, ricercatori, attivisti, donne e uomini d’arte e d’ingegno che liberano la loro energia di pensiero nelle piazze di Mantova. Piazze che quest’anno il Festival vuole aprire più che in passato alla partecipazione di lettrici e lettori: proposte di legge di iniziativa popolare, progetti per scuole possibili, censimenti delle altre specie viventi per un nuovo patto ambientale, costruzione di parchi giochi temporanei sono alcune delle iniziative in cui tutti i partecipanti verranno attivamente coinvolti, riprendendo finalmente possesso dello spazio pubblico a lungo impraticabile.
L’edizione 2022 segna il ritorno in presenza dei più prestigiosi interpreti della letteratura internazionale. Ben quattro vincitori del Booker Prize come il sudafricano Damon Galgut (2021), il nigeriano Ben Okri (1991) e gli irlandesi John Banville (2005) e Anne Enright (2007); il romeno Mircea Cărtărescu, tra gli esponenti più autorevoli della letteratura dell’Europa dell’Est; William T. Vollmann, figura di assoluto rilievo e di difficile classificazione all’interno della letteratura statunitense. Christoph Ransmayr, scrittore austriaco in costante confronto con i temi dell’esilio, del viaggio, dell’alterità; Pierre Lemaitre, autore di polar e di romanzi di ambientazione storica di grande successo di pubblico; Andrés Neuman, erede della grande tradizione della letteratura argentina; la narratrice, poetessa e naturalista britannica Helen Macdonald; il grande scrittore olandese di origini persiane Kader Abdolah; Gaia Guasti, amatissima e instancabile creatrice di storie lette da ragazzi e adolescenti di tutta Europa sono alcuni tra gli ospiti più attesi del prossimo Festival.
Ed è proprio la grande narrativa straniera a farci affacciare per prima sul vasto mondo a noi d’intorno, a farci cogliere – nell’appassionante intreccio che unisce le vicende di singoli e famiglie – antiche e nuove presenze, aspirazioni e rancori di popoli e comunità, destini di intere nazioni, che vediamo riaffiorare confusamente nelle cronache riportate ogni giorno dai media. Il Sudafrica attraversato da conflitti intergenerazionali e da una complessa emancipazione dall’apartheid è raccontato – da diversi punti di vista – tanto da Damon Galgut quanto da Yewande Omotoso; l’esperienza dell’esilio e la consistenza delle utopie dell’Europa e della libertà del mondo arabo riecheggiano nelle voci del bosniaco Aleksandar Hemon e dell’iracheno Usama Al Shamani. Il Cile di Diamela Eltit riflette la delusione delle speranze di una generazione che ha combattuto la dittatura e non si riconosce nel paese di oggi; Zeruya Shalev ci offre una decostruzione romanzesca dello stato d’Israele e del mito della sua genesi; Sharon Dodua Otoo racconta di donne in lotta per la propria affermazione tra l'Europa e l'Africa risalendo genealogie che si perdono nei secoli e in territori remoti. Ed è all’Irlanda, terra ancora divisa, che Festivaletteratura dedica una speciale attenzione nell’anno in cui si celebrano i cent’anni dell’Ulysses, autentico caposaldo della letteratura del Novecento. Saranno decani della scrittura come Anne Enright e John Banville, autrici insieme realiste e visionarie come Jan Carson, insieme a Sebastian Barry, Anne Griffin e al poeta Peter Fallon a testimoniarci l’inesauribile vitalità di una letteratura che si presenta come un arcipelago di storie in perenne tensione, una costellazione di prose, poesie e testi teatrali capaci di affascinare il pubblico di tutto il mondo.
Proprio a partire dalle storie “nazionali”, la questione che oggi si pone è – più in generale – come raccontare le crisi e i conflitti del nostro tempo, quali approcci narrativi e d’indagine permettono di sottrarci a un frastuono informativo che poco lascia a una reale comprensione di geografie sempre più incerte. Sotto il titolo del reportage si possono riportare numerose scritture – ora giornalistiche, ora diaristiche, ora più affidate all’immagine, ora genuinamente narrative – che tentano di ricomporre le carte del mondo e che trovano ampio spazio in questa edizione. Si partirà inevitabilmente dall’Ucraina con Igort, Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi e dalla Russia di Putin con il filosofo francese Michel Eltchaninoff, per inoltrarci con Erika Fatland nelle più remote propaggini del mondo ex-sovietico fino a sconfinare nel resto dell’Asia, finendo con Giada Messetti e Marco Del Corona a interpretare il pensiero di una Cina sempre più vicina. Di paesaggi sovvertiti dai cambiamenti climatici ragioneranno Fabio Deotto e Ferdinando Cotugno, e ancora Giovanni Marrozzini e Angelo Ferracuti, risalendo il Rio Negro nella Foresta Amazzonica. Sarà invece lo sguardo etico e partecipe di William T. Vollmann – capace di trasformare il reportage in saggio filosofico o in puro racconto d’invenzione – a guidare un’esplorazione americana che vedrà impegnati al Festival anche Francesco Costa e Michele Masneri sulle coste del Pacifico e Sarah Smarsh nei territori dell’entroterra della working class americana. In sintonia con questa rinnovata attenzione al reportage, si segnala il ritorno dal vivo dei pitching di Meglio di un romanzo, la call for papers promossa dal Festival e rivolta a giovani aspiranti giornalisti, con il coordinamento di Christian Elia.
A guardare dall’alto quest’improvvisa accelerazione della storia, si possono riconoscere disegni più generali, in cui l’ordine degli stati sembra collidere con movimenti globali o idee di mondo, ora in naufragio, ora in silenziosa e violenta affermazione. Sul declino dell’ordine liberale e l’affermarsi di regimi autoritari ragioneranno Vittorio Emanuele Parsi e Francesca Mannocchi e – dal punto di vista giuridico – Mariano Croce e Andrea Salvatore; l’affermazione di grandi potentati economici che agiscono sopra le leggi e il controllo dei cittadini sarà al centro degli incontri con Vandana Shiva, Nicoletta Dentico, Riccardo Staglianò e William Dalrymple, che retrodaterà il fenomeno al tempo dell’espansione in Asia della Compagnia delle Indie Orientali, mentre Donald Sassoon ricostruirà il nesso funzionale tra capitalismo e stati nazionali. Nelle lavagne si proverà a dare evidenza a queste relazioni – tutt’altro che limpide e fuori dalla nostra diretta osservazione – ricostruendo con Marina Forti, Stefano Liberti e Angelo Mastrandrea il percorso delle materie prime (grano, cellulosa e altre ancora) dai luoghi di produzione fino alle nostre case.
È peraltro una percezione sempre più diffusa che a essere a rischio siano le basi materiali delle nostre esistenze. Ed è su alcuni dei diritti che credevamo acquisti una volta per tutte che il Festival sente il bisogno di riportare l’attenzione per evitare ulteriori erosioni. Si parlerà dunque di lavoro con Gavin Mueller e Domenico De Masi, di casa con Andrea Staid e Sarah Gainsforth, di salute con Silvia Bencivelli, Massimo Cirri, Chiara D’Ambros, Paolo Milone e Annacarla Valeriano, dei fondamenti costituzionali dell’uguaglianza con Ernesto Maria Ruffini, ma più di tutto si parlerà di scuola. Mai come ora la scuola ha bisogno di tornare al centro del discorso pubblico e di attirare energie, e ad essa il Festival dedica una delle azioni partecipate che caratterizzeranno questa edizione. Una scuola al quadrato sarà un esercizio visionario collettivo condotto da Monica Guerra e Lola Ottolini, per immaginare nuove scuole dalla scuola che già c’è e fa star bene, accompagnato dalle riflessioni di Francesco Codello, Chiara Guidi, Paolo Landri, Franco Lorenzoni, Vanessa Roghi e la stessa Guerra.
Una vera e propria iniziativa “politica” è quella che vedrà le lettrici e i lettori adolescenti di tutta Italia impegnati nella promozione di una legge di iniziativa popolare sulla lettura. Iniziata la discussione già in questi mesi nei gruppi di lettura sparsi per la penisola, al Festival si terrà la discussione della prima bozza di legge con la presenza in veste di esperto di Daniele Aristarco, per poi portare il testo definitivo all’attenzione delle istituzioni. Nel segno della partecipazione, in piazza Leon Battista Alberti, ragazze e ragazzi under 20 troveranno l’Area Sei, libera zona di lettura, scambio, informazione, che per tutto il Festival darà spazio alla raccolta di osservazioni sulla proposta di legge, alla creazione di una mappa dei luoghi di lettura in città e a una biblioteca temporanea. Tra le attività previste all’Area Sei sono compresi confronti su libri, social, gruppi di lettura e uno sportello per gli insegnanti. Sulla spinta dell’impegno civile, il tema della libertà entra di prepotenza negli incontri dedicati agli adolescenti, come anche i racconti di guerra, il sentirsi “sbagliati”, la lettura del presente e del nostro passato prossimo, con autori come Manuela Salvi, Marco Peano, Daniela Palumbo, Kento, Marco Magnone, Davide Longo, Lucio Villani, Amir Issaa e Piergiorgio Pulixi. Non mancano, come ogni anno, le interviste di Blurandevù che vedono i ragazzi, preparati da Gaia Manzini, alla prova dell’intervista con Mariangela Gualtieri, Kento, Caterina Bonvicini e Roberto Saviano.
Sono due giovanissime autrici, Sabrina Efionayi e Anna Osei, ad aver ispirato il percorso dedicato alla letteratura migrante italiana che si apre a Festivaletteratura 2022. A trent’anni dalla pubblicazione di Io, venditore di elefanti di Pap Khouma, le due giovani autrici insieme allo stesso Khouma e a Laila Wadia, Elvira Mujčić e Randa Ghazy, cercheranno di comprendere che cosa è cambiato in trent’anni in questo Paese per chi ha origini straniere e qual è il peso – e il ruolo – degli scrittori e delle scrittrici migranti nella letteratura e nella società italiane. Il modo in cui oggi vengono rappresentati gli stranieri nel discorso collettivo è anche il tema centrale di Passports, laboratorio per ragazzi avviato nel 2019 e coordinato per questa edizione da Leila Belhadj Mohamed e Grace Fainelli, per coinvolgere i giovani sul tema della cittadinanza nelle nostre società multiculturali.
E particolarmente giovane è la letteratura italiana che prende voce a questa edizione 2022. Sono soprattutto le autrici e gli autori della penultima e dell’ultima generazione a confrontarsi in combinazioni inedite e secondo inattese affinità, senza preclusioni per generi frequentati o scelte espressive. Pur nella varietà dei racconti e delle ambientazioni, la matrice del romanzo di formazione rimane sottesa a molte delle loro storie, a segnare una fase storica in cui i confini generazionali sono sempre più incerti, e la dimensione adulta un orizzonte indefinito né facilmente raggiungibile. Tra i nomi di narratrici e narratori italiani presenti quest’anno al Festival segnaliamo tra gli altri Sonia Aggio, Alex Boschetti, Giorgio Ghiotti, Irene Graziosi, Espérance Hakuzwimana, Vincenzo Latronico, Domitilla Pirro, Davide Rigiani, Cristina Venneri e Bernardo Zannoni, a cui si aggiungono in dialogo autrici di graphic novel come Sara Garagnani e ZUZU.
Il fumetto diventa peraltro sempre più protagonista al Festival, grazie a una grande parata di artisti italiani e internazionali. Arriva in città il Book Tour del fumettista britannico Andi Watson, intervistato dai colleghi Giacomo Bevilacqua e Zerocalcare, quest’ultimo protagonista di un altro incontro con Rita Petruccioli sulla funzione civile del fumetto. Gud (Daniele Bonomo) guiderà la sezione di graphic journalism annessa alla redazione web di Festivaletteratura, mentre in piazza Castello è previsto l’incontro tra due titani del fumetto europeo, Vittorio Giardino e Milo Manara, che riveleranno i segreti della loro arte.
Ma il Festival resta fondamentalmente di chi ama perdersi tra i libri, ragionare di romanzi e poesie, capire come sono fatte le storie. Perché la letteratura può cambiare il destino delle persone – come dimostreranno Sally Bayley e Bianca Pitzorno a partire dalle loro vicende personali, e Frédéric Pajak ripercorrendo per parole e immagini la vita di alcuni intellettuali del Novecento – oppure trasformarsi in una vertigine bibliofila come per Antonio Castronuovo ed Hans Tuzzi; diventare una professione a tutto tondo, come per John Freeman e Marco Peano, o – più semplicemente – generare nuova letteratura, come nelle “fanfiction” di Fabio Stassi e Chiara Valerio. Accanto alle Collane – gli incontri ospitati alle Biblioteche Teresiana e Baratta che svelano le segrete parentale tra libri apparentemente distanti tra loro – il Festival chiederà quest’anno a Claudia Durastanti, Anne Enright, Carlo Lucarelli, Melania G. Mazzucco e ad altri autori se esiste il fuoco sacro della scrittura, attraverso una serie di interviste condotte da Christian Mascheroni ed Elsa Riccadonna. Sullo stato della critica letteraria in Italia interverranno – nello spazio degli accenti – Francesca Massarenti, Giacomo Papi, Enrico Terrinoni e Giorgia Tolfo, in dialogo con Vincenzo Latronico. Un’esaltazione febbrile per la conoscenza permea la storia della Miscellanea Sella, fondo composto da 14.000 opuscoli raccolti da Quintino Sella, illustrata al Festival con alcune prove di “immersione” da Anna Bosazza e Danilo Craveia.
Dall’assidua frequentazione degli archivi si è alimentata per oltre cinquant’anni la passione storica e l’invenzione romanzesca di Maria Bellonci. All’autrice di Lucrezia Borgia e Rinascimento privato, usciti proprio quest’anno in una nuova edizione, il Festival dedica uno dei più significativi percorsi all’interno del proprio programma affidandolo alla cura di Luca Scarlini. Di questa speciale affinità spirituale con la città dei Gonzaga, dell’importanza che Bellonci ha avuto all’interno del misconosciuto canone femminile della letteratura italiana del Novecento, ma soprattutto della sua peculiare reinterpretazione del romanzo storico daranno testimonianza gli incontri all’interno degli accenti di Luca Scarlini con Edgarda Ferri e Stefano Petrocchi, il confronto sull’”eredità Bellonci” tra Melania G. Mazzucco e Giulia Caminito, il percorso di Stefano Scansani all’interno di Palazzo Ducale sulle orme di Delitto di Stato, la lettura scenica del Febo – romanzo incompiuto su Vespasiano Gonzaga – al Teatro Olimpico di Sabbioneta e soprattutto la Stanza Bellonci, allestita nell’Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale, con documenti, lettere, interviste video, libri autografati e altri materiali accessibili al pubblico per tutta la durata del Festival. La riflessione sul rapporto tra storia e romanzo torna – a vari livelli – negli incontri che vedranno impegnati tra gli altri Valeria Parrella, Massimo Osanna, Adrián N. Bravi, Enzo Fileno Carabba, Marco Magnone, Pupi Avati e, nell’ambito della letteratura internazionale, l’irlandese Sebastian Barry, sontuoso cantore dell’epopea della Guerra Civile Americana.
Tra gli altri omaggi di questa edizione 2022 spicca senz’altro l’itinerario tra i set mantovani di Salò e le 120 giornate di Sodoma, ideato in occasione del centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini. Dopo aver ascoltato una testimonianza iniziale di Pupi Avati in Piazza Alberti, Luca Scarlini – curatore di questo eccezionale tour – guiderà un viaggio lungo un giorno all’interno dell’opera ultima e “maledetta” di Pasolini passando per ville gentilizie, corti rurali, piazze di provincia a raccogliere documenti e testimonianze del passaggio del regista e poeta in terra mantovana. Alessandro Baricco terrà una lectio dedicata a Beppe Fenoglio, quattro voci – quelle di Rossana Dedola, Marcello Fois, Maria Giovanna Piano, Bianca Pitzorno – si alterneranno per tracciare un profilo di Grazia Deledda, mentre Enrico Terrinoni avrà il compito di celebrare i cent’anni dalla pubblicazione dell’Ulysses.
Nella frequentazione con autori del recente passato, tra rispecchiamento, traduzione e irriducibile distanza si giocano le “conversazioni” poetiche di Silvia Bre, Daniele Piccini e Maria Luisa Vezzali con Robert Frost, Cesare Pavese e Adrienne Rich. Per il resto, la poesia si rivela musica, vocalità, azione performativa, gioco creativo nelle corse urbane del furgone poetico (con Miriam Camerini, Francesco Maria Tipaldi, Bruno Tognolini, Andrea Pennacchi e Nicolò Porcelluzzi), nei laboratori di limerick di Anna Ravelli e – con più sorpresa – la rilettura del rimario di Dante compiuta da Simone Albonico e Matteo Motolese.
Il dire la poesia porterà al confronto Mariangela Gualtieri ed Ermanna Montanari, due delle protagoniste della scena teatrale contemporanea, in un felice sconfinamento tra poesia e teatro che marca questa edizione del Festival, come dimostra il Disprezzo della donna della Compagnia Frosini / Timpano, spettacolo sul repertorio al femminile della poesia futurista; mentre Quattro tempora del Collettivo LAN-DE-SÌ riporta a tempi e parole della campagna. Alla scrittura teatrale italiana del Novecento saranno consacrati invece gli Atti Unici, letture sceniche condotte dagli allievi della Scuola del Teatro Stabile di Torino che porteranno all’attenzione del pubblico piccoli e pressoché sconosciuti capolavori firmati da Giorgio Manganelli, Natalia Ginzburg, Dino Buzzati, J. Rodolfo Wilcock e Achille Campanile. Promette scintille la Stand Up Comedy, una scena che sta vivendo anche in Italia un momento di grande effervescenza e creatività, che arriverà al Festival in una serie di conversazioni-spettacolo, coordinate da Jacopo Cirillo, con gli interventi di Saverio Raimondo, Federica Cacciola e Alessandro Gori. E si continuerà a ridere con Valerio Lundini e Makkox e con Andrea Pennacchi e Massimo Cirri in una coppia di incontri giocati sulla cifra della comicità.
Un vero e proprio tendone da circo verrà montato alla Casa del Mantegna, dove funamboli della parola, illusionisti delle storie e incantatori di piccoli lettori saranno chiamati a esibirsi di fronte a bambini e ragazzi in un programma di eventi all’insegna dello stupore e del divertimento. Alla magia del creare storie e a tutti i “come” che ci stanno intorno – come intrecciare le trame, inventarsi i personaggi, pensare alle figure, mettere le immagini in movimento – si dedicheranno Marco Malvaldi, Marilù Oliva, Tommaso Carozzi, Giovanni Scarduelli e Pietro Grandi. Sotto il tendone si terrà quest’anno anche il primo campionato ufficiale di Reading Slam, una leale competizione tra imbonitori di lettura che vedrà impegnati Giuliana Facchini, Manuela Salvi, Pierdomenico Baccalario e Davide Morosinotto nel consigliare un libro a ragazze e ragazzi. Chi vuole giocare con suoni, colori, atmosfere delle fiabe potrà accedere alla stanza teatrale allestita da Dario Moretti che ospiterà Antonio Catalano, Piergiorgio Gallicani, Drammatico Vegetale e Controsenso Teatro. Di storie vere e di sfide quotidiane parleranno autori come Nicola Brunialti, Chiara Carminati, Gigliola Alvisi, Sonia Maria Luce Possentini. Ad arricchire ulteriormente il programma per bambini e famiglie sarà una delle azioni partecipate più attese del Festival: la creazione collettiva di un parco giochi temporaneo ai Giardini Valentini sotto la guida del duo artistico-creativo berlinese dei 44Flavours.
Festivaletteratura non rinuncia alla presenza musicale, e lo fa ripercorrendo esperienze artistiche vive e generative come quella di Angelo Branduardi, che ricorderà la sua biografia musicale, di Lucio Dalla a dieci anni dalla sua scomparsa, o attraverso la storia straordinaria della direttrice d’orchestra Claire Gibault, attivista per la parità di genere nel mondo musicale. E ancora la presenza di Giorgio Poi, Francesco Kento Carlo, Amir Issaa segnano una presenza musicale all’interno di dialoghi sulla contemporaneità, mentre al Teatro Bibiena una serie di appuntamenti “concertanti” racconteranno con Stefano Zenni il genio di Louis Armstrong, con Giovanni Bietti l’influenza di Giuseppe Verdi, con Carlo Guaitoli e Luca Ciammarughi l’arte di Franco Battiato o con Miriam Camerini e Wlodek Goldkorn la riscoperta dell’etnografo, giornalista, musicologo, drammaturgo ebreo Shlomo An-sky.
La musica batte quest’anno il tempo del giallo. Gli incontri dedicati quest’anno ai romanzi polizieschi si possono leggere come partiture in giallo, in cui trovano posto l’hip hop dello scrittore di culto turco-tedesco Selim Özdogan e le ballate di Bob Dylan di Alessandro Robecchi, insieme alle puntuali ricerche di Franco Bergoglio sul rapporto tra jazz e noir. A completare l’offerta per gli amanti del delitto, saranno gli incontri con Samantha Bruzzone, Francesco Caringella, Marco De Franchi e Marco Malvaldi.
Tutte le arti sono peraltro ben rappresentate in questa edizione, che sconfina piacevolmente, come ha sempre fatto, nei territori dell’architettura, della fotografia, del design. E se il tema trainante degli incontri di architettura – con Simone D’Antonio, Luigi Gallo, Luca Galofaro, Manuel Herz, Giancarlo Mazzanti, Annalisa Metta e Nina Bassoli – sarà quello dell’utopia, nel tentativo di conciliare culture, stili di vita ed esigenze ambientali, anche la fotografia ci parla di città nell’incontro con Olivo Barbieri e attraverso il percorso di Giovanni Marrozzini. Tra fotografia e creatività si pone anche l’opera dell’artista, designer e curatore Eric Kessels. Tra arte di vivere e cura del fare bene le cose si collocano gli eventi sulla letteratura dei galatei riletta da Inge Botteri e Amedeo Quondam, sulla saggezza artigianale tramandata dai manuali Hoepli con Alberto Saibene e Pietro Redondi, e sulla straordinaria produzione dei libri sovietici per bambini della Collezione Adler, raccontata da James Bradburne con Gian Piero Piretto.
Storie alimentari (attraverso gli interventi Carol Coricelli, Sofia Erica Rossi, Tommaso Melilli, Alberto Grandi, Fabio Ciconte), nuovi umanesimi (nella riflessione di Carmelo Dotolo), paradigmi estetico-consolatori del contemporaneo (secondo il filosofo Simon May), vite in montagna (nel dialogo tra Paolo Cognetti e Maurizio Carucci o nel racconto del Sentiero Italia), partite a scacchi (con Giorgio Fontana e Stefano Salis), la magica estate del Mundial dell’82 (con Federico Buffa, Giancarlo Antognoni e Francesco “Ciccio” Graziani) sono alcuni dei numerosi altri temi presenti nel vasto programma di questa ventiseiesima edizione. Un discorso a parte merita Radio Festivaletteratura, che dopo due anni di “dirette” quotidiane si trasforma in casa di produzione di podcast originali registrati nel corso della manifestazione e presentati in un incontro di lancio live in piazza Leon Battista Alberti. I conduttori dei podcast 2022 saranno Marco Belpoliti, Dario Falcini, Annalisa Metta, Paolo Pecere e Giorgia Tolfo.
Un grande albero protegge il lettore seduto sui ciottoli nella verticale piazza Sordello, nell’immagine disegnata da Laura Simonati per Festivaletteratura 2022. La copertina del programma ci rimanda da ultimo a Consapevolezza verde, ormai da anni uno dei nuclei principali del programma di Festivaletteratura. Dopo la creazione del bosco del Festival lo scorso aprile, piantato in riva al Po a parziale compensazione delle emissioni prodotte dalla manifestazione, in questa edizione gli incontri, i laboratori e le iniziative di Consapevolezza verde saranno improntati all’azione e all’osservazione diretta della natura che vive nelle città, come gli Altri Cittadini, primo censimento della popolazione animale e vegetale di Mantova, o Andar per boschi, esplorazioni scientifico-ludico-letterarie in preparazione alla vita silvestre tenute da scrittori e botanici, zoologi e artisti, ornitologi e camminatori per ripensare al rapporto con la natura più vicina a noi. Il tentativo di andare oltre il nostro antropocentrismo ombelicale, prestando ascolto alle presenze animali che ci circondano, viene affrontata non solo dal punto di vista filosofico con Vinciane Despret, che tenta di scardinare i nostri preconcetti sugli altri esseri viventi, ma anche attraverso le storie di animali raccontate da Sarah Savioli e Tommaso Lisa.
La riflessione sull’ambiente si allarga a incontri sul tema della trasformazione, intesa in senso evolutivo – come nell’appuntamento con Giorgio Manzi e Silvia Ferrara sull’affermazione dell’Homo Sapiens – o nel mutato rapporto tra mari e terre, nella lezione di Roberto Casati. La metamorfosi è al centro anche di Scienceground – lo spazio di attività e confronto sul discorso pubblico della scienza curato dal collettivo eXtemporanea – con una serie di laboratori realizzati in collaborazione con AUGMan e l’associazione Himby, ma anche al centro delle lavagne in piazza Mantegna, tenute da Giovanni Baccolo, Enzo Marinari, Angela Balzano, Ilaria Santoemma ed Elisa Bosisio. Il tema del mutamento attraversa come un filo rosso gli altri incontri dedicati alle scienze e alla tecnologia, come quelli con il padre del microprocessore Federico Faggin e con il filosofo Miguel Benasayag – su coscienza umana, singolarità biologica e scenari di vita artificiale –; quello con Maurizio Balistreri e Vera Tripodi sui risvolti etici, biologici e sociologici delle tecniche di riproduzione umana, o quello dedicato al nostro rapporto con le nuove intelligenze artificiali in cui il filosofo Maurizio Ferraris dialogherà con Giuseppe Anerdi e Paolo Dario, due grandi autorità nel campo della robotica.