Contro&abbasso
9 9 2016
Contro&abbasso

Musica e slogan, emozioni e tuffi nel passato. Un incontro ravvicinato tra chi eravamo e chi siamo

Un percorso interessante, quello degli slogan politici. Mi correggo, degli slogan pubblicitari succedanei di quelli politici. Ne abbiamo visti di tutti i colori: partendo dalle manifestazioni studentesche del 2008 a Roma abbiamo poi riavvolto il nastro fino al 1848, dove la parola “abbasso” ha fatto la sua comparsa.

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"No alle bistecche, sì ai sacrifici, siamo degli artisti, mangiamo le vernici!" uno degli slogan in rima di protesta, mentre altri non c’entrano assolutamente nulla con la politica o la società ma con l’uso della grammatica scorretta, perché si, esistevano anche movimenti per far sentire in colpa gli sgrammaticati. E’ stato però un giornale di Milano a pubblicare per primo la parola “abbasso”, come “abbasso l’Austria, viva Verdi!” dove quest’ultimo è stato trasformato in un simpatico acronimo “Vittorio Emanuele Re D’Italia”. Significati divertenti nascosti nelle sigle, questi non sono gli unici. Da Mazzini a Mussolini, nessuno si è lasciato sfuggire l’occasione di creare nuovi motti o incoraggiamenti, come “Eia, Eia, Alalà” sostitutivo di “Hip, Hip, Urrà” oppure il famoso “se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se muoio vendicatemi”. Ma per questa hanno dovuto mostrare una foto, altrimenti nessuno ci avrebbe creduto: oggi la frase Mussoliniana è stata adattata meglio ai nostri tempi, e ironicamente continua “Se avanzo, surgelatemi”.

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Le corde dei contrabbassi di Raffaello Pareti e Ferruccio Spinetti vengono pian piano pizzicate, e ci regalano un sottofondo sonoro unico e leggero che ci fa sorridere ancora di più mentre ci rendiamo conto dei paradossi di certi slogan del passato raccontati da Giuseppe Antonelli. Si passa poi al voto elettorale degli anni ’60 e 70’, ai movimenti femministi che citano “tremate, tremate le streghe son tornate” e poi, tutt’a un tratto, ci si rende conto che nessuno usa più la parola “abbasso”. E’ scomparsa, passata di moda. Man mano che ci avviciniamo al Duemila, il definitivo NO invade la pubblicità e, per farla semplice, è accompagnato solo da sostantivo: “No martini, no party” che «suona melodico come “Io Tarzan,tu Jane”», commenta Antonelli. Combinare parole e musica è sempre un’ottima trovata, le emozioni che si provano in quei momenti sono sempre le migliori.

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