Cos'è la dolcezza? Non lo sa il miele
7 9 2018
Cos'è la dolcezza? Non lo sa il miele

Il poeta Géza Szőcs raccontato da Tomaso Kemeny

Prosegue la ricerca sul linguaggio e la scrittura drammaturgica avviata negli ultimi anni al Festival per ritrovare l'intimo e originario nesso tra teatro, poesia e letteratura.


«Alla musica mancano solo le parole. A me manca solo la musica».

Esordisce così Tomaso Kemeny, quando prende il microfono. Due ragazzi del Conservatorio L. Campiani, che ospita l’evento, hanno appena suonato, al violino e all’arpa, pezzi di Donizetti e Rossini.

Ma non è di sé che Tomaso Kemeny parlerà, anche se, in qualche modo, lo fa. È grazie a lui infatti se le poesie di Géza Szocs sono giunte in Italia. In un contesto editoriale spesso ostile alla poesia come quello italiano, Kemeny ha da poco fondato, per Jaca Book, la collana Cantos, dedicata alla poesia internazionale del secolo scorso e contemporanea.

(caricamento...)

Dopo l’irlandese Brendan Kennelly, è stata la volta dell’ungherese Géza Szocs, con la raccolta Né l’esistenza né la scala, che lo stesso Kemeny, ungherese di nascita, ha tradotto e curato.

Il curatore raccoglie i testi e li mette insieme, li ordina: così Kemeny mette insieme i diversi aspetti del personaggio di Géza Szocs, le sue molteplici identità. Oltre a essere poeta, traduttore, saggista e giornalista, Szocs è infatti una figura di rilievo nel panorama politico ungherese. Nato nel 1953 in Transilvania – particolarissima enclave della Romania dove i rumeni convivono con minoranze tedesche e ungheresi, crogiolo di culture diverse – la sua carriera letteraria è stata ostacolata dalla Securitate per attività clandestine in favore della minoranza ungherese e dei diritti umani. Dal 1986 al 1990 è stato esiliato in Svizzera per le sue posizioni contro il governo Ceausescu e da allora si occupa attivamente di politica: è stato tra i fondatori dell’Unione Democratica della Minoranza Ungherese in Transilvania e Segretario di Stato della Cultura nel 2010-2011 sotto Orbán. Lo chiamano “il duellante transilvano”; lui, invece, si definisce un “giannizzero”.

«Sono un giannizzero nato in Transilvania, / in via della Repubblica.»

Duellante, giannizzero: sempre un combattente, insomma. Ma non può Szocs fare un autoritratto: «la lampada non vede il proprio splendore», dice Kemeny; frase che suona come un verso di Szocs: «Che cos’è la dolcezza / non lo sa il miele» – anche se lui vuole dire un’altra cosa, ovvero che ciò che è, è e basta, senza tante spiegazioni. È questo il principale messaggio delle sue poesie, come si legge in Né l’esistenza né la scala, la poesia che apre e dà il titolo alla raccolta.

«Bach non ha bisogno di un ascoltatore. / Al tempo non serve una pendola. / Bach non ha bisogno di pubblico / né l'ente assoluto di esistere… A che serve una scala all’uccello. / Bach non ha bisogno di ascoltatori / né l'amore di dichiarazione, di corpo, di diletto, di sesso, di guscio, di nozze.»

L’amore quindi esiste senza che se ne debba dare prova: così la bellezza (e qui Kemeny, notoriamente un difensore del Bello, è senz’altro d’accordo), così Dio. L’amore è trascendenza, aggiunge Kemeny, proprio come Dio. Quando diciamo “Ti amo” sottintendiamo “per sempre”, eppure il “sempre” va al di là dell’umano. Per questo l’amore uccide e dobbiamo accettarlo, così come dobbiamo accettare il tradimento. Tutti tradiscono, ha tradito anche Pietro (ce lo ricordano i calvinisti, col galletto in cima alle loro chiese); ma per Szocs, che è un pessimista «come quell’ebreo che poi è diventato miliardario a New York», scherza Kemeny, tradire è umano, la vita è irrazionale, oltre che intuitiva, e il perdono ci è già stato accordato. La libertà e la redenzione quindi, in senso religioso ma anche politico, sono sempre possibili.

Il riferimento al tradimento non è casuale: la raccolta si apre infatti con il dramma in versi Via Crucis, un ironico e surreale spaccato della Passione di Cristo. Un continuo contrappunto tra toni celebrativi e insolenza postmoderna. C’è una folla chiassosa: Giuda che conta i denari, Lazzaro che dice che è malato e non fa nulla per salvare Gesù, un venditore ambulante di crocifissi a metà prezzo; ci sono irruzioni di personaggi biblici come Giona e artisti come Paul Klee; c’è un Satana sconfitto: anche se l’importante, dice Szocs, non è vincere, ma credere, che è anche la cosa più difficile.

Seguono, nella raccolta, poesie sparse sull’impegno politico, sul romantico sogno d’amore, sulla malinconia e la difficoltà della scelta: temi trattati sempre con ironia e toni surrealisti. Szocs non li ha conosciuti, i surrealisti, ma Kemeny sì e garantisce che il cuore di Géza batte all’unisono con il loro.

Va ricordato che Géza Szocs, nella veste di Presidente del Pen Club ungherese, ha istituito il Gran Premio Internazionale «Janus Pannonius», considerato il "Nobel per la poesia": a lui dobbiamo quindi ciò che è un grande incoraggiamento alla poesia di tutto il mondo. A questo proposito Kemeny ricorda che c’è uno stretto legame tra Italia e Ungheria, tra il paese della bellezza e gli “allegri barbari”: Pannonius ha studiato a Padova, dove si trova oggi una sua statua, e ci sono molte poesie ungheresi sul Risorgimento italiano.

Chiudono l’incontro le domande dal pubblico, curioso di conoscere il pensiero di Géza sull’Ungheria e la Transilvania di oggi. Sulla prima Szocs dice che è un paese contradditorio, a metà tra Nord e Sud, Oriente e Occidente, passato tragico e futuro di speranza. Se gli ungheresi leggono meno poesia di un tempo è perché la poesia prima era l’unica cosa a non essere malata di repressione (la poesia va bene quando tutto va male, il che non si sa se sia una consolazione o meno), ma con la libertà si consumano altre cose. La Transilvania invece è stato il primo paese a dare la libertà di culto al proprio popolo: un esempio per il futuro? Sì, ma è anche il paese di Dracula.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 11 “E’ Bal” - Evento 16 “Homo ridens lab” - Evento 31 “Un giorno” - Evento 39 “Ipocrita, mio simile, fratello” - Evento 53 “Debra Libanos: il passato per le armi” - Evento 87 “La poesia che alle altre non somiglia” - Evento 116 “Tra il dire e lo scrivere” - Evento 127 “Quando veniva la poesia, si fermava tutto” - Evento 144 “Come nasce una poesia” - Evento 147 “Sulle tracce della realtà” - Evento 168 “Amori poetici” - Evento 173 “Dicono che vi sia una parola” - Evento 174 “Crikecrak”.

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